Federica Angeli per “La Repubblica”
Sono arrivati al cuore della criminalità organizzata sequestrando alle mafie sparsi in tutta Roma beni per 25 milioni di euro. A decapitare una cupola trasversale, così è stata definita dagli inquirenti, che coinvolge 'ndrangheta camorra e il clan sinti Casamonica sono stati gli agenti della divisione Anticrimine.
Si è trattato di una complessa attività di indagine di natura patrimoniale, mirata proprio ad aggredire i patrimoni di mafia o, comunque, illecitamente accumulati dalla malavita.
Gli investigatori della divisione Polizia Anticrimine avvalendosi anche della collaborazione della squadra Mobile e dei 28 commissariati romani oltre che delle questure di Avellino, Benevento, Caserta, Frosinone, Grosseto, Milano, Parma, Perugia, Pordenone, Reggio Calabria, Torino e Treviso, hanno così oggi dato esecuzione a un decreto di sequestro di beni emesso dal Tribunale di Roma – Sezione Misure di Prevenzione ai sensi del decreto legislativo 159/2011 (normativa antimafia), nei confronti di 9 persone.
Si tratta di Francesco Filippone, 36 anni di Melicucco (RC), Alessandro Bottiglieri classe 1972 romano, Rocco Camillò nato a Polistena (RC) 38 anni, Marcello Giovinazzo nato a Taurianova nel 1970; Salvatore Casamonica nato a Frascati (RM) 28 anni; Roberto Giuseppe Cicivelli nato a Marino (RM), 47 anni; Emanuele Lucci romano di 46 anni, Francesco Calvi di Melicucco (RC) 58 anni e Michele Mercuri sempre di Melicucco (RC) 49 anni.
"Tutti i soggetti coinvolti, dall’elevato spessore criminale - spiegano gli inquirenti - emergono a più riprese in alcune attività investigative svolte da diversi organi inquirenti (procura della Repubblica di Palmi, Procura Dda di Reggio Calabria, Dda di Milano e Dda di Roma) a partire dagli anni 90 e sino all’anno 2014, per delitti di particolare gravità, commessi anche in forma associativa, quali traffico e spaccio di stupefacente del tipo cocaina, proveniente dalla Calabria e destinata al mercato romano.
Se le indagini ed i conseguenti provvedimenti restrittivi di cui si è fatto menzione hanno riguardato i proposti disgiuntamente ed in periodi temporalmente distinti - hanno concluso gli investigatori - il quadro che è emerso dall’odierna analisi complessa e strutturata delle varie vicende, è quello di una vera e propria joint-venture criminale, eletta a sistematica fonte di profitto, attorno alla quale ruotano oltre al menzionato traffico di stupefacenti altre illecite attività, quali usura, estorsioni, riciclaggio, falso., svolte anche in modo autonomo da ciascun proposto".
Nel provvedimento il Giudice ha sottolineato la sussistenza “ di concreti ed obiettivi elementi, fondati su circostanze di fatto, per affermare la risalente e perdurante pericolosità sociale di tutti i proposti. Per tutti i proposti deve parlarsi di pericolosità “qualificata” poiché gli stessi- anche quando non siano direttamente appartenenti ad associazioni di stampo ‘ndranghetista – sono tuttavia pronti ad agevolare tali associazioni ed inoltre attuano altresì attività di riciclaggio.
Ne emerge un complesso sistema criminale che coinvolge non solo i soggetti proposti ma tutte le società agli stessi riconducibili, le quali fungono da “contenitori” per la gestione di capitali provenienti da attività delittuose le cui prerogative sono anche quelle di costituire uno schermo atto a neutralizzare eventuali azioni giudiziarie ablative, di massimizzare, se possibile, ulteriormente i profitti ed offrire un volto presentabile di “colletti bianchi” capaci di contrattare con l‘imprenditoria, ma anche con la pubblica amministrazione”.
L’ indagine patrimoniale dell'Anticrimine ha permesso di ricostruire la storia criminale, i molteplici legami e gli affari illeciti dei citati soggetti, i quali vengono quindi associati in quello che può essere considerato un nuovo gruppo criminale trasversale, che comprende appunto esponenti della ’ndrangheta, della camorra e della nota famiglia sinti dei Casamonica, che si accordano formando di fatto una società d’interessi illeciti, finalizzata a riciclare a Roma i rispettivi profitti, di cui è stato effettuato il sequestro.
Il decreto del Tribunale di Roma, emesso in accoglimento dell’ articolata proposta della Divisione Anticrimine, ha disposto quindi il sequestro dei seguenti beni: • 10 unità immobiliari; • 43 società e/o imprese individuali; • 45 aziende commerciali e cooperative; • 30 veicoli; • svariati rapporti bancari e postali individuati finora presso 68 istituti.
Tra i beni sottoposti a sequestro si segnalano in particolare, i bar “Pio Er Caffè” e “L’Angolo d’Oro” nonché il ristorante/trattoria “Hostaria Sora Franca”, tutti nei pressi del Vaticano, intestati formalmente a terzi - tra cui due cittadini cinesi – nonché 1 trattoria in Trastevere, formalmente intestata a una cittadina romena e ad una cittadina ucraina- ,ma riconducibile al proposto Mercuri Michele. Tra questi anche una palestra e un negozio di calzature a Ciampino riconducibile alla famiglia Casamonica.
Tra le aziende fuori Roma ci sono una cooperativa di facchinaggio in Arienzo (CE) ed una cooperativa O.n.l.u.s. sita in S. Nicola La Strada (CE), la SERRMAC s.a.s., con sede in Budoia (PN), per anni considerata un’ eccellenza italiana nel mondo, per la costruzione di trapani a colonna e maschiatrici, acquisita a seguito di fallimento e un’ azienda di somministrazione di cibi e bevande con sede in Parma. Il valore complessivo dei beni posti sotto sequestro ammonta a circa 25 milioni di euro .
2. CONTRO CASAMONICA E CALABRESI SEQUESTRI A DUE PASSI DAL PAPA
Giacomo Amadori per “Libero Quotidiano”
Chissà se ieri i turisti hanno compreso quanto stesse accadendo a due passi da piazza San Pietro. Decine di uomini della Polizia di Stato hanno eseguito un decreto di sequestro riguardante un centinaio di attività commerciali e immobili tra ristoranti, concessionarie d' auto, palestre, cooperative, case e terreni.
Gli obiettivi sono disseminati tra Roma (una sessantina), Milano, Treviso, Parma, Caserta, Sora (Frosinone), Melicucco e Polissena (due comuni in provincia di Reggio Calabria). Tre locali si trovano a pochi metri dal colonnato di Gian Lorenzo Bernini e sono frequentatissimi da pellegrini e turisti. Il decreto di sequestro è stato firmato da un collegio di giudici della sezione misure di prevenzione presieduto da Guglielmo Muntoni.
A chiedere nel febbraio scorso il provvedimento è stato il questore di Roma Nicolò Marcello D' Angelo che ha formalizzato la proposta di confisca dei beni, preceduta dal sequestro, contro nove soggetti.
ELICOTTERO PETALI ROSA FUNERALE CASAMONICA 1
Per tutti, tranne uno, è stata chiesta la sorveglianza speciale personale. I loro nominativi, in gran parte legati alle 'ndrine, sembrano confermare i rapporti d' affari del clan dei Casamonica con la criminalità organizzata calabrese. Infatti è stato messo sotto controllo pure Salvatore Casamonica, già arrestato per tentata estorsione nell' agosto scorso. Nel maggio del 2015 il ventisettenne aveva chiesto 500 euro a settimana al gestore di un pub nel quartiere romano del Tuscolano, in cambio di «protezione».
La pretesa del pizzo era stata accompagnata da minacce che, però, non avevano sortito effetto.
E così dopo pochi minuti Casamonica era tornato nel locale con un complice, per ribadire il concetto in modo più energico, tanto che un amico del negoziante venne malmenato. Dunque dopo i funerali in stile Padrino di Vittorio Casamonica, le conseguenti polemiche e il rifiuto da parte del clan delle accuse di mafiosità, ecco un giovane boss di origine sinti coinvolto in un' operazione di polizia insieme con diversi calabresi.
Uno dei nomi di spicco è quello di Francesco Filippone, trentaseienne di Melicucco, il quale nel 2011 venne arrestato in un' operazione antiriclaggio della Guardia di finanza di Reggio Calabria. L' indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della città dello Stretto, all' epoca guidata dal procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, riguardava persone accusate di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, alla truffa e alla falsificazione di titoli di credito.
ELICOTTERO FUNERALE CASAMONICA
La banda aveva tentato di incassare un certificato da 870 milioni di dollari intestato al dittatore indonesiano Sukarno, un buono che era finito in mano a una strana alleanza di mafiosi e 'ndranghetisti affiliati al locale di Taurianova. Coinvolti nel provvedimento della Sezione misure di prevenzione del tribunale della Capitale anche quattro componenti di un' organizzazione criminale dedita al traffico di cocaina, arrestati nel 2013 su ordine della Dda di Roma: tra questi Marcello Giovinazzo, pure lui di Taurianova, un cognome di grande caratura criminale nell' area reggina.
L' operazione di sequestro dei beni, affidati all' avvocato Sergio Falcone, nominato amministratore giudiziario, ha riguardato, oltre a molte società, un ristorante di Treviso, un caffè nel centro di Parma, due concessionarie d' auto a Roma, una in zona Cecchignola, una palestra dell' Eur, ma soprattutto i tre locali a due passi dalla basilica di San Pietro. Nell' elenco una nota osteria di Borgo Pio che serve bruschette, supplì e primi tipici della cucina romanesca, anche se la società è intestata a una cinquantaduenne calabrese.
ARRESTO DI SALVATORE CASAMONICA
Sempre in Borgo Pio è finito sotto sequestro un bar con tavolini all' aperto, menú turístico e un continuo viavai di pellegrini. Il locale è stato appena ristrutturato e ha una pagina Facebook con decine di «mi piace». Stessa sorte per un bar-tabaccheria di via del Mascherino a pochi metri da uno degli ingressi alla Città del Vaticano e di fronte a un negozio di articoli religiosi.
Anche questa attività è intestata a un' imprenditrice calabrese, in società con una delle persone sottoposta alla misura di prevenzione. Nel mirino dei giudici è finita pure la frequentata rosticceria di Trastevere aperta sotto la targa che ricorda ai passanti la casa natale di Alberto Sordi.
Tra le aziende sequestrate pure diverse cooperative, una delle forme societarie preferite dalla 'ndrangheta e dalla criminalità organizzata in genere, come hanno dimostrato le recenti inchieste di Mafia Capitale ed Aemilia.