Estratto dell’articolo di Barbara Gerosa per www.corriere.it
Una domenica di sole, l’esperienza adrenalinica del volo a lunga attesa, insieme alla famiglia, le nipoti, testimoni della tragedia, il marito, le sorelle. Ghizlane Moutahir, 41 anni, origini marocchine, residente a Oliveto Lario, sulla sponda lecchese del lago di Como, è precipitata nel vuoto quando mancavano pochi metri all’arrivo.
L’incidente nella tarda mattinata del 5 maggio a Bema, all’imbocco della Valtellina, sulle alpi Orobie, dove dal 2011 è possibile attraversare il versante partendo da Albaredo per San Marco agganciati a una fune sospesa: quattrocento metri di dislivello, un chilometro e mezzo di lunghezza, 230 metri d’altezza, 120 chilometri all’ora.
Si è sganciata dalla zipline dell’impianto sportivo Fly Emotion, scivolata dall’imbrago è caduta nel bosco sotto gli occhi delle nipoti che l’avevano preceduta, erano appena arrivate a terra e la stavano filmando.
Un volo di quaranta metri che non le ha lasciato scampo. Sul posto i tecnici del Soccorso alpino di Morbegno e i vigili del fuoco, insieme agli esperti del Sagf della Guardia di Finanza, a cui sono affidate le indagini e al magistrato di turno, Stefano La Torre. La Procura di Sondrio, guidata da Piero Basilone, ha aperto un fascicolo, disponendo il sequestro dell’impianto e l’autopsia sulla salma.
Acquisiti i video per far luce sulla tragedia. Secondo una prima ricostruzione la donna avrebbe rallentato improvvisamente poco prima dell’arrivo, rimanendo sospesa: terrorizzata avrebbe tolto i piedi dalle staffe di sicurezza; come sia possibile che si sia sganciata dall’imbrago, rimasto attaccato alla fune, è quanto dovrà accertare l’inchiesta.
Tra le ipotesi la rottura delle cinghie o un errore nell’indossare l’attrezzatura alla partenza. Improbabile che possa essersi staccata da sola, forzando i sistemi di sicurezza. A dare l’allarme sono state le nipoti, dopo pochi minuti sono arrivati il marito e le sorelle, insieme per una gita di famiglia a lungo sognata. […]