Micol Ronchi per www.mowmag.com
“Nel mulino che vorrei manca solo Sacha Grey”. Non ricordo quale delle mie brillanti amiche se ne sia uscita con questa perla, ma ricordo ancora che quando sentii questa frase per la prima volta, risi più del necessario e pensai: “Maestra”. Si, perché io personalmente l’industria del porno mainstream l’ho sempre apprezzata e al suo interno ho trovato grandi modelli didattici, come la Sacha internazionale, nostra Signora dei Blow job e ginnasta di livello sublime. Nonostante abbia passato più tempo su Yuoporn che sul sito ufficiale di Super quark, non mi sono mai soffermata a chiedermi se quello che stavo guardando fosse giusto, equo o se il punto di vista che stava venendo registrato fosse fatto anche per risultare eccitante a me, una donna.
In realtà no, al centro dei pensieri di chi confeziona questo tipo di film non ci siamo noi altre utero-dotate, ma i “falloadolescenti” che devono imparare a giostrasti tra le sottane di qualcuno senza risultare un emerito imbranato, cosa che poi ovviamente sembra, visto che il porno “tradizionale “ è fatto soprattutto di performance atletiche noiose e ripetitive, dove l’attore non ha una faccia e manco deve averla, visto che è messo lì perché chi sta guardando possa immedesimarsi nella sua “maschianza “.
Ma accanto al “porno facile e per uomini” esiste il porno etico. Ammetto che ignoravo cosa fosse fino a pochissimo tempo fa, ma se può interessare a qualcuno è molto eccitante e spiego perché: il maschio è sempre presente (dal mio punto di vista di donna banalmente etero è un elemento fondamentale per arrivare a concludere qualcosa) ma sollevato dal peso di essere il Superman del coito, il cacciatore del clito, il martello di Dio delle ovaie; le attrici più varie, meno patinate e finte, libere di poter esprimere la loro perversione come vogliono perché, udite udite, il gentil sesso oltre ad andare al cesso e ruttare come (a volte) un uomo apprezza anche il sesso in tutte le sue più svariate forme, incluse quelle dominanti, violente e sporche . Va bene essere emotive, ma non credo esistano molte donne che vogliano davvero essere prese e ribaltate con la stessa cura con cui si gira una frittata al tartufo in padella.
Il punto di vista di questa pornografia abbraccia un po’ tutti: lui, lei, l’altro. Il viso nel momento dell’orgasmo ha un valore e spesso è protagonista in quell’istante. Insomma, viaggia tra fantasia, desiderio, erotismo e va ad arpionare le voglie del bassoventre di tutti. Ma il discorso non è solo il seguente. Per questa corrente di pensiero al centro del dibattito ci sono anche le condizioni di lavoro degli attori, per i quali si chiede un’attenzione maggiore ai contratti, la possibilità di leggere prima le scene ed eventualmente rifiutarne alcune o poter manifestare delle perplessità senza rischiare di venire escluso dal progetto.
Etico sotto tutto i punti di vista, insomma. Tra le varie cose per cui si differenzia questa tipologia di prodotto, in generale parliamo di film esteticamente più curati, con una trama (si, pare che i porno abbiano una trama), di una qualità fotografica più alta e in generale non sono visibili gratuitamente, ma non lontani dai costi delle versioni premium delle piattaforme che siamo abituati a usare. Le più famose alternative a Pornhub sono: Four chambers (un progetto a metà tra il porno e l’artistico ), Pink Label, Bellessa (una sorta, a detta loro, di Netflix del porno).
A veder bene io questo tipo di racconto porno lo approvo: non perché non ami le bambolone patinate dei film di Rocco Siffredi, anzi (se devo sognare tanto vale farlo in grande, in ogni senso) ma perché, forse, grazie a questo tipo di film gli uomini potrebbero prendere in seria considerazione un’ipotesi durante il momento della fornicazione: “Ah già! C’è anche lei”. E si pensa: “Ce sto’ anch’io. E non mi chiamo Federica...”.
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