Claudia Voltattorni per il "Corriere della Sera"
Dal primo ottobre le bollette di gas e luce segneranno aumenti anche fino al 40%, ma quel che è peggio è che la stangata d'autunno potrebbe continuare fino al 2025. Un'analisi di Standard& Poor' s prevede che la corsa dei prezzi dell'energia continui in tutta Europa anche nel 2022 e nel 2023. A causa di «una contrazione dell'offerta». Non solo.
I prezzi dell'energia elettrica in Italia saranno i più alti d'Europa «fino al 2025 a causa di una strutturale carenza di offerta». Quindi, se nel 2021 c'è «un forte rimbalzo» dell'energia elettrica - dai 38 euro al megawattora del 2020 ai 50 euro del 2021 -, con i prezzi di gas e carbone a tirare la volata, nel quadriennio 2022-2025 si supereranno i 60 euro al megawattora: «Le importazioni giocano un ruolo importante per il mercato elettrico italiano». La stima dell'agenzia è un aumento delle importazioni del 50% rispetto al 2018, con l'energia estera che coprirà circa il 20% della domanda negli anni 2021-2025.
Ma il passaggio alle energie rinnovabili porterà, sottolinea S&P, ad una maggiore volatilità dei prezzi. In tutta Europa si teme perciò un rialzo eccessivo dell'inflazione con ricadute pesanti su consumatori e ripresa economica. Una situazione che preoccupa anche per i suoi risvolti sociali. Lo ha sottolineato qualche giorno fa lo stesso premier Mario Draghi che ha parlato di «costi economici e sociali immensi». È atteso quindi in settimana il decreto del governo per tamponare la corsa delle bollette. Un intervento da circa 4 miliardi di euro che andrebbe ad aiutare con un sistema di bonus soprattutto le famiglie con i redditi più bassi e che potrebbe rivedere quegli oneri di sistema contenuti nelle bollette tagliandoli, così come chiesto dalla Lega in una mozione al governo. Il Consiglio dei ministri ne discuterà giovedì.
Contro il caro-bollette si muove anche il resto d'Europa. Il governo spagnolo ha già approvato un pacchetto di misure per abbassare le bollette elettriche che prevede dalla riduzione del 90% della tassa speciale sull'elettricità alla sospensione della tassa sulla produzione di elettricità. In Francia il governo pensa di ampliare la platea delle famiglie cui destinare aiuti finanziari.
La Norvegia invece ha annunciato che aumenterà l'esportazione del gas naturale in Europa per i prossimi 12 mesi: il governo ha dato l'ok all'aumento di 2 miliardi di metri cubi dal primo ottobre. Intanto un gruppo trasversale di 43 parlamentari europei (nessun italiano) chiede alla Commissione europea di indagare «su una possibile deliberata manipolazione del mercato da parte di Gazprom e la potenziale violazione delle regole di concorrenza dell'Unione che hanno portato a bollette energetiche più elevate per i consumatori europei». Gli eurodeputati denunciano i prezzi spot europei del gas «saliti a livelli senza precedenti nel luglio-settembre 2021 a 700 dollari per mille metri cubi». All'inizio del 2021 il prezzo era di 300 dollari.
«GAZPROM RICATTA L'EUROPA, NON ALZA LE FORNITURE DI GAS»
Gabriele Rosana per "il Messaggero"
«Siamo di fronte a un ricatto vero e proprio», dice Anna Fotyga, ex ministra degli Esteri polacca e veterana del Parlamento Ue (dove siede tra i banchi dei Conservatori e riformisti), una degli oltre 40 firmatari del documento di denuncia inviato alla Commissione Ue.
Secondo gli eurodeputati, Gazprom starebbe deliberatamente portando avanti una strategia per non aumentare le forniture del gas e far salire così alle stelle i prezzi dell'energia, mettendo l'Europa con le spalle al muro e senza alternative se non quella di sbloccare già subito l'iter burocratico necessario per l'attivazione da ottobre del gasdotto Nord Stream 2, la rotta appena completata che corre sotto il mare del Baltico e bypassa Ucraina e Polonia.
Nel documento inviato alla Commissione si parla chiaramente di «grave distorsione del mercato» messa in atto dal monopolista di Stato russo mentre si chiede l'adozione tempestiva di misure temporanee per frenare il rally del prezzo del gas. Lo schieramento è bipartisan ed è pure più compatto che mai nella richiesta non solo di stoppare la speculazione russa, ma pure di fermare la messa in opera del gasdotto. I
FIRMATARI Nessun italiano compare tra i firmatari, ma ci sono tanti polacchi, baltici, rumeni, bulgari, e pure francesi, greci e qualche tedesco di varia estrazione politica: un dato che fa riflettere, anche in vista delle elezioni federali di domenica, visto che il completamento di Nord Stream 2 e il raddoppio delle forniture dirette in Germania sono stati fortemente voluti dal governo di Angela Merkel anche a costo di uno strappo con i partner europei e americani. La Commissione ha ricevuto la lettera e risponderà a tempo debito, precisano dall'esecutivo Ue, senza lasciar trapelare ulteriori indicazioni sull'attività di Bruxelles.
Ma gli europarlamentari non demordono, accomunati dalla convinzione che Gazprom abbia volutamente declinato la richiesta fatta in estate «di incrementare i volumi di gas per rifornire le riserve europee in vista dell'inverno» (riserve che adesso si trovano al 75% della loro capacità, il livello più basso degli ultimi dieci anni); e questo «nonostante le informazioni disponibili secondo cui il colosso russo avrebbe una sufficiente capacità produttiva» per venire incontro alla domanda.
Oltretutto, «ora Gazprom non starebbe sfruttando la capacità dell'attuale e già esistente gasdotto Nord Stream», che consentirebbe un aumento delle forniture senza attendere l'apertura del raddoppio, di fatto creando problemi alla ripartenza delle economie Ue. Proprio ieri i rappresentanti del colosso russo hanno fatto conoscere la loro posizione: «Forniamo gas come richiesto dai nostri clienti e nel pieno rispetto degli obblighi contrattuali, sforzandoci di soddisfare le richieste aggiuntive se possibile - ha detto un portavoce –
Continuiamo a fornire gas a un livello prossimo al record storico, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2020». Secondo vari analisti, con la limitazione dei flussi la Russia starebbe cercando di convincere l'Europa della centralità di Nord Stream 2 per la sicurezza energetica del continente, soprattutto ora che la stagione fredda e l'aumento dei consumi domestici sono all'orizzonte. Insomma, il ricatto è servito.
Anche perché, ci spiega l'eurodeputata Fotyga, i fatti sono chiari e sono pure avvalorati da un provvedimento della giustizia civile tedesca. «Nord Stream - dice - non rispetta le regole Ue sull'energia, sicché la procedura di certificazione non può essere completata, né il gasdotto può essere autorizzato a immettere anche solo un metro cubo di gas nel mercato europeo». Il problema è sicuramente giuridico, ma è anzitutto politico. E riguarda più che mai il futuro delle relazioni già complicate con Mosca.
Appena qualche giorno fa, mentre montava la polemica con Gazprom, ricorda Fotyga, il Parlamento ha approvato una risoluzione sui rapporti con la Russia: «L'Ue deve elaborare e attuare una strategia chiara sui modi per porre fine alla dipendenza dal gas e dal petrolio russi, nonché dalle altre materie prime, e rafforzare la propria autonomia energetica».
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