Mar. Cor. per “la Stampa”
È una guerriglia tra lo Stato e chi da anni lo sostituisce nelle campagne foggiane, tra San Severo e Rignano Garganico, dove ieri sono state abbattute le ultime baracche del Gran Ghetto, simbolo e inno all' illegalità e nella notte sono stati sparati dei colpi a pattuglie della polizia del Reparto Prevenzione Crimine, da alcuni giorni in città per un controllo rafforzato del territorio, in seguito a numerosi episodi di criminalità verificatisi negli ultimi tempi.
A San Severo, in piazza della Costituzione, davanti a un albergo, nei pressi della stazione, due colpi squarciano il silenzio della notte. Sembra più di un avvertimento, una dichiarazione di guerra di criminali (organizzati), una risposta alla chiusura del Gran Ghetto, il crocevia del business che da queste parti si alimenta sfruttando i braccianti, di spaccio di droga e di prostituzione.
GRAN GHETTO DI RIGNANO GARGANICO
«È un attacco alle istituzioni di una gravità inaudita. C'è una parte della popolazione che sfida le istituzioni», chiarisce il sindaco di San Severo, Francesco Miglio che negli ultimi giorni dopo l'incremento di episodi criminali in città, ha fatto uno sciopero della fame per chiedere l'intervento del governo, incontrando il ministro dell'Interno Minniti e ottenendo l'invio un primo nucleo di forze dell'ordine impegnate sul territorio: 90 unità delle forze di polizia per esigenze di ordine pubblico e, per il controllo del territorio, oltre a 5 equipaggi dei reparti prevenzione crimine della polizia e delle compagnie di intervento operativo dei carabinieri.
GRAN GHETTO DI RIGNANO GARGANICO
Anche oggi c'è stata una forte tensione con i caporali che premono sugli ex residenti del Gran Ghetto, i loro schiavi, perché non accettino aiuto dallo Stato e rifiutino gli alloggi alternativi che vengono offerti, come "Casa Sankara", un'associazione con tenuta agricola che da anni si batte contro il sistema del caporalato.
O l'ex Arena di San Severo, predisposta dal Comune. Circa un centinaio sono ancora accampati nei pressi della zona, tra loro molte donne che nel Ghetto cucinavano o si prostituivano. Molti degli sfollati, circa 350, hanno accettato, seppur di malavoglia, le nuove sistemazioni in attesa di un nuovo «Gran Ghetto» dove replicare la loro vita sotto traccia.
GRAN GHETTO DI RIGNANO GARGANICO
Dalla prefettura sottolineano che i migranti, contrari a lasciare il ghetto per il timore di perdere il contatto con i loro fornitori di lavoro che in molti casi sono i caporali, «alla fine hanno compreso che nelle strutture dove sono stati accolti vivranno in una condizione molto più confortevole». Ma non è facile resistere alle pressioni e ai ricatti dei "padroni", di chi finora è stato arbitro della sopravvivenza. «Il ghetto - commentano le fonti della prefettura - è stato sottratto al caporalato» ma l' attività di «contrasto a questo fenomeno continuerà ad ampio raggio, monitorando anche le aziende agricole».
GRAN GHETTO DI RIGNANO GARGANICO
«A "Casa Sankara" ci sono al momento 175 persone che presto diventeranno 180 perché ci sono ancora cinque posti disponibili», affermano i rappresentanti della Rete Campagne in lotta e del Comitato lavoratori delle campagne . Per «poterle ospitare tutte - spiegano - è stata allestita una piccola tendopoli in cui vivono almeno 80-90 persone». Inoltre, aggiungono, «anche qui i lavoratori sarebbero raggiunti dai caporali: ieri sera eravamo davanti alla struttura - dicono - e abbiamo visto un camion scaricare migranti così come avveniva al gran ghetto».
Nell' ex Arena, invece, ci sarebbe un «centinaio di persone: dormono in 8-10 per stanza, i pasti sono freddi e non c' è acqua calda». Secondo i rappresentanti dei lavoratori delle campagne, nella provincia di Foggia ci sarebbero al momento «11 ghetti in cui vivono 6-7mila persone: solo in quello di Rignano d' estate ce n' erano circa tremila». Dal Viminale fanno sapere: «L'attenzione da parte dello Stato è alta nei confronti di un territorio dove la criminalità organizzata cerca di alzare la testa. Non daremo tregua fino a quando non saranno individuati e assicurati alla giustizia gli autori degli spari indirizzati agli automezzi delle Forze dell' ordine».