Estratto dell'articolo di Luca Gambardella per www.ilfoglio.it
È iniziata l’operazione punitiva contro le milizie filoiraniane in Siria e Iraq dopo l’attacco di domenica scorsa a una base americana in Giordania. Ieri sera, intorno alle 22 ora italiana, i bombardieri americani di lungo raggio B-1, insieme ai caccia F15 dell’aviazione giordana, hanno colpito in totale 85 obiettivi in quattro località della Siria orientale e in tre dell’Iraq occidentale. […]
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Gli attacchi di ieri sera, come prevedibile, non hanno portato a perdite incolmabili per l’Iran, sebbene abbiano ridotto sensibilmente la disponibilità di armi e munizioni delle milizie. “Aspettiamo che domani sorga il sole e faremo una valutazione dei risultati dell’attacco. Siamo abbastanza fiduciosi”, ha commentato ieri sera in conferenza stampa il generale D.A. Sims. Nei piani originari americani, l’operazione dovrebbe durare diversi giorni e non dovrebbe colpire il territorio iraniano.
Ma le parole di Biden di ieri sera a proposito dei tempi e delle modalità dell’attacco che saranno “scelti in base alle nostre decisioni” lascia intendere che i raid non saranno continuativi e dipenderanno da come si comporteranno le milizie filoiraniane. Se le minacce contro le basi americane dovessero interrompersi, gli attacchi potrebbero essere congelati.
È la stessa strategia adottata contro gli houthi dello Yemen dalla coalizione anglo-americana: lanciare attacchi preventivi solamente quando la minaccia sembra essere imminente. Anche ieri notte, due ore dopo i raid al confine tra Siria e Iraq, altri missili sono stati lanciati contri i ribelli filoiraniani dello Yemen.
La possibilità che stavolta la deterrenza americana funzioni, dopo 185 attacchi filoiraniani alle basi statunitensi fra Siria e Iraq dallo scorso ottobre e la cinquantina di aggressioni lanciate dagli houthi nel Mar Rosso, è tutta da verificare. Poche ore dopo l’attacco, il fronte della Resistenza islamica in Iraq, l’ombrello che racchiude le milizie filoiraniane, ha annunciato di avere attaccato con un drone la base americana di Harir, nel Kurdistan iracheno.
Ieri, Harakat Hezbollah al Nujaba, un’altra milizia filoiraniana, ha annunciato che non si unirà alla tregua decisa tre giorni fa da Kataib Hezbollah e che continuerà a prendere di mira le basi americane in Siria e Iraq.