1. IL GIALLO DELLE FRASI SU TIKTOK MENTRE L’ACCUSATO È IN CARCERE I COMMENTI SUL MINORENNE
Estratto dell’articolo di Armando Di Landro per il “Corriere della Sera”
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A dare un’idea della dimensione di questa esistenza social, in grado di costruire una sorta di mondo parallelo e reale, è il caso dello stupro di gruppo al Foro italico di Palermo. A partire dal suo squallido inizio: il filmato di 20 minuti che il conoscente principale della vittima gira durante la violenza. […]
Nel giro di due o tre giorni, dalla notizia sull’esistenza del video, in Telegram si è scatenata la caccia al filmato: nessun argine, crea curiosità ed è un pezzo ricercato, da rivendere, da moltiplicare. «Pago bene, quel video…» si legge in una delle chat. […]
[…] Così accade l’impensabile: le parole che uno degli indagati, Christian Maronia, decide con i suoi legali di pronunciare di fronte al giudice delle indagini preliminari nell’interrogatorio di garanzia, vengono anticipate di qualche ora su un profilo social a lui intestato, con dentro la sua faccia.
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Ma come fa a gestirlo, se è in carcere? Sono i suoi amici a curarsene. Scrivono che è stato «trascinato dagli altri del gruppo», che per «colpa di altri la vita è rovinata» e ancora: «Con che coraggio si insultano gli innocenti», come se fosse lui a parlarne in prima persona, recuperando suoi video precedenti da usare come immagini.
[…] I genitori sottolineano tramite i legali che quel profilo non è opera loro, forse di amici, come a dire che è una questione generazionale, roba da ragazzi.
[…] dietro un video, una tastiera o uno schermo touch è facilissimo sentirsi amici di qualcuno o condottieri di una battaglia che non è la propria.
E c’è quindi chi inventa un profilo falso, un fake, con dentro la faccia di quel minorenne, riprendendo un vecchio video in cui cammina per la strada con un amico, ma incollandoci sopra una scritta che per alcuni minuti è sembrata ai quotidiani online una notizia sconcertante: «C’è qualche ragazza che stasera vuole uscire con noi?».
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[…] deve entrare in azione la polizia postale per arginare il fiume delle invenzioni, delle provocazioni, per distinguere ciò che è vero e ciò che è falso […]
2. LO STUPRO ADESSO SPOPOLA SUI SOCIAL «NON SIAMO MAI SCESI COSÌ IN BASSO»
Estratto dell'articolo di Viviana Daloiso per “Avvenire”
A migliaia cercano online il video dell’aggressione alla ragazza di Palermo. L’indignazione al centro antiviolenza della città: «Una vittimizzazione secondaria di massa». Le storie delle altre giovani che subiscono violenza Al centro antiviolenza Le Onde onlus di Palermo sono giorni difficili.
Alla struttura la segnalazione sul caso della ragazza stuprata dal branco a luglio, che la legge prevede sia fatta dalla polizia tutte le volte che viene presentata una denuncia come la sua, non è mai arrivata. «E speriamo che non sia sola, che sia seguita da chi l’ha accolta, visto che è stata soccorsa dal punto di vista sanitario» spiega la presidente Elvira Rotigliano. Qui di giovani donne segnate dalla violenza ne passano a centinaia ogni anno: oltre 700 le telefonate di soccorso registrate nel 2022, 220 le vittime aiutate a uscire dalla spirale degli abusi nello stesso anno.
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Ma, ciò che più preoccupa, un’impennata di casi di stupro: 20 le ragazze che da gennaio hanno denunciato le violenze sessuali subite dal proprio partner, sistematicamente. Più altre 8 che invece hanno vissuto l’incubo della vittima del branco: uno stupro subito per strada, una volta sola, ad opera di uno sconosciuto o di un conoscente, magari un compagno di scuola, o un vicino.
caccia al video dello stupro su telegram
[…] Le foto dei profili Facebook dei giovani finiti nell’inchiesta sono state postate e condivise con migliaia di visualizzazioni. Commenti pieni d'odio in ogni piattaforma da Facebook, a Twitter, a Instagram e TikTok ma anche curiosità morbosa. Su Telegram in poche ore si sono formati tre gruppi, due pubblici e uno privato, che inizialmente contavano tra 12mila e 14mila iscritti (ma che adesso si sono dimezzati) con l'unico obiettivo di trovare il video dello stupro di gruppo di cui è stata vittima la ragazza di 19 anni.
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Per non parlare di notizie e profili fake. Sempre su TikTok e Instagram sono spuntati falsi profili dei ragazzi arrestati, come quello del minorenne scarcerato e affidato a una comunità, che inneggia alla libertà ritrovata: «Il carcere è di passaggio si ritorna più forti di prima», o ancora «c’è qualche ragazza che vuole uscire con me?». «Ci sembra di non essere mai arrivati così tanto in basso – è il commento di Rotigliano –: siamo di fronte a una vittimizzazione secondaria di massa, per cui questa ragazza a cui andrebbe garantita protezione e sostegno, oltre che tutta la privacy, è invece esposta al pubblico ludibrio e al giudizio senza alcun ritegno».
Vittima tre volte: del branco, del sistema e della solitudine che la porterà sicuramente lontana dai posti dove ha sempre vissuto, dove potrebbe essere riconosciuta (se non lo è stata già) e dove sarà impossibile ricostruirsi una vita. […]
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