Antonio Piedimonte per “la Stampa”
«Una volta, quando c'era un litigio tra ragazzi, i genitori scendevano per riportarsi i figli a casa, magari prendendoli per le orecchie, oggi invece arrivano subito sì, ma per ammazzare al posto loro». Il malinconico commento di "don Ciro", camionista in pensione, sintetizza la tragedia che ieri ha scosso Castel Volturno, teatro della barbara uccisione di Luigi Izzo, barbiere 38enne stimato e amato da tutti, accoltellato davanti alla moglie.
L'uomo - che lascia tre bambini di 2, 5 e 6 anni - era sceso in strada per difendere il fratello più piccolo, coinvolto in una lite al bar la sera prima e poi minacciato da un altro giovane. Quest' ultimo, un 27enne del luogo (sposato con due figli), è arrivato insieme al padre per "chiarire" e "chiudere l'incidente". In realtà era una trappola: il genitore, armato di un coltello preso dalla cucina, ha sferrato diversi fendenti al torace di Izzo. Nonostante i primi soccorsi il cuore del barbiere si è fermato per sempre.
Un raid punitivo per vendicare l'"affronto" della sera precedente, sembra infatti che il 27enne avesse avuto la peggio nella diatriba. Una vendetta che riverbera vecchi codici della cultura camorrista anche se ai carabinieri il 50enne ha sostenuto di aver agito in "legittima difesa" del suo rampollo: «Credevo avesse una pistola», ha detto al magistrato. I miliari però hanno verificato che l'unica arma era la sua e su indicazione del sostituto procuratore Annalisa Imparato, disposto il fermo per entrambi.
LUIGI IZZO CON LA MOGLIE E I TRE FIGLI
«Il confine qui è tra il nulla e il male», dice un ragazzo che si faceva tagliava i capelli da Izzo. Marika, cugina della moglie del barbiere - Federica, conosciuta nel 2009 e sposata nel 2015 - sui social chiede perdono ai loro tre figli «per questo mondo di merda». Su fb scrive anche Nicola, amico d'infanzia: «Noi continueremo a essere i bravi ragazzi che uscivano a giocare a pallone. Noi non siamo come loro. Ma neanche loro saranno mai come noi. Resteranno per sempre i miserabili, le "case cadute"».
E il riferimento è agli abitanti delle zone più degradate della dolente Castel Volturno, 27 chilometri di spiagge che decenni addietro furono sul punto di diventare la Rimini del Tirreno. «Eppoi venne il terremoto, prima la scossa e poi i napoletani», si ripete da sempre.
Piaghe antiche, ferite nuove. Il sindaco, Luigi Petrella (Fratelli d'Italia), dedica un ricordo personale alla vittima: «Lo conoscevo bene, passavo ogni mattina davanti al suo negozio, mi voleva offrire il caffè. Luigi era un ragazzo positivo, la sua morte ci colpisce profondamente». Poi, tornando alla situazione del suo comune: «Non ce la facciamo più. Da anni Castel Volturno vive un'emergenza senza fine, prima in mano alla camorra casalese, poi a quella nigeriana, con un degrado socio-economico e ambientale sempre crescente e mai arginato».