Vittorio Sabadin per www.lastampa.it
La Corte d’Appello di New York dovrà pronunciarsi all’inizio del prossimo anno su un caso senza precedenti nella legislazione americana: dovrà dichiarare se un elefante è una persona. La vicenda riguarda Miss Happy, una elefantessa dello Zoo del Bronx, rimasta sola dopo che tutti i suoi compagni sono morti.
Le associazioni animaliste la vorrebbero liberare e collocare in un habitat più confortevole, nel quale possa restare in contatto con i propri simili. Ma lo zoo si oppone, dice che Happy ha tutto ciò che le serve, che le tagliano persino le unghie e le fanno il bagno una volta alla settimana.
Gli attivisti del Nonhuman Rights Project, che difendono i diritti degli esseri viventi non umani, hanno così dovuto ricorrere ai tribunali. Hanno procurato a Happy un avvocato, hanno perso in primo grado e ora hanno fatto ricorso alla Corte d’Appello, che ha accettato di dibattere la questione.
«Nessun caso come questo – ha scritto “The Atlantic” - ha mai raggiunto un tribunale così alto, in qualsiasi parte del mondo di lingua inglese. Non è affatto un caso frivolo. In un’epoca di estinzione di massa e catastrofe climatica, le domande che solleva sulla relazione tra esseri umani, animali e mondo naturale, riguardano il futuro della vita sulla Terra. Si tratta di questioni che molte leggi esistenti sono drammaticamente incapaci di affrontare».
Happy era stata catturata all’inizio degli Anni 70 nelle foreste della Thailandia, insieme ad altri sei cuccioli. Gli elefanti proteggono i loro piccoli, e la cattura di un cucciolo comporta quasi sempre l’uccisione della madre e dei maschi che accorrono in suo aiuto.
Caricati su un Boeing 747, gli elefantini sono arrivati prima in California e poi in Florida, nei pressi del parco di Disney World, appena aperto al pubblico. I guardiani hanno dato loro i nomi dei Sette Nani della favola di Biancaneve, uno dei quali si chiamava Happy, Gongolo nella versione italiana. Nel 1976 Happy è stata venduta allo Zoo del Bronx, il più vecchio d’America, essendo stato fondato nel 1899, ai tempi di Buffalo Bill.
Più vivace degli altri elefanti, Happy è stata addestrata a intrattenere i bambini, a sollevarsi su una sola zampa e ad eseguire giochini indossando collari a pois, nel perfetto stile Disney che fa goffamente comportare gli animali come se fossero esseri umani. Con il passare degli anni, i compagni di Happy sono morti, o sono stati abbattuti dopo avere contratto malattie, e oggi è rimasta sola, una condizione molto triste per ogni essere umano, ma anche per un elefante.
Il suo avvocato ha ora bisogno che il tribunale riconosca per la cliente l’habeas corpus, vale a dire il principio che tutela nel diritto anglosassone l’inviolabilità personale. Happy deve essere dichiarata una persona e come persona non potrà essere sottoposta a misure restrittive se non sarà accusata di qualcosa. Il concetto di persona nel diritto americano è molto ampio: lo è un individuo, ma lo può essere anche una società commerciale, una nave o un ambiente naturale. Perché allora non un elefante?
Gli elefanti sono eticamente migliori degli umani. Non sono altrettanto intelligenti, ma lo sono più di ogni altro animale tranne le scimmie e, forse, i delfini e le balene. Vivono in famiglie, proteggono i loro piccoli, piangono i loro morti, non mangiano altri animali e non li ingabbiano, non li isolano e non li torturano. Sanno distinguere il presente dal passato, sono in grado di pensare al futuro. Soffrono e comprendono la sofferenza, conoscono la compassione.
Nel 2015 Happy ha anche dimostrato di poter riconoscere se stessa in uno specchio, dando prova di possedere una auto-coscienza. Steven Wise, presidente del Nonhuman Rights Project è deciso ad andare fino in fondo. «È assurdo – ha detto - che la gente paghi 40 dollari per essere portata a vedere un essere costretto a un confinamento solitario».
Ma non si tratta solo di Happy: in discussione è il trattamento che viene riservato agli animali di ogni zoo, di ogni bosco e di ogni prateria, ognuno dei quali avrebbe il diritto di essere considerato una persona. La Corte d’Appello dovrà decidere qualcosa di molto importante: se possiamo ancora arrogarci il diritto di considerarci i padroni del mondo e dei suoi abitanti, e di farne impunemente quel che vogliamo.
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