Rinaldo Frignani per roma.corriere.it
L.X.M. e la moglie H.Y., i coniugi cinesi di 66 e 65 anni contagiati dal coronavirus e ricoverati da una settimana all’Istituto nazionale per la cura delle malattie infettive «Lazzaro Spallanzani» di Roma, sono stati trasferiti in terapia intensiva «con supporto respiratorio» dopo «un aggravamento delle loro condizioni cliniche a causa di un’insufficienza respiratoria». Soltanto lunedì avevano ricevuto la visita del console di Pechino che aveva parlato con loro con l’interfono. Per ora sono gli unici pazienti in Italia affetti dal virus n-CoV 2019.
Erano stati soccorsi all’Hotel Palatino di via Cavour, dove si trovavano in vacanza: lui aveva febbre alta e tosse forte, lei apparentemente nulla, ma era già contagiata. Provenivano da altre città, come Verona, dove ieri è stata ricoverata con la febbre la cameriera che si occupava della loro camera d’albergo. Con lei in isolamento anche i due figli: per tutti sono scattati i test, già negativi per coloro che avevano avuto contatti con la coppia dal 23 gennaio scorso. «So che ricevono le cure migliori», assicura il premier Giuseppe Conte. «Al momento — aggiunge — le misure prese sono elevate, non c’è motivo di adottarne altre».
Allo «Spallanzani» sono in osservazione 11 persone tornate da Wuhan, epicentro dell’epidemia. Altre 20 — la comitiva dei coniugi — sono monitorate, 26 dimesse. Il sistema di prevenzione è a pieno regime: in una circolare il ministero dell’Istruzione chiede ai presidi informazioni su docenti e studenti attualmente in Cina, che siano rientrati negli ultimi 15 giorni o che debbano rientrare nelle prossime settimane. E mentre a Prato la comunità cinese pensa alla quarantena fai-da-te e a Frosinone il prof della falsa sassaiola è stato indagato per procurato allarme, le ricercatrici dello «Spallanzani» che hanno isolato il virus annunciano: «Contro l’intolleranza andremo più spesso al ristorante cinese».
Intanto ministero della Salute e Twitter (forse anche Google) hanno raggiunto un accordo per fornire informazioni attendibili ogni volta che sulla piattaforma si cerca la parola «coronavirus». E in Cina è tutto pronto per il rientro del 17enne di Grado che lunedì non era potuto partire da Wuhan con altri 56 italiani — ora in quarantena nel centro sportivo dell’Esercito alla Cecchignola — perché aveva la febbre. È negativo anche lui ai test, e quindi potrebbe essere rimpatriato entro due-tre giorni, forse con l’aiuto della Francia o della Gran Bretagna interpellate dalla Farnesina, impegnate nel recupero dei loro connazionali.
L’allarme mondiale per il coronavirus non accenna a diminuire: gli ultimi dati dell’Oms confermano 20.630 casi, 3.241 dei quali solo ieri. In particolare 20.471 in Cina (3.235 ieri), 2.788 gravi, con 425 morti (64 ieri), più altre due vittime, una nelle Filippine e un’altra a Hong Kong, dove i medici hanno scioperato per la mancata chiusura totale delle frontiere con la Repubblica popolare.
Da Pechino la Commissione nazionale per la sanità sottolinea tuttavia come «il tasso di mortalità del coronavirus dovrebbe calare gradualmente», ma nel frattempo a Wuhan due centri congressi e uno sportivo sono stati convertiti in ospedali. «Chi verrà meno alle proprie responsabilità sarà punito», avverte il presidente Xi Jinping, chiedendo più prevenzione, mentre i tribunali annunciano il ricorso anche alla pena di morte per chi diffonde il virus e 15 anni di carcere per chi propaga fake news.