Carlo Macrì per www.corriere.it
Hanno assistito al pestaggio e sono stati «consapevoli tanto che il loro contributo all’aggressione è stato attivo». Con queste motivazioni il giudice delle indagini preliminari di Crotone ha emesso un provvedimento di custodia cautelare nei confronti di due donne, madre e figlia, 41 e 17 anni — la prima finita in carcere, la seconda ristretta in una casa famiglia —, accusate di aver aiutato Nicolò Passalacqua, 22 anni, in carcere con l’accusa di tentato omicidio per il pestaggio del giovane Davide Ferrerio, avvenuto l’11 agosto scorso a Crotone.
Il ragazzo bolognese di 22 anni, originario di Crotone, ridotto in fin di vita con calci e pugni è ora ricoverato, in stato vegetativo, all’ospedale Maggiore di Bologna. Madre e figlia, quella sera, hanno accompagnato Passalacqua nei pressi del Tribunale della città, con l’intento di individuare la persona che, con un messaggio su WhatsApp, aveva dato appuntamento alla 17enne, di cui l’autore del pestaggio si era invaghito.
Davide Ferrerio quella sera si trovava nella zona, in attesa di un amico per andare a mangiare una pizza. Il ragazzo è stato scambiato per il rivale in amore, anche se non aveva mai avuto a che fare né, conosceva Nicolò Passalacqua.
L’aggressore l’ha raggiunto e ha iniziato a colpirlo, nonostante il tentativo del ragazzo di scappare per raggiungere la casa della nonna, che si trovava poco distante. Tutto questo mentre il vero autore del messaggio alla ragazzina, che intanto era giunto sul luogo dell’appuntamento, si dileguava. La squadra mobile di Crotone da quell’11 agosto ha continuato a svolgere indagini, anche utilizzando tecniche sofisticate.
E così, dall’esame delle intercettazioni di conversazioni e comunicazioni, del contenuto dei cellulari sequestrati agli indagati, dall’analisi delle immagini degli impianti di sorveglianza e dei lettori delle targhe installati nel territorio di Crotone, la polizia ha chiarito il ruolo di madre e figlia nell’aggressione di Davide, fornendo alla procura una serie di risultati investigativi che hanno convinto i magistrati a chiedere al gip l’emissione dei provvedimenti.
Nei giorni scorsi Giusy Orlando, madre di Davide, in un’intervista al Corriere della Sera, ha chiesto che fosse indagato anche l’uomo che aveva inviato il WhatsApp alla ragazzina e che prima dell’aggressione a Davide era presente sul posto, in attesa della 17enne.
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