Francesco Guerrera per "La Stampa"
stress wall streetNelle foto, Moritz Erhardt sembra un tipo che avrebbe potuto far strada a Wall Street: mascella di spicco, sorriso deciso e capelli con la brillantina. L'unico indizio della giovane età sono le lentiggini sulla faccia un po' pallida. Un giorno, forse, Moritz sarebbe potuto diventare un banchiere di successo o, chissà, perfino amministratore delegato di una banca.
Non lo sapremo mai. Il ragazzo tedesco è morto quest'estate durante uno stage nella sede londinese della Bank of America Merrill Lynch.
Lo hanno trovato nel bagno del suo appartamento non lontano dalla City, ventuno anni di belle speranze, passione per il lavoro e intelligenza che si sono spenti lì, sulle mattonelle di una doccia in East London. I medici hanno dichiarato che la causa della morte è stato un attacco epilettico, ma i colleghi hanno detto ai giornali che Erhardt aveva lavorato moltissimo nei giorni prima della morte. Si parla di tre «all-nighters», nottate passate in ufficio senza dormire. La Merrill Lynch sta conducendo la sua inchiesta e non è giusto tirare conclusioni quando i fatti ancora non si sanno.
stress da lavoroMa la cronaca di una morte non annunciata come quella del giovane tedesco sta costringendo Wall Street a guardarsi allo specchio. L'immagine che vi si riflette ha le borse agli occhi, la barba un po' incolta e la cravatta allentata - la personificazione dello stress di un'industria che ogni giorno mette a dura prova i propri lavoratori.
La morte di Erhardt forse rimarrà un mistero, ma la realtà è che a Wall Street gli all-nighters li fanno tutti. Quando ho chiesto a un giovane banchiere se pensasse che fare tre nottate di fila fosse uno scandalo, è sembrato sorpreso dalla domanda. «Come? Certe volte qui di nottate se ne fanno sette o otto di fila», mi ha risposto, quasi fiero dei sui exploit notturni.
L'adrenalina, il testosterone ed il machismo (anche tra le poche donne-banchiere...) sono da sempre gli ingredienti principali dell' alta finanza. Basta rivedersi Michael Douglas e Charlie Sheen in «Wall Street» o la pubblicità per l'ultimo film di Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio, «Il Lupo di Wall Street», la storia vera di un finanziere che divenne miliardario a 26 anni e finì in prigione a 36.
Moritz ErhardtOgni volta che parlo dei bonus principeschi, un mio amico che lavora in una grande banca d'affari sbuffa e mi rimprovera. «Non conosco molte altre professioni in cui il primo incontro della giornata è alle 6,30 di mattina e l'ultimo alle 11,40 di sera», mi dice, di solito quando stiamo mangiando la prima colazione alle 6,45 di mattina (lui enormi frittelle con lo sciroppo d'acero e tè freddo, io croissant e cappuccino). E poi aggiunge: «Devi capire il contesto». Il contesto è che il tempo è denaro e che a Wall Street chi si ferma è perduto. Ma negli ultimi tempi, il desiderio e il bisogno di far soldi ha mandato alle stelle la pressione sulla manovalanza della finanza.
La ragione è, in gran parte, la crisi finanziaria del 2007-2008. Da allora, l'industria del denaro ha perso circa 200.000 posti di lavoro a livello globale. Alcune banche non ci sono più e quelle che rimangono hanno molti meno utili e pagano bonus molto più piccoli che negli anni del boom. Ma la crisi non è l'unico motivo per lo stakanovismo eccessivo delle capitali della finanza. La tecnologia ha contribuito a creare un ecosistema in cui lavorare 24 ore su 24 è assolutamente normale.
Moritz ErhardtC'era un tempo, prima dei cellulari, dei computer portatili e del Wi-Fi, in cui non essere in ufficio voleva dire non lavorare. Non più. Non essere in ufficio vuol dire lavorare, ma in condizioni più scomode: battendo email sul Blackberry sulla metropolitana; comprando e vendendo azioni tra un volo e l'altro; alzandosi tre volte a notte, come fa un operatore di borsa che conosco, per vedere che combinano i mercati asiatici.
Il risultato è che chi a Wall Street ci lavora, o ci vuole lavorare come gli stagisti, deve dimostrare ai capi di essere disponibile, infaticabile e pronto a tutto. Come disse il Gordon Gekko di Michael Douglas: «Il pranzo è per i pusillanimi». Oggi, anche dormire, uscire dall'ufficio prima delle 23 e prendersi le ferie è per i pusillanimi.
businessmen stressatiIl che va benissimo fino a quando si tratta di un contratto tra adulti: gente che vuole lavorare più degli altri per motivi suoi: la paga, la soddisfazione del successo, la volontà di competere ecc. ecc.
Il problema è quando questo stile di vita porta alla morte di un giovane, se questo è quello che è veramente successo a Moritz. O se porta altri giovani a non volere più lavorare nelle banche e nei fondi.
È un trend nascente che potrebbe avere ripercussioni importanti sull'economia americana e mondiale. I travagli della finanza e il ritorno di fiamma di altre industrie, in particolare la tecnologica, ma anche parti del manifatturiero, stanno spingendo i talenti via da Wall Street.
MICHAEL DOUGLAS WALL STREETNel 2007, più del 40% dei laureati della prestigiosa Wharton Business School in Pennsylvania, andarono a lavorare nelle banche d'affari. Quest'anno la percentuale è crollata al 25%. Nel frattempo, la meteorica ascesa di società come Facebook e Twitter - create da giovani per i giovani - sta attraendo sempre più cervelli a Silicon Valley.
MICHAEL DOUGLAS WALL STREETPersino le grandi buste paga, il vantaggio storico della finanza su altre parti dell'economia, stanno diventando meno importanti. I due ragazzi che hanno venduto Instagram, un programma che permette di mettere foto su Internet, per un miliardo di dollari a Facebook l'anno scorso, sono usciti da Stanford nel 2010. Il loro percorso dimostra a tanti altri aspiranti-imprenditori che si può ottenere successo, e diventare molto molto ricchi, senza sottomettersi al brutale regime della finanza.
E' una lezione che, purtroppo, non può più aiutare Moritz Erhardt, ma che potrebbe cambiare il volto dell' economia. O quantomeno diminuirne le borse agli occhi.