Michelangelo Borrillo per "www.corriere.it"
Si potrà tornare a ballare. Forse. Il dubbio non è legato al recepimento da parte del governo del parere positivo del Comitato tecnico scientifico (che potrebbe arrivare dal Consiglio dei ministri di giovedì 7 ottobre) quanto dall’opportunità e convenienza — per i gestori — di riaprire le discoteche al 35% di capienza massima del locale (al chiuso, mentre all’aperto la percentuale si alza al 50%), con Green pass e senza obbligo di mascherina.
«Così non riapriremo»
Troppo poco per i gestori, che non esultano. Tutt’altro. «Le condizioni poste dal Cts per la riapertura delle discoteche — spiegano dalla Siae in una nota — la rendono di fatto impossibile e suonano surreali le dichiarazioni entusiaste sul “primo passo”, dato che nella sostanza non c’è nessun passo: i costi di gestione di un locale sono troppo ingenti per poter riaprire con gli introiti di un 35% di capienza. In alternativa, i gestori sarebbero obbligati a praticare prezzi inaccessibili ai più. Sarebbe stato più onesto dire “non ci sono le condizioni, non si può riaprire”, ma con i dati sulle vaccinazioni sarebbe stato difficile da motivare.
È riscontrabile sul sito del governo: l’84,23% della popolazione ha fatto almeno una dose di vaccino; il 79,47% ha completato il ciclo vaccinale». «È vero, l’importante è riaprire — spiega Maurizio Pasca, presidente del Silb, il sindacato dei gestori delle sale da ballo — ma così le condizioni non sono favorevoli perché incideranno sui costi. Mi auguro che in sede di Consiglio dei ministri si possano rivedere le percentuali sulla capienza nei prossimi giorni. Altrimenti in queste condizioni per molti sarà difficile riaprire».
Il Cts: «Attività ancora a rischio»
Dal suo canto, però, il Cts, motivando la riapertura delle discoteche al 35%, sottolinea come «tali attività si configurano tra quelle che presentano i rischi più elevati per la diffusione del virus». Per questo restano i punti fermi sulla registrazione obbligatoria degli utenti, che consenta un eventuale tracciamento: indispensabile dunque il Green pass valido.
La data della ripartenza sarà decisa dal governo (probabilmente nel Consiglio dei ministri di giovedì 7, ma tutto dipende dall’agenda del premier particolarmente fitta in questa settimana) e gli esperti ritengono che «se ne possa considerare l’apertura con una progressiva gradualità», garantendo una presenza, compreso il personale dipendente, pari al 35% della capienza massima al chiuso e al 50% all’aperto, ma anche con impianti di aereazione senza ricircolo d’aria e rispondenti a determinati requisiti, uso obbligatorio dei bicchieri monouso, garanzia della possibilità di frequente igienizzazione delle mani oltre che la pulizia e la sanificazione dei locali e utilizzo della mascherina chirurgica nei vari momenti ad eccezione del ballo, paragonabile alle attività fisiche al chiuso.
Il nodo concerti
Così le discoteche si ritrovano ancora nel limbo: potrebbero riaprire ma forse non riapriranno. «Lo stesso discorso — evidenziano ancora dalla Siae nella nota — vale per i concerti, che restano impossibili da organizzare. La petizione che Siae ha lanciato sulla piattaforma www.cultura100x100.it ha raccolto finora oltre 17 mila firme e chiede la riapertura a capienza totale e in sicurezza dei luoghi della cultura. Gli appelli di autori, artisti, organizzatori, lavoratori dello spettacolo e semplici cittadini restano inascoltati; il severo protocollo redatto per le associazioni di categoria da autorevoli scienziati non viene preso in considerazione.
Non vogliamo morire sani. Senza possibilità di lavorare l’industria della musica live rischia seriamente di scomparire, portando con sé la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro, soprattutto per i più giovani» spiegano dalla Siae. Ribadendo «per l’ennesima volta che l’industria della cultura è una delle più importanti del Paese, per valore, occupati e riconoscibilità all’estero. È tempo di farla ripartire a pieno regime, perché c’è il rischio di far morire un settore. Non ci sono figli di un Dio minore tra i lavoratori dello spettacolo».
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