Estratto dell'articolo di Simona Griggio per www.ilfattoquotidiano.it
“Non ti è piaciuto il mio balletto? Ti strofino in faccia la cacca del mio cane!” No, non è stata solo una minaccia verbale. E nemmeno una performance di arte contemporanea. E’ accaduto veramente alla prima del balletto “Fede – Amore -Speranza” al teatro dell’Opera di Hannover.
Marco Goecke, il coreografo e direttore dello Staatsballett Hannover, ha reagito molto violentemente all’arrivo in teatro della giornalista e critico di danza Wiebke Hüster. Colpevole di aver stroncato un suo precedente lavoro, prima l’ha aggredita verbalmente e poi ha tirato fuori dalla tasca il sacchetto con gli escrementi del suo cane e le ha sbattuto in faccia il profumato contenuto.
Perché tanta violenza? La Hüster sul giornale Frankfurter Allgemeine Zeitung aveva usato parole dure nella critica al suo balletto “In the Dutch Mountains”, presentato all’Aia con i danzatori del Nederlands Dans Theatre. Si rivolgeva così al pubblico: “Diventerai alternativamente pazzo e sarai ucciso dalla noia mentre lo guardi. Nel mezzo ci sono di tanto in tanto due minuti geniali e armoniosi”.
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La giornalista, ormai urlante, viene nel frattempo aiutata da un membro dell’ufficio stampa del teatro a pulirsi il viso in un bagno vicino. Scatta immediatamente la denuncia alla polizia, seguita dalla dichiarazione del teatro. La sovrintendente dello Staatstheater di Hannover, Laura Berman, si dice scioccata dall’incidente e annuncia misure concrete nei confronti del direttore del balletto Marco Goecke […] e che Marco Goecke è sospeso con effetto immediato dal suo incarico. Ma per la testata coinvolta non è sufficiente.
L’episodio è il segnale di un rapporto malato fra critica e arte. “Prendiamo molto sul serio il deliberato degrado e l’umiliazione che derivano dall’attacco preparato con gli escrementi – dichiarano dal giornale tedesco – testimoniano la fatale immagine di sé di una personalità in una posizione dirigenziale fortemente sovvenzionata che crede di essere soprattutto giudizio critico e, in caso di dubbio, di poter usare la forza per far valere i propri diritti”.
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