DITE ADDIO AGLI SPAGHETTI CON LE VONGOLE - SICCITÀ E VENTI DEBOLI HANNO FATTO VENIR MENO L'ACQUA BUONA DEL PO, LASCIANDO I CANALI IN PREDA AL SALE, AL CALDO LE ALGHE, CHE UCCIDONO OGNI FORMA VIVENTE MARINA - I PESCATORI DELLA SACCA DI GORO, IN PROVINCIA DI FERRARA, SONO DISPERATI: SONO COSTRETTI A BUTTARE CESTE DI VONGOLE - "C'È IL RISCHIO DI PERDERE DECINE DI MILIONI DI EURO…"

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Andrea Pasqualetto per il “Corriere della Sera”

 

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Se la domenica mattina trovi Giacomino Pezzolati fra le acque torbide della Sacca significa che qualcosa non va. Lui è il decano dei vongolari di Goro ed è qui a tirar su alghe con le mani ancora forti e nodose: «Un disastro, stanno uccidendo tutto».

 

Sessant' anni di pesca alle spalle, il volto scavato dal sale e dal sole, Pezzolati cerca di salvare la sua coltivazione di vongole veraci, come fanno altri 1.700 pescatori in questo specchio d'acqua stretto fra il Delta del Po e l'Adriatico, una sorta di mare di mezzo diventato l'habitat ideale dei molluschi.

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È l'oro di Goro e l'anziano pescatore sta combattendo la sua battaglia per difenderlo. Il problema nasce da siccità e venti deboli che hanno fatto venir meno l'acqua buona del grande fiume, quella dolce. Il cuneo salino sta infatti risalendo i canali per chilometri lasciando la Sacca in preda al sale, al caldo le alghe, capaci di proliferare in pochi giorni togliendo ossigeno a ogni forma vivente marina.

 

DITE«Guarda qua, tutte morte, le stavo curando da un anno e mezzo», ti mostra un cesto di vongole da buttare. Per Pezzolati e per i pescatori della Sacca una stretta al cuore.

 

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Goro, capitale europea dell'allevamento, è un paese di 3.500 anime, per lo più occupate nel business della preziosa bivalva. A partire dalla sindaca, Marika Bugnoli, segretaria del cooperativa di servizi marittimi Cosemar che ha circa 600 soci: «Stiamo rischiando di perdere tutto, bisogna scavare subito la bocca di accesso alla Sacca in modo da favorire almeno il ricambio naturale dell'acqua», ha deciso dopo aver letto le conclusioni del suo responsabile tecnico che prefigura «eventi catastrofici per l'ambiente e i molluschi». Bugnoli ha invitato i cittadini a razionare l'acqua: «... evitare lavatrici poco cariche, preferire la doccia alla vasca da bagno, chiudere i rubinetti durante il lavaggio dei denti...».

 

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Per capirne di più ci siamo fatti guidare da Fausto Gianella, storico vongolaro del posto, presidente della cooperativa La Vela e spina nel fianco delle istituzioni: «Non fanno nulla mentre la Sacca muore». Sono le 7 del mattino e il suo batlin , una barca a fondo piatto, attraversa le acque quiete della Sacca carica di nasse e attrezzi, mentre intorno spuntano pali e telecamere di videosorveglianza: «Le abbiamo messe per i ladri ma qui non c'è più niente da rubare».

 

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Ferma il motore, indossa lo scafandro, la sua seconda pelle, e scende in acqua: «Vedi questi filamenti - alza un pugno di alghe - Entrano nella vongola e la uccidono come un predatore». Si avvicina un pescatore con una cesta. Si chiama Giovanni e ha l'aria di chi non ne può più: «Ne ho portate via 700 di queste!», tutte piene di erbacce scure. Bugnoli, Gianella e Pezzolati camminano nella laguna limacciosa trascinando le loro barche e rastrellando il fondale come novelli spazzini del mare. Il Po scorre lì, a tre miglia, avvizzito e, soprattutto, salato. C'è uno spauracchio: «L'acqua bianca, se arriva addio semina».

 

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L'acqua bianca è l'ultimo stadio dell'invasione delle alghe. «Diventa bianca quando si decompongono, consumano i nutrienti e soffocano qualsiasi essere vivente», spiega il biologo marino Edoardo Turolla che qui ha impiantato il suo Centro di ricerche molluschi. Due conti li ha fatti il suo omonimo Thomas, vongolaro e vicesindaco: «Con delega alla pesca - precisa lui con orgoglio - C'è il rischio per tutti di perdere l'investimento d'inizio stagione, oltre al reddito, decine di milioni di euro». Il fantasma dell'acqua bianca agita la capitale della vongola.

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