Franca Giansoldati per “il Messaggero”
I COLPI DI TOSSE DI PAPA BERGOGLIO
Papa Francesco colpito dal raffreddore si sarebbe sottoposto per precauzione al tampone risultando ovviamente negativo. «E' solo una lieve indisposizione». Il Vaticano ai tempi del coronavirus appare desolatamente vuoto e persino un po' orfano delle folle compatte di turisti abitualmente presi d'assalto dai salta-file e dai venditori di paccottiglia già all'inizio di via della Conciliazione.
In questi giorni il piccolo stato pontificio misura gli spazi ormai sgombri dalle comitive di fedeli in attesa per poter entrare in basilica o ai musei. All'Angelus di domenica in piazza ad ascoltare il Papa che ogni tanto si interrompeva per tossire non c'era che un centinaio di persone.
IL TRACOLLO
Una sorta di record negativo. Ma ad avere subìto il tracollo maggiore sono i Musei Vaticani che stanno facendo i conti con un calo stimato del 60% delle presenze. Una pesante ripercussione (anche economica). Le guide, i custodi e il personale interno in questi giorni avevano sollevato a più riprese il tema della loro sicurezza, poiché gli spazi interni museali del Palazzo Apostolico e delle sale espositive essendo assai limitati difficilmente potevano consentire il rispetto di quei limiti prudenziali sulla distanza di un metro tra un visitatore e l'altro.
Ieri però, finalmente, è stata firmata una direttiva in cui viene chiesto al personale di fare fronte a questa complicata emergenza collettiva con spirito costruttivo e che presto verranno definite anche misure di protezione per chi è a stretto contatto con il pubblico. Prevedibilmente verranno distribuite mascherine e guanti.
Al momento però i consigli pratici finora diffusi sono limitati e riguardano il lavarsi bene le mani («Per almeno 20 secondi e con estrema attenzione»), evitare lo stretto contatto con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute, mantenere almeno un metro di distanza dalle altre persone, non toccarsi mani, occhi e bocca, ed evitare di starnutire senza proteggersi, usando la mascherina solo se si sospetta di essere malati.
benedetto xvi ratzinger e georg gaenswein -1
Sempre ieri è stato annunciato il primo caso interno di quarantena. Non si tratta tanto di un contagio quanto di prevenzione. Un dipendente entrato in contatto con un malato - un sacerdote francese attualmente ricoverato agli infettivi in un ospedale parigino (anche se la diocesi nel frattempo ha fatto sapere che sta benone) - ha costretto il Vaticano a prendere immediate misure. L'isolamento del dipendente durerà almeno una settimana, è prevista la disinfezione dell'ufficio, la raccolta di informazioni per ricostruire gli spostamenti.
LA PRUDENZA
Un protocollo di prudenza. Il timore che il virus possa entrare e contagiare gli abitanti del piccolo stato si fa ogni giorno più evidente, anche perché l'età anagrafica media è piuttosto alta. A cominciare dal novantenne Papa Emerito: al monastero Mater Ecclesiae le visite a Ratzinger vengono filtrate con enorme cautela e i controlli si sono intensificati. Quando mercoledì sera Papa Francesco ha fatto ritorno a Santa Marta dopo una intera giornata trascorsa al vento di tramontana in piazza san Pietro e alla processione all'Aventino, ha cominciato ad accusare i classici sintomi del raffreddamento.
Tosse, qualche linea di febbre, mal di gola, brividi. I suoi medici sono immediatamente intervenuti per i controlli del caso. Naturalmente gli è pure stato fatto il tampone per vedere se fosse coronavirus ma l'esito è stato fortunatamente negativo, così il Papa ha continuato la sua attività alleggerendola di parecchio, lasciandosi solo gli incontri mattutini a Santa Marta. Ha dovuto però rinunciare anche alla settimana ad Ariccia, alla casa del Divin Maestro, dove per sette giorni tutta la curia è in ritiro spirituale. Un edificio molto grande e piuttosto freddo che forse non gli avrebbe giovato per una buona ripresa.