COME SI CONCILIA LA VOLONTA’ DI MUSK DI RENDERE TWITTER "UN FARO DELLA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE" CON IL FINANZIAMENTO DELLA PIATTAFORMA DA PARTE DI UN PAESE COME L’ARABIA SAUDITA) CHE LA LIBERTA' DI PAROLA LA SOPPRIME? IL MILIARDARIO, DOPO AVER ANNUNCIATO CHE FARA' ANCHE L'AMMINISTRATORE DI TWITTER, HA PUBBLICATO LA LISTA DEI FINANZIATORI DELLA SCALATA ALLA PIATTAFORMA SOCIAL - TRA QUESTI C'E' IL PRINCIPE SAUDITA AL-WALEED BIN TALAL. E IL QATAR...

-

Condividi questo articolo


Massimo Gaggi per il "Corriere della Sera"
 

LA COPERTINA DI TIME SULL ACQUISTO DI TWITTER DA PARTE DI ELON MUSK LA COPERTINA DI TIME SULL ACQUISTO DI TWITTER DA PARTE DI ELON MUSK

Sempre più spericolato nelle sue avventure finanziarie e alla conquista di Twitter, Elon Musk ha gettato nello sconforto gli azionisti di Tesla (che ha subito perso l'8%) annunciando che, almeno temporaneamente, farà anche l'amministratore delegato della rete sociale di San Francisco, mentre i siti d'informazione progressisti lo criticano perché, pur presentandosi a parole come un missionario della libertà assoluta della Rete, accetta finanziamenti da Paesi (e addirittura governi) arabi liberticidi.
 
A scatenare gli attacchi la pubblicazione, giovedì sera, dell'ennesimo prospetto per il reperimento dei 44 miliardi di dollari necessari per l'acquisto totale di Twitter inviato da Musk alla SEC: l'authority della Borsa. L'imprenditore, che all'inizio si era impegnato a reperire 21,5 miliardi vendendo sue azioni Tesla, ora riduce la sua esposizione personale: in pochi giorni ha trovato investitori disposti a diventare azionisti di minoranza o a restare nella compagine azionaria per un totale di 7,1 miliardi.
 

ELON MUSK TWITTER ELON MUSK TWITTER

I critici puntano il dito sulla decisione del principe saudita Al-Waleed bin Talal di mantenere il suo investimento di 1,9 miliardi in Tweet (che risale al 2011) e sui 375 milioni di dollari promessi dal fondo sovrano del Qatar.
 
Perché Elon, che dice di comprare Twitter non per i profitti ma per farne un faro della libertà d'espressione, accetta soldi da Paesi dove la libertà di parola è negata e i giornalisti che non seguono le indicazioni del regime finiscono in galera o rischiano la vita? Una legge del Qatar, ad esempio, promette 5 anni di galera a chi diffonde «notizie false o malevole».
 
La critica è sicuramente giustificata proprio perché Musk si erge a tutore delle libertà e si è già distinto in passato per atteggiamenti contraddittori su questo fronte: ad esempio ha condannato come illiberali le misure Usa anti Covid ma non ha mai fiatato su quelle assai più dure della Cina, dove c'è la più importante fabbrica della Tesla.
 

elon musk al met gala 1 elon musk al met gala 1

Va, però, anche notato, che l'investimento del Qatar (col quale, peraltro, tutti nel mondo fanno affari) è modesto: 375 milioni sono poca cosa rispetto al miliardo messo su Tesla da Larry Ellison di Oracle o agli 800 milioni del fondo di venture capital Sequoia. Quanto, poi, ad Al Waleed, è un finanziere che con la sua Kingdom Holding Co. ha investito ovunque, da Apple a Coca Cola. Ben noto anche da noi: azionista della Mediaset di Berlusconi, in Italia 25 anni fa voleva comprare pezzi di Eni ed Enel.
 

al waleed bin talal i sullo yacht da vice com al waleed bin talal i sullo yacht da vice com

Qui incuriosisce soprattutto il passaggio dallo scontro all'abbraccio tra lui e Musk. Ovviamente sceneggiato su Twitter. Quando Musk offre 54,20 dollari per azioni, Al Waleed è brutale: «Lontanissimo dall'intrinseco valore di Twitter. Da grande e storico azionista di Twitter, respingo la sua offerta». Secca la replica di Musk: «Interessante. Solo due domande: quanto è rilevante la quota di Twitter della sua Kingdom? E qual è il suo punto di vista sulla libertà di parola dei giornalisti?».
 

Al Waleed Bin Talal Al Waleed Bin Talal

Giorni di silenzi (e trattative sotterranee), poi Al Waleed annuncia la pace: rimane in Twitter «entusiasta della nuova avventura» con Musk «nuovo amico ed eccellente leader». Cosa gli avrà promesso quel diavolo di Elon?

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

I PRIMI 90 ANNI DI CARLO DE BENEDETTI INIZIANO ALL’HOTEL PALAZZO PARIGI DI MILANO ALLE 19.30 CON UN APERITIVO E TERMINANO CON UN BRINDISI ALLE 22.30 - 100 ATTOVAGLIATI TRA CUI IL NEO 90ENNE IL PATRON EMERITO DEL POTERE BANCARIO, “ABRAMO’’ BAZOLI, ZANDA E GENTILONI (UNICI POLITICI), EZIO MAURO E GAD LERNER – DA RCS: CAIRO, DE BORTOLI, ALDO GRASSO E LILLI GRUBER (CHE HA SCODELLATO IERI SERA SU LA7 UNA PUNTATA REGISTRATA) - MOLTI HANNO NOTATO L’ASSENZA DELLA MOGLIE DI MARCO, PAOLA FERRARI, DA SEMPRE AVVERSARIA DEL SUOCERO: “E’ IL NONNO DEI MIEI FIGLI MA MI DISSOCIO DALLE PAROLE DISGUSTOSE DETTE SU GIORGIA MELONI” – E CARLETTO NON SOLO NON L’HA INVITATA MA AVREBBE SOTTOLINEATO AL FIGLIO MARCO CHE LA PRESENZA DELLA MOGLIE PAOLA NON ERA PER NULLA GRADITA….

DAGOREPORT – L'EFFETTO TRUMP RINGALLUZZISCE LE DESTRE EUROPEE E LA ''MAGGIORANZA URSULA'' RISCHIA DI IMPLODERE - OLTRE ALL'INETTA SCELTA DI RAFFORZARSI CONCEDENDO A GIORGIA MELONI UNA VICEPRESIDENZA ESECUTIVA (SU FITTO CONTRARI SOCIALISTI E LIBERALI), A DESTABILIZZARE LA VON DER LEYEN SONO I POPOLARI SPAGNOLI CHE MIRANO A FAR CADERE IL GOVERNO SANCHEZ BOCCIANDO IL COMMISSARIO SOCIALISTA RIBEIRA – PER URSULA SI PREFIGURANO TRE SCENARI: 1) LA CRISI RIENTRA E PASSANO LE NOMINE, FITTO COMPRESO; 2) ACCONTENTA I SOCIALISTI E RIFORMULA LE NOMINE DEI COMMISSARI; 3) SALTA LA ''MAGGIORANZA URSULA'' E SI TORNA AL VOTO (COSA MAI SUCCESSA…)

DAGOREPORT - MILANO BANCARIA IN ALLARME ROSSO PER L’ACQUISIZIONE DAL MEF DEL 15% DI MONTE DEI PASCHI, DA PARTE DI UNA CORDATA FORMATA DA CALTAGIRONE E MILLERI (DELFIN-DEL VECCHIO) IN COMUNITÀ DI AMOROSI INTENTI CON GIUSEPPE CASTAGNA, PATRON DI BPM - CON LA FUTURA FUSIONE BPM-MPS NASCERÀ IL TERZO POLO FINANZIARIO, A FIANCO DI INTESA E UNICREDIT - NON SOLO: IN UNO SCENARIO FUTURIBILE, POTREBBE ACCADERE CHE CALTA E MILLERI, UNA VOLTA CEDUTE A BPM LE LORO AZIONI (27,57%) DI MEDIOBANCA, RIESCANO A CONVINCERE CASTAGNA A PORTARE BPM-MPS ALLA CONQUISTA DI MEDIOBANCA…