COME È STATO POSSIBILE LASCIARE UNA BAMBINA DI UN ANNO CON UNA RAGAZZA DISTURBATA, CHE AVEVA APPENA OTTENUTO L’ABILITAZIONE PROFESSIONALE? – MYRIAM, LA MAESTRA CHE A LIONE HA FATTO BERE IL LIQUIDO STURA-LAVANDINI ALLA PICCOLA LISA BERTULETTI, UCCIDENDOLA, VIENE DESCRITTA DAL SUO AVVOCATO COME “PSICOLOGICAMENTE FRAGILE”. IL “CAP PETIT ENFANCE”, IL CERTIFICATO CHE AVEVA OTTENUTO DA POCO, LE CONSENTIVA DI AIUTARE IL PERSONALE DELL’ASILO NIDO, MA NON DI STARE DA SOLA CON I BAMBINI - LA SCUOLA ERA GIÀ STATO OGGETTO DI UNA DENUNCIA PER MALTRATTAMENTI NEL 2021, E A FEBBRAIO DI QUEST'ANNO...

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Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”

 

I funerali di Lisa Bertuletti si terranno mercoledì a Lione. Giovedì avrebbe compiuto un anno. La bambina è nata in Francia dove il padre Fabio Bertuletti, 37 anni, ingegnere, vive dal 2016. Nel novembre 2020 l'uomo, originario di Torre Boldone (Bergamo), si è sposato con la francese Sophie Clozel, manager specializzata nelle risorse umane.

 

La mattina del 22 giugno Lisa viene lasciata presto all'asilo nido «People & Baby», al numero 3 di place Danton, nel centro di Lione, a 10 minuti a piedi dalla grande stazione di Part Dieu. L'asilo apre alle 7 e 30, Lisa è la prima ad arrivare e a occuparsene è Myriam, 27 anni, l'unica dipendente dell'asilo presente in quel momento. Passano pochi minuti, non sono ancora le 8, ed ecco la tragedia.

 

La bambina si mette a piangere, la ragazza che ne ha la responsabilità perde immediatamente il controllo. Prende una bottiglia di Destop, il liquido con soda caustica che serve per sturare i lavandini, glielo versa addosso, poi glielo fa bere.

Quando altri genitori e le maestre arrivano all'asilo la bambina è incosciente, vengono chiamati i soccorsi, ma all'ospedale i medici non riescono a salvarla.

 

La ragazza viene portata nel carcere di Corbas, all'inizio parla di un errore ma quasi subito durante l'interrogatorio ammette di non avere sopportato il pianto della bambina e di avere voluto farla tacere.

 

«È un dramma spaventoso, sono vicino alla famiglia di quella povera bambina», dice Philippe Duplan, l'avvocato della ragazza accusata di «omicidio volontario su minore di 15 anni». L'avvocato Duplan insiste sul fatto che «difenderò la mia cliente nel rispetto del dolore dei genitori, è un gesto terribile e non oso pensare a quello che devono passare in questo momento». Poi l'avvocato avanza una possibile linea di difesa che è anche un tentativo di spiegazione di quello che può essere successo.

 

La ragazza viene descritta come «psicologicamente fragile, con difficoltà intellettuali». A 27 anni ha appena ottenuto il «CAP petit enfance», cioè il «certificato di attitudine professionale» che le consente di aiutare il personale educativo negli asili nido. Ma forse «e questo dovrà stabilirlo l'inchiesta», precisa l'avvocato, quel diploma non era sufficiente per affidare alla sola responsabilità della ragazza una bambina di neanche un anno.

La struttura «People & Baby» non ha ancora preso posizione, è chiusa da mercoledì scorso.

 

Ma accanto a Myriam che ha già confessato, e della quale i giudici valuteranno la capacità di intendere e di volere, c'è la questione dell'organizzazione dell'asilo.

 

«People & Baby» è un marchio piuttosto conosciuto in Francia e nel mondo. Società nata nel 2004 per rispondere alla mancanza di posti negli asili francesi, è tuttora in mano ai due fondatori, l'imprenditore Christophe Durieux e la puericultrice Odile Broglin.

 

Circa 700 asili in Francia, ai quali talvolta fanno ricorso anche i municipi in sostituzione del servizio pubblico, e altri 150 in 12 Paesi tra i quali l'Italia. Già in passato gli asili «People & Baby» sono stati toccati da forti polemiche. Nel novembre 2021, secondo un'inchiesta di LyonMag , una mamma ha presentato denuncia in commissariato contro un altro asilo della stessa catena a Lione per graffi e possibili percosse sulla propria figlia di quattro mesi, mentre a febbraio di quest' anno una ventina di dipendenti di un asilo «People & Baby» di Digione hanno scioperato per protestare contro le pessime condizioni - mancanza di riscaldamento, maltrattamenti - in cui venivano tenuti i circa 80 bambini della struttura.

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