Estratto dell’articolo di Cesare Giuzzi per www.corriere.it
«Grazie, buongiorno e buona giornata». Non una smorfia, non una parola in più. Mai nulla che scalfisse quella «cortesia formale e ineccepibile» che finora ha caratterizzato il suo rapporto in carcere con gli agenti della penitenziaria.
Ieri pomeriggio, quando gli hanno consegnato nella stanza-cella nel Sai del carcere di Opera il rigetto della revoca del carcere duro firmato dal ministro Nordio, l’anarchico Alfredo Cospito non ha battuto ciglio. Ha salutato gli agenti e letto il documento. «Come se in qualche modo se l’aspettasse», raccontano dal carcere.
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Il suo legale ha annunciato il ricorso. Ma ora che la strada della revoca al regime del 41 bis è ancora più stretta, i timori sono soprattutto sul fronte dell’ordine pubblico. Domani a Milano sfilerà un corteo di solidarietà organizzato dagli anarchici, con quali intenzioni nessuno lo sa. Il doppio fronte del caso Cospito è questo: cella e piazza, le condizioni di salute del detenuto e l’incandescenza del movimento nelle strade.
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Due vasi comunicanti, anche se il 55enne esponente della Federazione anarchica informale ostenta, almeno con chi lo ha incontrato, apparente distacco dal mondo esterno. Conosce però ciò che avviene oltre le mura di Opera. Come previsto dalle norme del 41 bis riceve i quotidiani «censurati», senza gli articoli che riguardino il suo caso, ma può vedere i canali televisivi e ascoltare la radio che mette a disposizione l’amministrazione penitenziaria.
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Per ora le sue condizioni rimangono compatibili con la detenzione. Il suo rifiuto del cibo è arrivato al giorno 113. «Ha perso 47 chili — le parole del legale Flavio Rossi Albertini che ieri lo ha incontrato a Opera —. Ora pesa 70 chili e non prende gli integratori». Sabato sarà visitato dal medico nominato dal difensore.
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