Un tribunale in Myanmar ha condannato due giornalisti della Reuters a sette anni di detenzione per possesso illegale di documenti ufficiali. Wa Lone e Kyaw Soe Oo si sono dichiarati non colpevoli di aver violato la legge sui Secrets Act, reato punibile con una detenzione fino a 14 anni di carcere, e sostengono di essere stati incastrati dalla polizia.
I due giornalisti avevano denunciato lo scorso anno la brutale repressione in Myanmar contro i Rohingya a Rakhine, stato occidentale del paese. Gli investigatori delle Nazioni Unite per i diritti umani hanno detto che gli alti ufficiali militari del Myanmar dovrebbero essere accusati di genocidio per le violenze perpetrate durante la repressione.
"Oggi è un giorno triste per la Birmania, per (i cronisti) Wa Lone e Kyaw Soe e per l'informazione ovunque", ha dichiarato in una nota il direttore dell'agenzia Reuters, Stephen J. Adler, commentando la condanna a 7 anni di carcere per i suoi due giornalisti birmani. "Questi due ammirevoli giornalisti hanno già trascorso almeno nove mesi in carcere con false accuse, concepite per mettere a tacere la loro attività e intimidire la stampa. Senza alcuna prova che abbiano commesso reati e a fronte invece di prove schiaccianti di un complotto della polizia, la sentenza di oggi li condanna alla perdita continuata della libertà", ha aggiunto il direttore Adler.
I due giornalisti, condannati per possesso di documenti illegali, avevano denunciato lo scorso anno le violenze contro i Rohingya, la minoranza musulmana che vive in Birmania, 700 mila dei quali sono fuggiti nel Bangladesh a causa di persecuzioni di recente documentate anche in un rapporto dell'Onu. Alla lettura della sentenza la moglie di Kyaw Soe Oo è scoppiata a piangere in aula.
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