Laura Cuppini per il corriere.it
Un test che rileva la presenza di Sars-CoV-2 semplicemente attraverso il respiro. InspectIR Covid-19, simile a un etilometro, è stato autorizzato in emergenza dalla Food and drug administration americana (Fda): è sensibile ad alcuni composti chimici associati all’infezione. Può essere eseguito, oltre che in ospedali e strutture sanitarie, anche in luoghi diversi (per esempio aeroporti) grazie a un dispositivo mobile grande quanto un bagaglio a mano (grazie a uno spettrometro di massa in miniatura).
L’esame deve essere però eseguito da un soggetto qualificato e sotto la supervisione di un operatore sanitario. Il risultato arriva in meno di tre minuti e una singola macchina può analizzare circa 160 campioni al giorno.
Sensibilità elevata
La validità di InspectIR Covid-19 è stata dimostrata in uno studio che ha coinvolto 2.400 persone, con e senza sintomi di infezione. Risultato: il test ha raggiunto il 91% di sensibilità (percentuale di campioni positivi a Sars-CoV-2 che il test ha identificato correttamente) e il 99% di specificità (percentuale di campioni negativi identificati correttamente).
Anche il valore predittivo negativo è elevato (99,6%): significa che le persone che risultano negative al test lo sono davvero nella maggior parte dei casi, anche nelle aree di bassa prevalenza della malattia. Dati di efficacia simili sono emersi da uno studio clinico incentrato sulla variante Omicron.
La tecnica
InspectIR Covid-19 sfrutta la tecnica della gascromatografia-spettrometria di massa (GC-MS) per rilevare cinque composti organici volatili (volatile organic compounds, VOCs) associati all’infezione da Sars-CoV-2 nel respiro, che fanno parte delle famiglie di particolari sostanze, i chetoni e gli aldeidi. Quando il dispositivo «vede» questi marcatori dà un risultato positivo presunto, che deve essere poi confermato con un test molecolare. D’altro canto, spiega la Fda, anche i risultati negativi devono essere considerati nel contesto dei contatti recenti del paziente e della presenza di sintomi riconducibili a Covid, in quanto non escludono al 100% l’infezione.
I precedenti
L’idea di identificare i positivi a Sars-CoV-2 attraverso il respiro (evitando quindi i tamponi oro-naso-faringei e i salivari, questi ultimi con un’affidabilità inferiore) non è nuova. A ottobre l’Istituto di chimica biomolecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Icb) ha presentato in uno studio un dispositivo in grado di analizzare campioni di condensato dell’aria espirata.
Anche in questo caso la capacità diagnostica era risultata buona, con una sensibilità del 92%, specificità del 99% e attesa per il referto di 6 minuti. Secondo gli esperti del Cnr questa tecnica (Inflammacheck) offre diversi vantaggi, dal basso rischio di diffusione virale o contaminazione ambientale, alla formazione minima del personale.
Analizzare il fiato
Da anni la comunità scientifica si interroga sulla possibilità di riconoscere la presenza di determinate malattie con un semplice esame del respiro: disturbi del fegato e renali, asma, diabete, tubercolosi, infezioni gastrointestinali, fino ai tumori. I test sull’alito sono indolori, danno risultati in tempi rapidissimi e sono meno costosi degli esami del sangue.
Alla base c’è un grande studio di catalogazione delle molecole presenti nell’aria espirata, con l’obiettivo di determinare quali concentrazioni sono normali e quali indicano invece problemi di salute. Oltre a ossigeno, azoto e anidride carbonica, il nostro fiato contiene composti organici volatili e composti non volatili, ovvero gocce microscopiche di anticorpi, peptidi, proteine e Dna che possono dare informazioni aggiuntive. Il fiato però è influenzato da una serie di fattori confondenti (cibo, farmaci, pulizia dei denti), che possono interferire con l’analisi.