Da www.ansa.it
"Per quanto riguarda l'Italia, questa settimana supereremo 1,5 milioni di dosi consegnate e abbiamo l'obiettivo di superare i 5 milioni di dosi per la fine di marzo". Lo afferma l'azienda AstraZeneca in merito alla notizia di un taglio della metà delle dosi di vaccino anti-Covid previste per l'Ue nel secondo trimestre 2021.
'Non siamo ancora in grado di fornire previsioni dettagliate per il secondo trimestre - spiega l'azienda- In ogni caso AstraZeneca conferma che lavora con l'obiettivo di essere in linea con quanto indicato nel contratto" e "con l'obiettivo di consegnare all'Italia più di 20 milioni di dosi".
"Le date di consegna, la frequenza e il volume possono subire alterazioni dovute ai processi di produzione e alle tempistiche dei processi di controllo qualità" afferma inoltre AstraZeneca. "Così come annunciato la settimana scorsa - precisa l'azienda in una nota - stiamo continuamente aggiornando il nostro programma di consegna e informando la Commissione europea e il commissario Arcuri su base settimanale dei nostri piani per portare più dosi di vaccino in Europa nel più breve tempo possibile".
"Per rispondere alla maggior richiesta di dosi di vaccino abbiamo in programma di produrre 2 mld di dosi nel 2021, oltre il 50% della produzione prevista di 1,3 mld di dosi. Gli interventi previsti per aumentare le nostre capacità produttive sono a buon punto". Lo apprende l'ANSA dalla casa farmaceutica Pfizer che spiega: "Stiamo facendo progressi sulle iniziative chiave: modifica dei processi di produzione nell'impianto a Puurs, completata con successo; il sito produttivo di BioNTech ha ricevuto la licenza di produzione e inizieremo la produzione per la convalida di EMA a febbraio, secondo i piani precedentemente annunciati".
coronavirus vaccinazioni a fiumicino
Marco Bresolin per "La Stampa"
Dopo aver tagliato le consegne nel primo trimestre di quest'anno, AstraZeneca non rispetterà il contratto firmato con i Paesi Ue nemmeno nel prossimo: tra aprile e giugno i governi si aspettavano 180 milioni di dosi, ma ne arriveranno soltanto 90 milioni. Per l'Italia si tratta di un taglio di oltre 10 milioni di dosi, il che corrisponde a 5 milioni di persone che dovranno attendere almeno tre mesi in più per avere il vaccino anti-Covid.
Il governo sarebbe già stato informato di questo taglio nei giorni scorsi, tanto che la tabella pubblicata sul sito del ministero della Salute è stata modificata: i 22 milioni di vaccini attesi nel secondo trimestre sono diventati poco più di 10 milioni. Verranno recuperati, se tutto andrà bene, tra luglio e settembre, quando l'Italia dovrebbe ricevere 24,7 milioni di dosi (rispetto ai 13,9 milioni previsti dal piano precedente).
Saranno somministrate anche ai cittadini con un'età compresa tra i 56 e i 65 anni (vale a dire tutti i maggiorenni nati dal 1956 in poi), come confermato ieri da una circolare ministeriale.
Il dimezzamento delle dosi riguarda tutti i governi Ue, che in questi giorni stanno rivedendo i loro piani di vaccinazione. Secondo la Commissione europea, il recupero delle consegne entro settembre dovrebbe comunque garantire l'obiettivo di vaccinare il 70% della popolazione adulta entro la fine dell'estate.
Ma con il nuovo calendario ci sarà un calo significativo nel primo semestre. E in ogni caso l'azienda non rispetterà per la seconda volta gli impegni: entro giugno sarebbero dovute arrivare 300 milioni di dosi, invece ne arriveranno soltanto 130 milioni.
La Commissione si era già duramente scontrata con la società anglo-svedese in occasione del primo taglio. A gennaio AstraZeneca aveva informato i governi di non essere in grado di consegnare le dosi previste nel primo trimestre: gli 80 milioni concordati (già ridotti rispetto all'accordo iniziale di 120 milioni) erano diventati 40 milioni. E la casa farmaceutica non era stata in grado di fornire alcuna garanzia sulle consegne del secondo trimestre.
Ora il quadro sembra essere un po' più chiaro: secondo fonti Ue citate dall'agenzia Reuters, la cifra ufficiale dovrebbe essere quella dei 90 milioni. Esattamente la metà rispetto a quanto pattuito nel contratto.
A gennaio l'azienda aveva giustificato i ritardi con alcuni problemi di produzione riscontrati nel sito belga di Seneffe (che ora sarebbero stati risolti) e l'Ue aveva chiesto di ricevere i vaccini prodotti negli stabilimenti del Regno Unito, come previsto dall'articolo 5.4 del contratto.
Ma l'amministratore delegato Pascal Soriot si era rifiutato, dicendo che Londra avrebbe una sorta di priorità per aver firmato l'accordo prima dell'Ue. E aveva aggiunto che, in ogni caso, l'intesa prevede che AstraZeneca faccia «il massimo sforzo» per consegnare le dosi in tempo, ma senza vincoli quantitativi. Nei giorni scorsi è stato pubblicato anche il contratto firmato con il Regno Unito, dove compare la stessa clausola sul «massimo sforzo». Eppure agli inglesi viene data la priorità, mentre l'Ue è costretta ad attendere.
Dall'azienda non confermano né smentiscono il nuovo taglio, ma ammettono: «Stiamo continuamente rivedendo il nostro programma di consegne e stiamo informando settimanalmente la Commissione sui nostri piani». L'esecutivo Ue conferma che «le discussioni sono in corso» e spera di «ricevere una proposta migliorativa».
uffici di astrazeneca a bruxelles
Il problema delle forniture di vaccini sarà al centro del Consiglio europeo che si riunisce domani in videoconferenza, il primo di Mario Draghi nelle vesti di premier italiano. Ieri il capo del governo ha partecipato a una mini-videocall con Charles Michel, Ursula von der Leyen, Angela Merkel, il premier portoghese Antonio Costa e il greco Kyriakos Mitsotakis.
Un formato che viene definito «casuale» da fonti Ue, visto che Michel è solito contattare tutti i leader in piccoli gruppi prima dei vertici. «Dobbiamo accelerare le vaccinazioni in tutta l'Ue - ha scritto il presidente del Consiglio europeo ai 27 -. Bisogna velocizzare il processo di autorizzazione dei vaccini, la loro produzione e consegna». Serve dunque che «le aziende farmaceutiche rispettino i loro impegni».
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