Laura Berlinghieri per “la Stampa”
«Io ora devo uscire. Ho delle questioni in sospeso con alcune persone. Penso che morirò. Oppure, se non muoio, avrò delle ferite gravi. Ma penso che morirò». È il contenuto del messaggio vocale che Ahmed Jouider, di 15 anni, ha inviato alla sua ex fidanzatina, prima di sparire nel nulla, giovedì sera. Mortise, periferia di Padova.
Il ragazzo vive qui con la mamma Latifa e la sorella, la sua famiglia è di origini marocchine. «Non sappiamo più cosa pensare. Continuiamo a tornare indietro nel tempo con i ricordi, immaginando cosa possa essere accaduto. Ma non sappiamo davvero più cosa pensare. Siamo solo in attesa, sperando che Ahmed torni presto», dice la sorella, a casa insieme alla mamma, circondata dagli amici.
«Ci appoggiamo a loro, perché una situazione così è difficile da affrontare da soli». Ahmed frequenta un istituto superiore di Padova, ha tanti amici. Ma qualcosa, in quella ripetizione di quotidianità, deve essersi rotto. Lo dimostrano i volantini che adesso tappezzano la città: sono stati attaccati in ogni angolo dalla mamma e dalla sorella che, disperate, cercano il ragazzo: alto un metro e settanta, capelli e occhi castani.
Non torna a casa da cinque notti, non lo aveva mai fatto. La mamma e la sorella lo hanno visto per l'ultima volta giovedì sera. Fino a quel momento, raccontano, era normale: nessun gesto inconsueto, nessun discorso che potesse far pensare a un qualche tormento, se non forse i soliti, dell'adolescenza.
«Mio fratello è un ragazzo gentile, disponibile, aperto, molto estroverso, ma anche molto pacato. Modi di fare e atteggiamenti che non ha mai cambiato, nemmeno in questi ultimi giorni. Sempre tranquillo, non avremmo mai potuto immaginare che ci saremmo ritrovati in questa situazione», racconta ancora la sorella. In quello scorrere di quotidianità, solo l'epilogo di quell'ultima serata ha avuto una nota stonata rispetto al solito: l'abbraccio alla madre e il bacio alla sorella, prima di uscire. Due gesti strani per Ahmed, che raramente dimostrava fisicamente il suo affetto. Erano le 21,45 di giovedì.
Pantaloni della tuta neri, felpa nera con una striscia grigia, il quindicenne è uscito di casa, inforcando la sua bicicletta rossa vecchio modello, dicendo di essere diretto al vicino patronato del quartiere. Dopo pochi minuti la mamma, con il classico istinto che accomuna tutte le madri, ripensando a quei gesti, così insoliti da parte del figlio, gli ha mandato un messaggio, spaventata: «Mi fai preoccupare, dove sei?».
VOLANTINI PER LA SCOMPARSA DI AHMED JOUIDER
Lui l'ha richiamata immediatamente, rassicurandola e dicendole di essere vicino a casa, alla chiesa del Cristo Re. Poi ha riagganciato. Poco dopo la mezzanotte avrebbe spento il telefono, per non riaccenderlo. Nel frattempo, l'ex fidanzata riceveva quell'ultimo messaggio vocale, che è la traccia sulla quale, da giorni, si sta muovendo la polizia. Si cerca tra i conoscenti del ragazzo.
È possibile che il giovane, sentendosi imprigionato in una situazione più grande di lui, abbia trovato rifugio da un amico. La mamma e la sorella sono disperate. Ed è preoccupata l'ex fidanzata, destinataria di quell'ultimo messaggio che era una vera e propria dichiarazione d'amore. Il ragazzo l'ha pregata più volte di non diffonderlo. Adesso il suo volto tappezza le strade di Padova: immagini di una ricerca angosciante.