1. AUDI GIALLA: ABBANDONATA E BRUCIATA NEL TREVIGIANO
È stata bruciata nella notte nel trevigiano l’Audi gialla al centro di una imponente caccia, da giorni, da parte delle forze dell’ordine. I tre malviventi che la usavano, sentendosi braccati, hanno incendiato la vettura in aperta campagna, vicino a un torrente, tra i comuni di One’ di Fonte ed Asolo. Le fiamme hanno allarmato alcuni cittadini che hanno chiamato i vigili del fuoco.
Il ritrovamento
Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri che hanno constatato che si trattava dell’Audi Gialla rubata a Milano lo scorso dicembre e con la quale tre banditi si sono resi protagonisti di rocambolesche fughe, sul filo dei 260 km/h e in contromano sul passante di Mestre. Dei malviventi, per il momento, non è stata trovata traccia.
Il ragazzo ricercato
Proprio lunedì, poche ore prima del ritrovamento dell’auto bruciata, un ragazzo albanese, ricercato dopo la diffusione di una foto dell’Audi ferma a un distributore di benzina, si è recato in questura a Torino per dichiararsi estraneo alla vicenda: il giovane, residente a Forlì, ha dichiarato che si trattava di una vecchia foto, risalente a un anno fa.
2. AUDI GIALLA, BRACCATI GLI ALBANESI «SBAGLIATI»
Nino Materi per “il Giornale”
Ecco, buttiamola sul ridere. Che forse è meglio. Da una settimana circola in rete (e quindi nelle redazioni di tutti i giornali d' Italia) la foto di tre albanesi, prontamente bollati come «quelli della banda dell' Audi gialla». L' inafferrabile RS4 che sfreccia a «260 km orari in contromano sul passante di Mestre», roba che neppure Holer Togni al culmine della carriera.
Il «selfie» dei tre presunti (molto presunti) banditi che «rapinano, sparano e terrorizzano il Nord est» finisce sui cruscotti di tutte le auto di polizia e carabinieri e perfino sul «parabrezza» degli elicotteri che dall' altro perlustrano la zona a caccia della «venturra fantasma», più imprendibile della Jaguar nera di Diabolik.
Oggi, dopo tanto indefesso impegno, si scopre che i tre albanesi non c' entrano niente con la supercar color canarino. Uno dei tre stranieri che si è riconosciuto nell' immagine pubblicata da siti e giornali ieri si è «costituito» alla questura di Torino, facendo - umilmente - presente che lui, al massimo, viaggia a scrocco sugli autobus e che un bolide come l' Audi RS4 non l' ha mai visto neppure sulla copertina di AutoSprint.
Il giudice, dopo aver verificato le sue dichiarazione, ha disposto nei suoi confronti un decreto di espulsione: ma non per la storia delle scorribande criminali tra Venezia, Padova, Treviso e Vicenza, bensì per mancanza del permesso di soggiorno. Anche la polizia ha ora accertato che l' uomo non può avere responsabilità nelle rapine compiute in Veneto, in quanto «è sempre stato a Torino».
L' albanese, A.P., 32 anni, ha potuto provare che in questo periodo è sempre stato ospite di un cugino che ha un' officina meccanica e che, a differenza di lui, è in regola con i permessi. Il suo volto era stato associato dal «popolo dei social» a quello di uno dei ricercati per la vicenda dell' Audi gialla.
L' uomo, arrivato da Forlì, si è fatto accompagnare in questura da un avvocato torinese, minacciando (giustamente) anche di querelare quanti lo hanno «indebitamente associato a vicende criminali». Agli investigatori ha spiegato di conoscere anche le altre due persone immortalate con lui nella «foto dello scandalo»: due albanesi che, ha assicurato, oggi si trovano nel loro Paese (uno di loro sarebbe in carcere». Intanto anche ieri la riffa degli avvistamenti ha girato a mille.
Tutti la vedono, ma nessuno l' acchiappa. Chi? Ma ovviamente lei: la quattro ruote, ormai più famosa della macchina 313 di Paperino.
La Bat-mobile gialla ieri pare sia ricomparsa (fonte Il Gazzettino) «sfrecciando» - ovviamente - «ad altissima velocità» per via Schiavonia, la strada la strada che collega la strada Terraglio di Treviso con Casale sul Sile (Treviso): «È passata - giurano gli spettatori delle' ennesimo Gran Prix - quando il semaforo era ancora rosso e poi è scomparsa, ancora una volta, nel nulla».
L' ultima confermata segnalazione della vettura ricercata risaliva all' altro ieri mattina a Volpago del Montello (Treviso). Questa volta l' avvistamento, a dispetto delle decine di riconoscimenti tutti poi rivelatisi falsi, è stata ritenuto concreto dai carabinieri che hanno inviato nella zona numerose pattuglie. L' inseguimento continua. Ormai, sempre più tragicomica.
3. QUELLE AUTO IN BIANCO E NERO CHE HANNO INVESTITO LA STORIA
Pierluigi Bonora per “il Giornale”
Tante le automobili diventate protagoniste della cronaca nera negli anni, sia perché utilizzate da gang di rapinatori sanguinari sia perché testimoni di avvenimenti drammatici (il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, l' omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e della moglie Emanuela Setti Carraro) sia perché, come nell' arresto di Totò Riina, hanno rappresentato l' ultimo contatto reale del ricercato con la libertà.
Ebbene, in questi giorni le scorribande di una pericolosa banda di albanesi a bordo di una potente Audi Rs4 gialla (il modello in oggetto, non più in produzione, ha un prezzo di circa 80mila euro) sta riempiendo le cronache quotidiane.
E come era successo per la famosa Uno bianca che aveva seminato terrore e morte anni fa in Emilia Romagna, anche in questo caso è il colore della macchina al centro dell' attenzione. Dalla banda della Uno bianca a quella dell' Audi gialla, dunque.
Di anni ne sono passati parecchi: quelli della Uno bianca (in realtà il primo colpo fu consumato servendosi di una Fiat Regata grigia) agirono tra il 1987 e l' autunno del 1994 e commisero 103 azioni delittuose, con 24 morti e 102 feriti. Non a caso l' organizzazione criminale, composta da poliziotti, scelse una Fiat Uno.
All' epoca dei fatti, il modello andava per la maggiore, era piuttosto facile da rubare e di difficile identificazione data la sua forte diffusione.
Non è così, invece, per l' Audi Rs4 di un giallo vistoso, targata Canton Ticino, e ovviamente rubata, che grazie ai 450 cavalli del motore oltrepassa senza problemi i 250 chilometri orari. In Italia, a parte qualche Ferrari o Lamborghini, di macchine con quel colore, alla luce dei gusti, o non se ne vendono o, in caso positivo, la richiesta è contenuta in poche decine di unità.
Facile, quindi, riconoscerla e, probabilmente, proprio questa potrebbe essere l' intenzione dei tre delinquenti: colpire, fuggire, farsi riconoscere e prendersi gioco degli inseguitori.
È da vedere se la tattica funzionerà se il caso li porterà a incrociare una delle due super Lamborghini Huracán Lp610-4 (610 cavalli di potenza e oltre 300 orari di velocità) che la Casa del Toro, tempo fa, ha messo a disposizione della Polstrada.
Come sono lontani i tempi delle Giulietta e delle squadrate Alfa Romeo Giulia verdine con la scritta 113 Squadra Mobile sulla portiera, protagoniste di inseguimenti e sparatorie, riproposti in film come «Banditi a Milano» (la storia della banda Cavallero) e nei polizieschi in voga negli anni '70 con Maurizio Merli («Italia a mano armata») e Franco Nero («La polizia incrimina la legge assolve», titolo molto di attualità anche in questi anni), nel ruolo del commissario.
E chi non ricorda la banda belga del Brabante Vallone, solita a indossare tute mimetiche e coprirsi il volto con maschere di carnevale: tra il 1982 e il 1985, in 16 azioni terroristiche, persero la vita 28 persone. Tra le auto usate, non mancava mai la Volkswagen Golf.
Altri modelli ci portano ad avvenimenti drammatici: l' A112 beige del prefetto di Palermo, Dalla Chiesa, falciata dalle raffiche di mitra dei sicari di Cosa nostra. In via Carini, il 3 settembre 1982, trovò la morte anche la giovane moglie Emanuela. E ancora, la R4 rossa parcheggiata in via Caetani, a Roma, nel cui vano, nascosto da una coperta, le Br fecero trovare il corpo crivellato di colpi di Aldo Moro.
Emblematica è anche la Citroën Mehari verde smeraldo sulla quale trovò la morte, assassinato dalla camorra, il cronista napoletano Giancarlo Siani, 26 anni In tema di mafia, altra auto divenuta tristemente famosa è la Fiat 126 imbottita di tritolo fatta esplodere in via D' Amelio a Palermo, con l' uccisione del giudice Paolo Borsellino e della sia scorta.
Diversa, invece, la notorietà acquisita dall' anonima Citroën Zx sulla quale il capo dei capi, Riina, ha compiuto il suo «ultimo» viaggio da uomo libero. Chi ricordava i boss della mafia stile Little Italy, a bordo di eleganti berline scure, ha dovuto ricredersi.
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