Lettera di Luca Josi al “Corriere della Sera”
Cinque aprile, oggi, del 1944. Oltre settanta abitanti di Chiusola, in Liguria, frazione comune di Sesta Godano, in provincia di La Spezia, vengono rastrellati e condotti nella piazza della chiesa pronti a essere trucidati. I nazisti vogliono il tenente Piero Borrotzu.
Lui si presenta, loro lo torturano e dopo poche ore lo fucilano.
I testimoni di quel giorno, che grazie a lui continuarono a vivere e poi a crescere figli e nipoti, raccontano che accolse la raffica dei suoi carnefici gridando: W l’Italia! Probabilmente sarebbe stato un giovane socialista, come la sua intera famiglia, se partito e movimento non fossero stati sciolti da tempo. Ma cosa avrà sognato per il Paese a cui regalava la vita? Città incapaci di manutenere un marciapiede?
Scuole in cui insegnanti sottopagati subiscono lezioni di diseducazione civica da protettivi genitori? Ospedali pubblici in decomposizione? O forse, semplicemente, un presente e istituzioni che ispirino fiducia nell’oggi e un orizzonte positivo e possibile per il domani. Lasciando il coraggio agli eroi. Ventiduenne era nato nel 1921: il 25 aprile di una liberazione che non vide.