Ernesto Assante per "www.repubblica.it"
Il nome per intero sarebbe Michael Ebenazer Kwadjo Omari Owuo Jr., ma ovviamente per un rapper davvero non sarebbe stato comodo da usare. Meglio Stormzy, che è letteralmente intraducibile in italiano, ma suona più o meno come “tempestoso”, incute timore e rispetto, quello che merita un ragazzo di 26 anni che negli ultimi due anni ha percorso a passi da gigante la strada che è partita da Croydon, nel sud di Londra, e lo ha portato dritto sulla copertina di Time.
Il settimanale americano lo ha messo in cima alla lista della prossima generazione di leadership, le “dieci star che stanno cambiando il mondo” e lui, che sta per pubblicare il suo nuovo, e secondo, album, si gode il successo: “Uno dei momenti di massima fierezza nella mia vita”, ha scritto su Instagram, “non riesco nemmeno a capirlo, sono sulla copertina di Time.
Sono rimasto a fissare la copertina per alcuni minuti e mi è sembrato uno di quei momenti tipo ‘come cazzo ha fatto quel tipo ad arrivare là?’. Il favore di Dio e l’eterno amore e sostegno di voi ragazzi mi ha elevato fino a un posto nella vita dove un ragazzino del sud di Londra vale abbastanza da meritare la copertina della più prestigiosa pubblicazione del mondo”.
Come ha fatto? Ha iniziato come tanti altri ragazzi, facendo rime assieme agli amici nella sua zona, Norbury, sull’onda del nascente grime, circa cinque anni fa, ma la sua non è una biografia di abbandono, violenza, gang, droga e vita di strada, anzi Michael era molto bravo a scuola e non era un teppista, “cosa che meraviglia molti, solo perché non prestano attenzione a quello che succede nelle periferie, dove ci sono tantissimi ragazzi accademicamente brillanti”, sottolinea lui.
Ma la musica era quello che gli interessava più di ogni altra cosa e, dopo aver trovato lavoro in una piattaforma petrolifera, Michael l’abbandona e si trasforma definitivamente in Stormzy. Nel 2017 il suo primo album lo catapulta direttamente al primo posto delle classifiche inglesi, primo album grime a ottenere un simile risultato in venti anni di storia del genere, non più linguaggio della sottocultura nera delle periferie, ma pieno mainstream, nel centro della cultura pop britannica di oggi.
Già ma cos’è il grime? Lo avete ascoltato di sicuro, almeno qualche volta negli anni passati, quando Dizzee Rascal conquisto il Mercury Prize a soli 19 anni nel 2003 con il suo primo album o nel 2012 quandò andò in scena nella cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Londra. Technicamente quello che fa un mc con rappando barre su un ritmo di 140 battiti al minuto, mescolando elementi giamaicani (dubstep e dancehall), stile aggressivo, veloce, nato nelle periferie inglesi all’alba del 2000, e cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni, influenzando artisti del calibro di Ed Sheeran.
Oggi il grime è la 'next big thing' inglese, quella che si prepara a invadere l’America, musica nera britannica amata da Kanye West e Drake, ma elevata a mainstream da artisti inglesi come Tiny Tempah, Skepta e soprattutto Stormzy.
Time dipinge un ritratto di Stormzy come artista in grado di illuminare la gioventù nera britannica, per troppo tempo rimasta nell’ombra o arrivata alla luce solo per la cronaca violenta. Non che non sia vero, le battaglie tra gang sono all’ordine del giorno e per qualche anno c’è stata una direttiva della polizia britannica, il Form 696 che era diretto a controllare “eventi musicali in cui le figure predominanti sono mc e dj, che si esibiscono su basi registrate”, al punto che ogni performer doveva essere inserito nel database della polizia prima di poter salire sul palco.
La realtà è cambiata, il Form 696 è stato eliminato nel 2017 e tutto, per il grime e i suoi artisti, è diventato più semplice, portando all’esplosione odierna. “So di essere stato più fortunato di chi mi ha preceduto e non ha avuto il lusso di essere libero con la sua musica”, dice Stormzy, ma intanto dalla sua posizione di successo guarda al resto del mondo con empatia, cercando di rimettere in circolazione quello che ha ricevuto.
Ad esempio con due borse di studio che ha offerto già dallo scorso anno per studenti neri inglesi, la “Stormzy Scholarship” in collaborazione con l’Università di Cambridge, e con l’apertura, assieme alla Penguin Random House, della sua casa editrice, Merky Books, per dare spazio ai giovani scrittori neri inglesi.
“Il pensiero di essere un ‘role model’, o un ‘leader’ o altro è troppo troppo pesante e travolgente da farmi pensare ‘nooo, fanculo, non posso essere nulla per nessuno, è già abbastanza difficile portare il peso di essere me stesso, sto ancora imparando come essere un uomo e come diventare la persona che ho bisogno di essere.
Ma in mezzo a tutta questa confusione so di avere uno scopo, quello di accendere una luce dove posso, e fare qualcosa dove posso, qualsiasi cosa posso, in qualsiasi modo o forma. E quello scopo mi ha portato fin qui”.
Intanto giusto ieri ha vinto con Vossi bop il premio per il miglior video inglese dell’anno, pochi mesi fa è stato headliner a Glastonbury, primo artista nero britannico a conquistare la vetta del festival più importante d’Europa (dove è salito in scena con un giubbotto anti coltellate con la bandiera inglese sopra, disegnato da Banksy), e sta lavorando al suo prossimo album, il seguito del bellissimo Gang Signs & Prayer con il quale ha esordito.
Intanto tutti guardano a lui e al grime, al punto che una commissione del governo inglese ha segnalato il genere come “uno dei più eccitanti generi musicali inglesi d’esportazione”. Prepariamoci ad una nuova British invasion, sarà guidata da Stormzy.
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