Un conosciuto prelato è morto due anni fa poiché contagiato dal covid. Aveva 89 anni e la malattia l’ha stroncato. Dopo la sua dipartita però è rimasta in sospeso la questione dell’eredità che ancora viene contesa da più parti.
Sono infatti in ballo vari testamenti ipoteticamente falsi e contese di vario genere. Secondo il primo testamento, del 14 aprile 2013 al fratello del prelato sarebbe spettata una casa di famiglia in Valsugana mentre l’eredità economica, stimata di 300mila euro ma in realtà rivelatasi essere di 180mila, sarebbe stata destinata ala curia e alla badante.
Tutto è stato però messo in discussione dal famigliare del prelato il quale ha ritenuto che la grafia non fosse quella del consanguineo. Inoltre nel testo erano presenti vari errori grammaticali nonostante l’uomo fosse di grande cultura e meticolosità. Proprio per questa ragione il fratello ha ingaggiato un grafologo per verificare il testamento. L’esperto ha giudicato il documento come di dubbia autenticità.
Più tardi è però spuntato un secondo testamento, che sarebbe stato datato 2014. Questo documento ha sollevato ancora più dubbi.
Le ipotesi di falso o di correzione di documento sono state smentite sia dalla badante che dalla curia di Bolzano che si dicono estranee alla vicenda. Anche quest’ultimi, ai quali sarebbe stato destinato metà patrimonio a testa, hanno ingaggiato un grafologo. Quest’ultimo ha dichiarato i documenti presentati assolutamente autentici. La vicenda finirà in Tribunale ed è probabile che verrà richiesta un’ulteriore perizia grafologica redatta da una persona super partes.