EFFETTO BREXIT – IL “PROGRAMMA DI RESIDENZA” PER I CITTADINI DELL’UE IN GRAN BRETAGNA È UN INCUBO: CI SONO ANCORA OLTRE 480MILA PERSONE CHE ATTENDONO DI SAPERE SE LA LORO RICHIESTA È STATA ACCETTATA, MA NEL FRATTEMPO NON AVERE IL "SETTLED STATUS" O IL "PRE-SETTLED STATUS" VUOL DIRE NON AVERE ACCESSO A SERVIZI E SUSSIDI, DALLA SANITÀ, AL LAVORO FINO ALLA PENSIONE – LA LEGGE PROTEGGE SOLO CHI HA FATTO DOMANDA PRIMA DEL 30 GIUGNO, MA…

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Paola De Carolis per il “Corriere della Sera”

 

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Il «programma di residenza» per i cittadini dell'Ue in Gran Bretagna è definito sul sito del governo di Londra «un sistema semplice e facile da usare». Lo è, soprattutto per chi ha dimestichezza con Internet. Per completare le varie schermate bastano pochi minuti. In genere si ha una risposta in tempi brevi.

 

Se milioni di persone non hanno avuto problemi, c'è una percentuale che ancora vive nel limbo: la scadenza per presentare domanda era il 30 giugno, eppure - stando all'Home Office - circa 483.200 persone aspettano ancora di sapere se la loro richiesta è stata approvata. L'esecutivo ha assicurato gli europei del Regno Unito che i loro diritti sono protetti e che verranno considerate anche le registrazioni giunte oltre il limite massimo.

 

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I ritardi sono dovuti, ha spiegato un portavoce, «alla mole di domande ricevute», più di sei milioni dall'avvio del programma nel marzo 2019. Sono state dispiegate «risorse aggiuntive», ovvero più personale. Nel frattempo, però, l'approccio ragionevole del governo non è rispecchiato dalla legge, che protegge solo chi ha fatto domanda prima del 30 giugno.

 

Con la Brexit, il settled status - o, per chi abita in Gran Bretagna da meno di cinque anni, il pre-settled status - è necessario per avere accesso a servizi e sussidi, dalla Sanità alla pensione, nonché per lavorare, prendere in affitto una casa, viaggiare e così via.

 

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Non avere i documenti in regola non è un problema da poco. Delle richieste giunte al governo, la maggior parte ha avuto esito positivo: 2,8 milioni di cittadini europei hanno ottenuto il settled status, 2,3 il pre-settled (questi ultimi dovranno presentare una nuova domanda per il salto nella categoria permanente). Va ricordato, inoltre, che il permesso è legato al passaporto e che ogni volta che il documento viene rinnovato bisogna comunicare i dati all'Home Office e aggiornare la documentazione. Questo per ogni membro della famiglia, senza limite d'età (anche i bambini). Una trafila non indifferente.

 

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Sono però soprattutto i ritardi a preoccupare il 3 Million Group - l'associazione per i diritti dei cittadini europei nel Regno Unito creata dopo il referendum del maggio 2016 - che parla di centinaia di casi di persone fermate al confine o rimaste senza lavoro per via della mancanza dei documenti. «Mezzo milione di richieste ancora senza risposta sono tantissime», sottolinea Luke Piper, tra i direttori del gruppo.

 

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«È un problema non indifferente non poter dimostrare di aver diritto di abitare nel proprio Paese». Dopo polacchi e romeni, «gli italiani rappresentano la terza collettività» nella classifica del settled status, spiega il console generale Marco Villani, con circa 545.000 richieste. Di queste solo una piccola parte - circa 58.000 - è stata presentata dopo la scadenza del 30 giugno, mentre circa un terzo, 144.000, è stato concluso nel mese di luglio. Se ci sono singoli casi di cittadini che hanno avuto problemi, in generale la situazione è buona: «Abbiamo fatto una campagna informativa massiccia, con una lettera a tutti i cittadini e l'apertura di uno sportello operativo sino al 30 giugno. Ci siamo adoperati per assicurarci che nessuno rimasse indietro».

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