Dopo poco più di tre mesi dall'arresto e meno di quattro dagli stupri di Rimini, arriva la prima sentenza per un componente della banda, anzi il capo, il congolese Guerlin Butungu. Ed è una dura condanna: sedici anni di reclusione in direttissima per l'unico maggiorenne del gruppo accusato di aver stuprato, rapinato e picchiato sulla spiaggia di Miramare, la notte del 26 agosto, una coppia di turisti polacchi e una prostituta trans peruviana, e di aver violentato una turista milanese e rapinato il compagno la notte del 12 agosto.
Una sentenza che il presidente del tribunale collegiale di Rimini, Silvia Corinaldesi, ha letto in pubblica udienza dopo quasi tre ore di camera di consiglio. Butungu, dunque, è stato dichiarato colpevole di tutti i reati e nonostante il Tribunale abbia "ritenuto la continuazione delle condotte e applicato lo sconto di pena per il rito abbreviato", condannato a 16 anni di carcere, quattromila euro di multa e al pagamento di tutte le spese processuali, comprese quelle di mantenimento in carcere.
Il Tribunale ha poi ordinato l'espulsione del congolese dall'Italia a pena espiata. L'imputato è stato infine condannato al risarcimento del danno alle parti, da stabilirsi in sede civile, con provvisionali esecutive di 30 mila euro alla ragazza polacca e 20 mila al compagno, 30 mila euro alla prostituta peruviana, 10 mila al Comune di Rimini, altrettanti alla Regione Emilia-Romagna. Liquidati in via definitiva invece cinquemila euro all'associazione "Butterfly anti violenza e stalking" e poco meno di settemila all'Ausl Romagna.
La condanna è stata superiore alla richiesta della Procura della Repubblica che aveva chiesto 14 anni e mezzo. A Butungu gli investigatori della squadra mobile di Rimini erano arrivati il 3 settembre dopo una settimana di indagini, grazie alla lucida ricostruzione dei fatti resa dalla peruviana, ma soprattutto alle confessioni degli altri indagati, due fratelli marocchini, 15 e 16 anni, e alle indicazioni del terso complice, 17enne nigeriano.
Qualche giorno dopo il fermo, Butungu che inizialmente si era detto estraneo ai fatti, aveva confessato nel carcere di Pesaro, negando solo alcuni episodi come quello della cessione di droga ai complici. Per i tre più giovani la Procura per i minorenni ha chiuso le indagini e si va verso un processo con giudizio immediato, ancora da fissare.
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