Estratto dell'articolo di Cristiana Lauro per www.ilsole24ore.it
Verbosità inutili, metafore incomprensibili e complicazioni “terminologiche” nel mondo del vino sono problemi di cui parlare e occuparsi, dato che le parole - anche nel nostro settore - sono molto importanti. [...]
E così sull’onda del trend si determina il gusto e si scopiazzano molti stili. Valentini, Gravner e Lino Maga vantano numerosi tentativi di imitazione, per citare un noto claim di la Settimana Enigmistica. In pratica attraverso terminologie poco comprensibili ma dilaganti si orienta il gusto del consumatore, le scelte e quindi anche lo stile produttivo.
Quando si parla di vino (e non solo, aggiungo io a costo di apparire scontata) occorre esprimersi in modo chiaro, al fine di incuriosire, attrarre, avvicinare le persone. Lo dico pensando soprattutto alle nuove generazioni.
A questo proposito, tra le espressioni più in voga e dilaganti che vorrebbero spiegare l’esperienza sensoriale in un calice di vino troviamo: “bello teso”, “verticale”, “dritto”, “minerale”, “sapido” (o salino), “ha una bella acidità (la quale presa da sola fuori da un rapporto di equilibrio con alcol e frutto, tanto bella non è), “vino croccante” e via dicendo fino a cogliere metafore sfrenate, vere e proprie stravaganze. [...]
La comunicazione del vino dovrebbe essere molto più semplice. L’utilizzo di espressioni di moda sul filo della figura retorica rischia infatti di produrre due pessimi risultati.
Da una parte allontana, perché è evidentemente una divulgazione troppo tecnica per essere popolare; dall’altra induce un vocabolario diffuso soltanto tra una schiera di giovani sommelier e addetti ai lavori. Linguaggio utilizzato quasi come forma di slang per farsi capire da un circolo ristretto e viene ripetuto in maniera tantrica; una sorta di mantra, diciamo. [...]
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