Estratto dell'articolo di Alberto Simoni per “la Stampa”
joe biden arriva a hiroshima per il g7
Il presidente americano Joe Biden sbarca oggi a Hiroshima per il G7 sull'isola di Ujina, unica tappa del tour nella regione del Pacifico, dopo la decisione di tagliare la sosta - tre ore - a Papua Nuova Guinea per il vertice delle isole e quella in Australia.
[…] I negoziati per barattare taglio delle spese e innalzamento del tetto del debito costringono il presidente a non assentarsi da Washington per lungo tempo. La fase è delicata, ma i passi avanti ci sono tanto che le parti - Casa Bianca e lo Speaker repubblicano Kevin McCarthy - hanno formalizzato il gruppo che si metterà a spulciare le pieghe del bilancio per capire cosa limare.
Dal New York Times è arrivata la staffilata a Biden che cancellando la visita nel Pacifico ha dimostrato quale sono le sue vere priorità, lasciando campo aperto ai disegni cinesi dell'area. Nei giorni scorsi Janet Yellen, segretario al Tesoro, aveva sottolineato come «le disfunzioni interne danneggino la politica estera e di sicurezza Usa».
Biden agli alleati dirà comunque che gli «Usa sono un partner solido e affidabile» perché in grado di gestire il nodo del tetto del debito. L'agenda della Casa Bianca è comunque definita per l'incontro con gli altri leader. Ieri il premier giapponese Fumio Kishida ha illustrato i punti cardine del lavoro che i big faranno da domani a domenica. Ucraina, cambiamento climatico e Cina sono il piatto forte, con sfumature - sostanziali - nell'importanza. Gli europei intenti a ribadire ogni sforzo per Kiev; l'America convinta che lo sforzo profuso e l'unità mostrata possano ripetersi anche un po' più a Oriente, nei confronti dei tentacoli cinesi.
joe biden e fumio kishida al g7 di hiroshima
Quello su cui Washington starebbe lavorando è una sorta di piano che alimenti «la battaglia delle offerte», frase criptica che cela però uno scostamento Usa dalla rotta tradizionale. Sono i Paesi del Sud del mondo - il "global South", lo definisce Antony Blinken - una delle chiavi del successo.
La Cina li corteggia e li attira a sé con investimenti in infrastrutture e prestiti (che finiscono in debiti decennali); l'idea americana è fornire a un ventaglio di Paesi strategici ma attratti dallo yuan, qualcosa di tangibile, che vada oltre i valori condivisi. Brian Nichols, assistente segretario di Stato per l'Occidente, ha spiegato: «È importante fornire opzioni, non chiedere di schierarsi». La convinzione è che le opzioni saranno migliori. Per questo gli Usa contano di imbarcare gli alleati in funzione anti-espansionismo cinese.
giorgia meloni fumio kishida g7 di hiroshima
L'interscambio fra Cina e Africa è stato lo scorso anno di 165 miliardi di dollari, oltre il triplo di quello Usa. L'ultimo anno in cui gli Stati Uniti hanno primeggiato nel trade è stato il 2010. Sono numeri che a Washington conoscono bene e sanno che solo l'Occidente compatto può colmare il gap. Non a caso il premier giapponese ha invitato l'Unione africana ai lavori del G7.
Da Meloni, Biden attende rassicurazioni sull'abbandono del memorandum sulla Via della Seta. La premier ha detto che ne parlerà durante la sessione dedicata. Ma i temi legati alla Cina vanno oltre il commercio globale: Washington intende portare la discussione sull'export di tecnologia e di software per impedire a Pechino di accelerare sulla strada dell'intelligenza artificiale. Sono mosse che Xi Jinping ha già bollato come «tentativi di contenimento».
giorgia meloni arriva a hiroshima per il g7
Biden parlerà anche di difesa di Taiwan. Nelle sessioni non mancherà la questione ucraina. Il G7 apre con il rilancio - pur se di appena due mesi - dell'export del grano, ma la chiave - più che le armi, chieste in ogni modo da Zelensky nel suo recente tour europeo - saranno le sanzioni a Mosca. Kishida ha detto che «siamo consapevoli che la Russia le sta eludendo»; e la Casa Bianca nemmeno due giorni fa ha specificato che rafforzerà i controlli sui "soggetti terzi". In particolare, l'attenzione è sulle componenti di aziende occidentali trovate nei droni che l'Iran continua a consegnare a Mosca. […]
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