Maria Laura Giovagnini per “IO DONNA”
I film di Francesco Rosi?
«Un Bignami di 60 anni di Storia italiana. Un cinema come oggi non si vede piu ma non e affatto datato: le tematiche, purtroppo, sono attualissime. E il “linguaggio” e stato d’ispirazione per chi e venuto dopo» spiega la figlia Carolina, annunciando le iniziative che celebreranno il centesimo anniversario della nascita del regista, il 15 novembre.
A Torino, il Museo del Cinema organizzera una mostra e un convegno incentrati sulle pellicole del “filone sociale” (Salvatore Giuliano, Le mani sulla citta, Uomini contro, Il caso Mattei, Cristo si e fermato a Eboli), piu una retrospettiva.
La Rai ha in programma una maratona, La nave di Teseo pubblichera i suoi taccuini e la natia Napoli lo ricordera all’Accademia delle Belle Arti con le foto dal set di C’era una volta, tratto dalle novelle di Basile, con Sophia Loren e Omar Sharif.
«Papa era poliedrico, non solo autore di denuncia. Sapeva raccontare una storia d’amore o trasporre un’opera lirica: la sua Carmen fu un tale successo al botteghino da risollevare le sorti della casa di produzione, la Gaumont» ricorda Carolina - in tournee fino a febbraio con Ditegli sempre di si - che al padre, nel 2019, ha dedicato un imprescindibile documentario: Citizen Rosi.
«Per lui il lavoro doveva svolgere una funzione sociale, migliorare il nostro Paese, e non si e mai arreso: la sua ultima uscita - a 90 anni, col bastone - e stata di solidarieta ai giovani che avevano occupato il Cinema America, a Trastevere, per evitare che venisse trasformato in un supermercato.
Il suo insegnamento piu prezioso come figlia?
“Andare avanti”. Non c’e colpo duro che m’abbia sotterrato. Vedo sempre il positivo e capisco che non puo esistere il bene senza il male. Come faremmo a gioire se non abbiamo conosciuto un baratro? Nel 2010 ho perso mia madre (Giancarla Mandelli, ndr) dopo anni difficilissimi (era affetta da demenza), nel 2015 mio padre; qualche mese dopo e mancato mio marito (Luca De Filippo, ndr) e, una settimana piu tardi, mia zia (la stilista Krizia, ndr). Tutti giganti, mi sentivo schiacciata non dalla loro figura, ma dalla responsabilita di portarne avanti la memoria. C’erano da prendere decisioni sulla compagnia teatrale di Luca e anche sulla casa e gli oliveti in Maremma, avrebbero dovuto essere il nostro buen retiro... Che fare?
GIANCARLA MANDELLI - FRANCESCO ROSI - CAROLINA ROSI NEL 1984
Che ha fatto?
Ho rilanciato l’azienda agricola (oggi il nostro olio e iper-premiato) e, consapevole di quanto fosse azzardato (eravamo smarriti, fragili, frastornati), ho dato subito un input di continuita alla compagnia: ho allestito Questi fantasmi, con la regia di Marco Tullio Giordana. Non ci credeva nessuno, invece non abbiamo perso uno spettatore!
E oggi e l’unica capocomica italiana. Come ha trovato la sua strada?
Piu che una strada, sono stati “segmenti” che convivono e, anzi, si nutrono uno dell’altro. All’inizio non c’e stata la recitazione, per quanto fossi stata tirata su a film: con mio padre entravamo al cinema alle tre e uscivamo alle dieci...Finite le superiori a Oxford, sono andata a Milano da mia zia come praticante stilista, scappando due anni dopo: lavorava dalle otto a mezzanotte ogni giorno, weekend compreso, e - se lo faceva lei - non lo facevi tu che hai 18 anni? No, lo fai.
Il fugone è comprensibile.
Rientrata a Roma, mi sono iscritta all’Accademia d’arte drammatica. Mi hanno offerto qualche ruolo, ma non ero contenta: da giovane idealista, volevo dedicarmi a film d’impegno. Che non arrivavano. Rigida nelle mie posizioni, ho rifiutato un blockbuster con Stallone.
Altri no clamorosi?
Tantissimi. La mia vita picchiatella, per esempio, con Pee-wee Herman, che si rivelo una fortuna per Valeria Golino. All’epoca eravamo in tre che parlavamo inglese: io, Valeria e Francesca Neri. Iniziai allora le esperienze come aiutoregista, prima con Franco (chiama spesso il padre cosi, ndr), poi con altri.
E il “taglio del cordone ombelicale” mai?
Si, lo so, i genitori vanno “uccisi”, e un fidanzato assai intellettuale s’incarico simpaticamente di dimostrarmi che papa non era Dio sceso in terra. Pero questo non ha creato un allontanamento. Devo dire la verita: i miei erano talmente intelligenti, il dialogo era talmente aperto che non e stata necessaria una fase di conflitti seri.
Non sono stata un’adolescente semplice (c’e stato il periodo delle stracanne, delle assenze a scuola) ma loro non reagivano con punizioni. Piuttosto: “Carolina, noi non ti impediamo niente perche ci fidiamo della tua capacita di capire fin dove ci si puo spingere”, instillandomi quel senso di responsabilita che mi ha fregato nella vita (ride).
Perche “fregato”?
Ho sempre messo le esigenze degli altri davanti alle mie. Sono un po’ stanca di non concedere piu di tempo a me stessa, di non impormi: “Stacco il telefono per due ore”. Ma con gli esempi che ho avuto, non ci riesco. L’unica volta che credevo di aver “beccato” un’incoerenza di papa, mi sono dovuta ricredere.
CAROLINA ROSI E LA ZIA MARIUCCIA MANDELLI IN ARTE KRIZIA
Che cosa era successo?
Una sera mi fece una predica sulla sincerita, e io: “Ah, bel discorsetto... E allora cosa mi dici di Francesca?”. Francesca era la bambina che aveva avuto dalla prima compagna, Nora Ricci, e che - in macchina con lui - era morta in un incidente: non me ne aveva parlato, l’ho scoperto da sola a 18 anni. Per Franco la mia provocazione fu, in realta, una liberazione! Aveva taciuto per “proteggermi” e, da quel momento, non c’era giorno che non facesse un riferimento a lei. Penso che il dolore non l’abbia mai abbandonato.
Gli incontri piu importanti della sua giovinezza?
Per citare solo gli amicissimi di famiglia: Antonello Trombadori, Ugo Stille, Furio Colombo, Tullio Kezich, Ettore Scola, Federico Fellini, Marcello Mastroianni, Vittorio Caprioli... Una volta, negli anni ’80, venne Miguel Bose e si sedette sul divano con ’sto cuscino vicino alla testa: su quel cuscino ci ho dormito una settimana!
Un ragazzo cosi bello non l’avevo mai visto. Franco era un riferimento per gli stranieri di passaggio a Roma: Martin Scorsese, Francis Ford Coppola, Robert De Niro, Al Pacino, Jack Nicholson. Capitava spesso. Richard Gere, avrebbe dovuto essere il protagonista di Dimenticare Palermo: le riprese slittarono per due anni e alla fine dovette rinunciare. Da parte di mamma, c’era la giostra, che cambiava di ora in ora.
La giostra?
Giocava a poker fino a notte fonda (mio padre, col suo sigaro, si appisolava in poltrona) e arrivavano personaggi ridanciani, colorati, di tutt’altro genere.
Non la mandavano a dormire?
CAROLINA ROSI E LUCA DE FILIPPO
Ci andavo (sono stata educata severamente da una tata di Trento, non me ne lasciava passare una), pero origliavo dalla scala a chiocciola. Ho passato parecchio tempo
con gli adulti, comprese le vacanze.
La piu memorabile?
Un giro della Corsica su un rimorchiatore, era di Marco Ferreri. C’erano Trombadori, Antonello Falqui, Lina Wertmuller e il marito Enrico Job, Sergio Corbucci e la moglie Nori: si rideva da mattina a sera. Mia madre restava a bordo, mio padre mi portava a vedere il cimiterino, la chiesetta: non si rinunciava mai a quel cote. Lina si e ispirata proprio ai miei per Travolti da un insolito destino: Mariangela Melato e una donna snob del Nord, Giancarlo Giannini un uomo passionale, carnale del Sud.
Una giovinezza cosi scoppiettante, che pare invidiabile, avra avuto lati negativi...
Ma no! Vedevo i miei amici e pensavo: “Madonna quanto siete noiosi!”. Sono stata privilegiata: l’estate in cui papa girava la Carmen sono rimasta tre mesi in Andalusia con la mia amica del cuore, coccolata dalla troupe.
Ad avvicinarla a De Filippo e stato pure l’aver avuto un padre “ingombrante”?
Non sono situazioni paragonabili. Luca portava sulle spalle il confronto con Eduardo, che aveva interpretato gli stessi ruoli. Amore a prima a vista? No: e stata antipatia a prima vista! Ci siamo conosciuti nel 1990: io ero aiutoregista e lui protagonista di Sabato, domenica e lunedi della Wertmuller. Siamo stati insieme 27 anni malgrado le difficolta degli inizi: piu grande di me, aveva gia una vita alle spalle, due mogli, tre figli piccoli... Ma ci trovavamo in tutto, inclusa la passione per i tatuaggi (sorride).
Ne ha davvero parecchi. Ci traccia la mappa?
In gran parte sono opera di Gianmaurizio Fercioni, un mito, uno scenografo bravissimo. Ci sono un serpentone, varie farfalle, una rosa e una gardenia. Una tigre, una rondine e una libellula. Sul polso un ramoscello d’olivo con il nome di Luca e lo shou, il simbolo cinese per “tranquillita”. Due bassotti come i miei. Ho iniziato a 18 anni a Los Angeles con una rosellina nera. Mia madre commento: “Sembra una crosta di Aids!”.
Per par condicio, adesso deve dedicare un documentario a lei.
napolitano e carolina rosi foto ansa
Non e una cattiva idea (sorride), ci sarebbe da raccontare: era partita a Milano come segretaria alla casa discografica Sugar e, in breve, era diventata direttrice generale. Era stata la compagna di Lelio Luttazzi per dieci anni. Arrivata a Roma, aveva aperto una serie di boutique (le vetrine gliele faceva anche Luchino Visconti).
Ah, ci sarebbe l’episodio di quando venne arrestata con Mina in una bisca clandestina... Era anaffettiva e ipercritica (“Troppo facile farsi voler bene - teorizzava - se ti dico: amore quanto sei bella, quanto sei intelligente”), pero lavorava 12 ore al giorno per darmi sicurezza economica. Ci ho fatto pace solo cinque anni dopo la morte.