R.I. per il Messaggero
È solo questione di ore. La polizia ha già individuato chi sono i quattro ragazzi che venerdì scorso hanno violentato ripetutamente una polacca di 26 anni sulla spiaggia di Rimini. Si tratta di spacciatori nordafricani, quasi tutti magrebini e under 30, che frequentano per la loro attività la riviera romagnola e che erano ospiti da un conoscente. Attraverso le telecamere gli inquirenti sono riusciti a ricostruire il loro percorso.
Poco prima delle 4 hanno stuprato la ragazza ai bagni 130 di Miramare. L' amico che era con lei è stato brutalmente picchiato e rapinato. Gli aggressori hanno però commesso un errore. Sulla bottiglia con cui lo hanno colpito in testa fino a stordirlo, hanno lasciato le loro impronte. Poi ci sono le tracce di Dna sui vestiti della giovane. Alcuni sono schedati e già noti alle forze dell' ordine.
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LA SICUREZZA
«Abbiamo una pista - sottolinea il capo della Procura di Rimini, Paolo Giovagnoli - Sono fiducioso, la polizia sta lavorando bene, credo si possa arrivare a una soluzione in tempi brevi. Rimini d' estate, visti i numeri, attira anche chi vuole delinquere seguendo la scia dei turisti. Ma per la realtà che è, con la sua vita notturna, i milioni di turisti e chi vi arriva soprattutto per le feste dello sballo, è una città abbastanza sicura. Ma la spiaggia, di notte, quando si spengono le luci dei locali, è un posto pericoloso soprattutto per i borseggi, reati spesso commessi da stranieri che agiscono in maniera isolata».
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Il branco aveva già colpito. Prima di violentare la turista polacca, di aggredire e rapinare l' amico e poi stuprare una prostituta transessuale peruviana, sempre in quattro avevano aggredito in strada a Miramare una coppia di turisti di Varese. Presumibilmente sempre gli stessi quattro, la notte del 12 agosto, in via Vienna, hanno avvicinato la coppia - lei 30 anni, lui 32 - minacciandola con il collo di una bottiglia rotta, e si sono fatti consegnare il portafogli. Poi hanno tentato di inseguire la donna, di prenderla come poi avrebbero fatto con la polacca e la peruviana. Ma la coppia era scappata e all' indomani aveva sporto denuncia ai carabinieri di Miramare.
Ora la segnalazione è stata inserita nel fascicolo d' indagine sul doppio stupro, perché ha molte cose in comune con l' aggressione in spiaggia.
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Dopo le violenze di venerdì, i quattro hanno lasciato il ragazzo svenuto sulla spiaggia e hanno gettato la giovane in mare. «Dai che ti è piaciuto» le urlavano ridendo e dandosi pacche sulle spalle. A esserne convinto è anche Abid Jee, 24 anni, mediatore culturale della cooperativa sociale bolognese Lai-momo, che ha lasciato su Facebook il post choc: Lo stupro è peggio ma solo all' inizio, poi la donna diventa calma ed è un rapporto normale.
Il ragazzo - ora sospeso - lavora all' hub dell' Emilia Romagna dove vengono smistati i migranti poi ridistribuiti in tutta la regione. Il profilo Facebook di Abid Jee è stato sommerso di messaggi d' insulti. Tra i commenti c' è anche chi vorrebbe andarlo a prendere sotto casa: Sappiamo dove abiti!.
LA PAURA
La coppia è ancora ricoverata all' ospedale Infermi di Rimini.
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Nelle scorse ore li hanno raggiunti alcuni familiari: la mamma di lui e il fratello di lei. «Se li rivedessi saprei riconoscerli - ha ripetuto la giovane in lacrime davanti agli inquirenti - ma adesso voglio solo tornare a casa». La preoccupazione più grande delle due vittime è quella di essere riconosciuti.
I medici hanno sottoposto il ragazzo a un intervento in anestesia totale per ricomporre la frattura al setto nasale. Se dal punto di vista clinico le condizioni dei due migliorano di ora in ora e le dimissioni dovrebbero essere a giorni, dal punto di vista del morale sono visibilmente molto provati. Hanno chiesto i riferimenti del medico che li ha seguiti fin dall' inizio e degli altri specialisti, così da poter essere visitati per i controlli, sempre in Italia, senza venire identificati.
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In ospedale è finita anche la terza vittima del branco: un transessuale peruviano di 30 anni. È stato violentato a sua volta e rapinato.
È successo lungo la statale: probabilmente gli aggressori stavano tornando verso casa quando hanno deciso di prendersela anche con lui.
LA CONDANNA
Di fronte a tanta violenza, il viceministro della Giustizia polacco Patryk Jaki ha invocato la pena di morte. «E non sarebbe male - ha aggiunto su Twitter - tornare alle torture. Ecco i vostri immigrati».