Niccolò Zancan per “La Stampa”
Quel documento «è in fase di revisione». Quel documento, così come è scritto adesso, non rappresenta il sentire della Polizia di Stato e il suo metodo di selezione dei nuovi agenti. Quel documento, il decreto ministeriale 198/2003, che annovera «i disturbi di genere e di identità sessuale» fra i disturbi mentali che il candidato poliziotto non deve avere presto non sarà più sul sito della Ministero dell'Interno.
«Nei fatti è già superato», dice una fonte qualificata del Viminale. «Lo è nell'attuazione. E questo significa che nessun candidato è mai stato dichiarato non idoneo in base al suo orientamento sessuale. Ma quel documento esiste e verrà cambiato in quella parte specifica e in altre parti altrettanto obsolete, non sarà più legato in quella forma ai nostri concorsi per cercare nuovi agenti».
Che la realtà fosse più avanti delle parole e della cornice burocratica che la rappresenta è sotto gli occhi di tutti. Basta citare il caso del poliziotto Alessio Avellino in servizio alla questura di Bari, che a febbraio di quest' anno ha potuto fare il giuramento con i pantaloni, come la sua nuova e vera identità richiedeva.
«Non avrei giurato in gonna e tacchi, piuttosto avrei rinunciato a tutto anziché provare quella sofferenza. Quello che ero non poteva essere messo da parte per quello che facevo». Così, sulla pagina Facebook di Polis Aperta, associazione Lgbt+ delle forze dell'ordine, era stato lui stesso a raccontare l'esperienza. Ma il documento che annovera «i disturbi di genere» fra «i disturbi mentali» ostativi per diventare un poliziotto campeggia ancora sul sito del ministero dell'Interno, accanto al bando per l'assunzione di 1381 nuovi agenti pubblicato il 16 maggio 2022. Adesso, però, l'annuncio è ufficiale: «È in fase di revisione».
Verrà cambiato. Quelle parole non ci saranno più. Perché non hanno senso. In una nota la Polizia di Stato spiega che, nella pratica, quelle parole in realtà non hanno più peso da molti anni: «La norma di riferimento per il possesso dei requisiti psico-fisici per l'accesso ai ruoli e l'elenco delle condizioni e delle cause di non idoneità è storicamente rappresentato dal decreto ministeriale 198/2003. In esso sono riportate tutte le patologie che costituiscono causa di non idoneità, sulla base della classificazione e dei criteri diagnostici di inquadramento nosologico vigenti nel 2003.
Per quanto attiene, più specificamente, alle patologie della sfera psichica, l'elencazione di queste malattie, nel decreto ministeriale 198/2003, ha tenuto conto di quanto previsto dal D.S.M. IV-T.R. del 2000 (Diagnostic and Statistical Manual of mentale disorders - IV - Text Revision, edito dall'American Psychiatric Association), che rappresenta la linea guida di universale riferimento per la classificazione e la diagnosi delle malattie psichiatriche.
Tale linea guida, nel 2013, ha subito una revisione, con particolare riferimento ai disturbi di genere, i criteri di classificazione e di diagnosi. Da allora le commissioni deputate alla selezione dei candidati ai ruoli della Polizia di Stato si sono adeguate a tali ultimi criteri. E i test somministrati da psichiatri e psicologi sono finalizzati ad escludere la presenza di patologie psichiatriche, come la "disforia di genere", che comporta manifestazioni cliniche conclamate (quali ansia, depressione, etc...), ben definite nella loro criteriologia diagnostica».
Insomma. Anche in questo caso: le pratiche sono più aggiornate delle teorie. Ma anche le teorie e le vecchie parole sbagliate - questo è l'impegno preso dalla Polizia di Stato dopo l'articolo pubblicato dalla Stampa - verranno aggiornate presto.
ARTICOLI CORRELATI