Viola Rita per www.repubblica.it
Corpo lungo e muscoloso, artigli sottili e prolungati. E' l'identikit di un nuovo dinosauro, il più recente megaraptor mai identificato. A scoprirlo, in Argentina, è stato un gruppo di ricerca coordinato da Fernando Novas del Museo di Scienze Naturali Bernardino Rivadavia.
Il team ha annunciato la scoperta in una nota sul sito del museo, ma la pubblicazione con le immagini del megaraptor non è ancora reperibile - un gap comprensibile visto che il lavoro, svolto nel marzo 2020, è appena stato diffuso.
LA SCOPERTA IN PATAGONIA
I megaraptor sono un genere di dinosauri carnivori vissuti in Sudamerica nel Cretaceo superiore – tra circa 100 e 65 milioni di anni fa – e scoperti per la prima volta nel 1997 proprio dallo scienziato argentino Novas, autore dello studio. Nel marzo 2020, in Patagonia, nel sud dell'Argentina, i paleontologi guidati da Novas hanno appena individuato un altro megaraptor.
La novità, in questo caso, sta nel fatto che i resti del dinosauro risalgono probabilmente a circa 70 milioni di anni fa e che sono i più recenti mai trovati finora: per questo si tratta dell'ultimo esemplare di megaraptor mai scoperto.
LE CARATTERISTICHE DEL NUOVO MEGARAPTOR
Come gli altri megaraptor, anche questo è più agile, sottile e muscoloso del Tyrannosaurus Rex. Inoltre ha una coda estesa, che serve a conferire equilibrio, e gli arti anteriori molto sviluppati, con il primo artiglio (ci sono tre artigli o dita) di entrambe le 'mani' piuttosto lungo, circa 35 centimetri, cui poi si deve aggiungere la lunghezza della parte cornea, cioè dell'unghia.
LE PREDE: PICCOLI DINOSAURI
"Nei megaraptor questa è una caratteristica comune e la 'mano' è di solito lunga anche il doppio dell'avambraccio", ha sottolineato Cristiano Dal Sasso, ricercatore e paleontologo presso il Museo di Storia Naturale di Milano, non coinvolto nella ricerca, ma che ormai da decenni si occupa dello studio dei dinosauri. "Per questo l'arto anteriore serve a predare, al contrario, ad esempio di quella dei tirannosauri, che non è funzionale". Questo artiglio, a forma di falce, favoriva la cattura delle prede, fra cui, scrivono gli autori argentini, c'erano probabilmente ornitopodi, dinosauri del gruppo degli ornitopodi, piccoli e agili, che però non sfuggivano ai veloci e nerboruti megaraptor.
Un elemento che invece distingue il nuovo esemplare dagli altri megaraptor già noti è la maggiore lunghezza del suo corpo, pari a circa 10 metri. "I megaraptor finora scoperti hanno mediamente dimensioni minori", spiega Dal Sasso, "e misurano intorno ai 6-7 metri di lunghezza".
I GRANDI PREDATORI DEL PASSATO
Ancora non c'è una pubblicazione e non abbiamo in mano le immagini dei resti studiati, ma questo studio, come racconta Dal Sasso, potrebbe aiutare a fare chiarezza sull'origine e sulla storia evolutiva dei megaraptor. "Attualmente le ipotesi principali sono tre", sottolinea l'esperto. "A mio avviso, la più probabile, sulla base dei dati ad oggi disponibili, è che i megaraptor appartengano agli allosauroidei e che siano il frutto dell'evoluzione degli allosauridi, un'ampia famiglia di dinosauri di cui il genere più noto è l'allosauro".
Le ragioni per sostenere quest'idea, prosegue l'esperto, riguardano le ampie dimensioni degli arti anteriori e il fatto che alcuni gruppi di questa famiglia mostrano già una mano con il primo dito più sviluppato e protratto degli altri due. "Questa è una prova – rimarca Dal Sasso – di una possibile tendenza evolutiva verso un artiglio sempre più lungo, che si manifesta pienamente nei megaraptor". Peraltro, un'altra somiglianza riguarda le dimensioni del corpo: anche gli allosauridi possono raggiungere 11-12 metri, una lunghezza che somiglia a quella del megaraptor appena scoperto, di 10 metri.
LE ALTRE IPOTESI SULLE ORIGINI
Ma c'è anche chi ritiene che i megaraptor derivino dagli spinosauridi, prosegue l'esperto, di cui l'ultimo esemplare noto è scomparso circa 100 milioni di anni fa. "L'idea – chiarisce Dal Sasso, che si è occupato di questi dinosauri in uno studio appena pubblicato su Nature – è che gli spinosauridi abbiano invece continuato ad evolversi per circa altri 30 milioni di anni, una fetta temporale piuttosto lunga".
L'EVOLUZIONE DEI MEGARAPTOR
Infine, l'ultima ipotesi prevede che i megaraptor derivino dai tirannosauridi, famiglia che include i tirannosauri. "Ma la testa dei tirannosauri è molto più grande e le zampe anteriori sono piuttosto corte se paragonate a quelle dei megaraptor e non funzionali alla caccia", specifica Dal Sasso. "Per cui si dovrebbe supporre che nei tirannosauridi una linea evolutiva separata abbia portato allo sviluppo di esemplari con avambracci e dita più lunghi e una testa più piccola. Ma questo è a mio avviso un percorso meno probabile rispetto all'idea che i megaraptor siano invece degli allosauroidi".
L'auspicio, conclude il paleontologo, è che il nuovo studio argentino possa aggiungere qualche tassello in più nella conoscenza dei megaraptor e magari possa aiutare a capire da quali dinosauri provengono.