I 3 Terroristi di Niccolò #Ciatti devono essere incriminati per
crimini di guerra.
A #Barcellona si muore così. pic.twitter.com/OtqOdWCpCf
— Saladino--,-- {(@?2 (@ReSaladino1945) August 17, 2017
1 - UCCISE CIATTI, CHIESTI 24 ANNI PER IL CECENO
Antonella Mollica per il “Corriere della Sera”
il padre della vittima urla contro i ceceni
«Ho visto quel ragazzo sferrare un calcio violento alla testa di Niccolò, come se colpisse un pallone di calcio». Inizia così, in un'aula del tribunale di Girona, in Spagna, il racconto drammatico della notte in cui ha perso la vita Niccolò Ciatti, il fiorentino di 22 anni, ucciso in una discoteca di Lloret de Mar nell'agosto 2017.
È la prima udienza del processo che i familiari hanno aspettato per quasi cinque anni. E quando all'ingresso del tribunale vedono arrivare i due ceceni imputati per omicidio, il papà Luigi, la mamma Cinzia e la sorella Sara non riescono a trattenere la rabbia.
raol bissoultanov con la madre in aula al processo in spagna
«Assassini, avete ucciso nostro figlio, aveva solo 22 anni». È la prima volta che vedono in faccia Rassoul Bissoultanov, il giovane di 28 anni che ha ucciso Niccolò con un calcio sferrato alla testa ai bordi di una pista da ballo. L'altro imputato, complice dell'aggressione, è Movstar Magomedov e ha 26 anni.
Sono entrambi lottatori residenti a Strasburgo. All'appuntamento con la giustizia spagnola si presentano accompagnati dalle mamme. «Dio vi punirà per quello che avete fatto» urla Cinzia prima di scoppiare in lacrime davanti agli agenti del Mossos de Esquadra intervenuti a riportare la calma.
L'udienza parte con le richieste dell'accusa: «È stato un omicidio volontario - dice il pm Victor Pillado - Bissoultanov sapeva che sferrando quel calcio poteva uccidere. E Niccolò non ha potuto difendersi».
Per questo, conclude il pm, merita una condanna a 24 anni più 9 anni in libertà vigilata. Le responsabilità, invece, dell'altro imputato, si definiranno nel dibattimento (come prevede la giustizia spagnola): ma secondo la Procura non ce ne sono.
Sullo schermo davanti ai giudici popolari scorrono le immagini di quell'aggressione senza un perché. I due imputati ascoltano impassibili le testimonianze degli amici che erano in vacanza con Niccolò.
Era l'ultimo giorno prima della partenza, erano stati a cena in un fast food, avevano bevuto un bicchiere di vodka e aranciata, due shottini in un pub, e poi erano andati alla discoteca St Trop, tra le più note della zona.
Intorno all'1.30 la tragedia: «I ceceni erano furie scatenate», raccontano i ragazzi in aula. Prima Bissoultanov colpisce Niccolò con un pugno al viso, lo fa cadere per terra, poi gli sferra il calcio al capo.
«Ho ancora nella testa il rumore di quel colpo violento - racconta Filippo - sono riuscito a sentirlo nonostante la musica alta». Niccolò perde sangue da un orecchio, non risponde più. Lo porteranno fuori dalla discoteca e poi all'ospedale di Girona.
«Avevamo paura di quei ragazzi che erano più grossi di noi, quando ci hanno aggrediti. Non c'era stato alcun problema, hanno fatto tutto loro. Per noi quella sera era l'ultima prima di tornare a casa, siamo andati lì perché ci avevano detto che erano tutti italiani e che la festa era stata organizzata da italiani. Non avremmo mai immaginato quello che è poi accaduto».
2 - «SI FINGEVANO SCOLARETTI, GLI HO URLATO CHE SONO ASSASSINI. TEMO CHE RESTINO IMPUNITI»
Marco Gasperetti per il “Corriere della Sera”
Da cinque lunghissimi anni papà Luigi Ciatti aspettava questo momento. Voleva guardarli negli occhi quei due ceceni accusati di aver ucciso suo figlio Niccolò. Ieri mattina, poco prima le 9.30 è accaduto ed è stata un'esperienza drammatica.
«Li ho visti arrivare come scolaretti accompagnati dalle loro mamme - racconta Luigi Ciatti -. È stato uno spettacolo indecente. Ho gridato loro che erano solo assassini anche se camuffati da bravi ragazzi. E che era inutile che stessero attenti a non mostrare muscoli, tatuaggi e la loro forza vigliacca. Gli ho detto che avevano ucciso un ragazzo buono, indifeso, stordito e in ginocchio, come un condannato a morte innocente».
Le hanno risposto, signor Ciatti?
«Hanno guardato me, mia figlia, mia moglie sconvolta dal dolore, poi hanno abbassato la testa. Sembravano le ombre dei picchiatori che erano e sono. Abbiamo gridato ancora che erano degli assassini. Mi sono avvicinato, mi hanno fermato. È arrivata anche la polizia spagnola, ci ha tenuto lontani».
rassoul bissoultanov foto la nazione
Le hanno chiesto perdono i due imputati?
«Figuriamoci. Hanno soltanto pensato a recitare la parte che qualcuno gli ha imposto, quella vergognosa dei falsi innocenti».
rassoul bissoultanov foto la nazione
Si è aperto un processo, devono essere ancora giudicati. Sono colpevoli a priori?
«Il processo in questa tragica vicenda dovrebbe servire solo a stabilire la pena. C'è un video che oltre ogni ragionevole dubbio racconta l'omicidio di mio figlio. Sequenze terribili e strazianti che ho visto e rivisto. È stato un agguato premeditato, un'azione coordinata, violenta e spietata.
rassoul bissoultanov foto la nazione 2
C'è anche il colpo di grazia, la pedata che ha spento la luce nella mente di Niccolò. In Italia sarebbero già stati condannati all'ergastolo. Qui in Spagna, cinque anni dopo, sono ancora liberi di muoversi dove vogliono mentre mio figlio è chiuso per sempre sotto una lastra tombale».
L'accusa ha chiesto 24 anni di carcere per il principale accusato e nessuna pena per il complice. Richieste giuste?
«Ripeto, in Italia i due imputati sarebbero stati condannati al carcere a vita. Temo che in qualche modo riescano a farla franca».
Perché?
«Racconteranno che è stato un incidente. Proveranno a confondere le idee alla corte. Ma se in Spagna la giustizia non è un ectoplasma questo processo non può che finire con una parola: condanna».
Rasul Bisultanov - La morte di Niccolo Ciatti
Ora sarete ascoltati come testimoni. Che cosa pensate di dire?
«Diremo ai giudici popolari e togati chi era nella vita Niccolò. Racconteremo la storia di un ragazzo straordinario, che amava la gente, il lavoro, la famiglia e risparmiava per mettere su casa. Pregheremo la corte di non ascoltare le sirene di chi lo ha ucciso. Non può esserci impunità o comprensione per chi ha commesso un delitto così terribile».
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