FINE DELLA MANDRAKATA! –  A ROMA, TRE AGENTI DELLA POLIZIA MUNICIPALE SONO INDAGATI PER ESSERSI INTASCATI LE MULTE PAGATE IN CONTANTI DAGLI AUTOMOBILISTI – DOPO AVER RICEVUTO I SOLDI, I TRE RILASCIAVANO UNA RICEVUTA MA POI DENUNCIAVANO LO SMARRIMENTO DEL LIBRETTO DELLE QUIETANZE - L’INCHIESTA È PARTITA DOPO LE DENUNCE DI PERSONE NON RESIDENTI IN ITALIA CHE, PUR AVENDO PAGATO LA CONTRAVVENZIONE, AVEVANO RICEVUTO LA CARTELLA ESATTORIALE CON L’ISCRIZIONE A RUOLO PROPRIO DI QUELLA MULTA… - VIDEO

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Emilio Orlando per www.leggo.it

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Intascavano i soldi delle multe pagate “a vista”. Tre agenti della Polizia municipale risultano indagati. Come nel film “Febbre da Cavallo” (dove Gigi Proietti - che impersonava un vigile urbano - diceva agli automobilisti fermati la frase rimasta storica “Concilia?” per intascare il denaro - anche i tre agenti della Municipale in servizio al Git (Gruppo intervento traffico) riuscivano a appropriarsi del denaro grazie a un escamotage. 

 

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L’inchiesta della Procura è partita dopo le denunce di alcuni conducenti di mezzi con targa straniera e di persone non residenti in Italia che, pur avendo pagato agli agenti la contravvenzione, si sono visti recapitare una cartella esattoriale con l’iscrizione a ruolo proprio di quella multa.

 

Secondo la legge, infatti, questi trasgressori al Codice della Strada - a cui viene contestata direttamente la violazione - sono obbligati a pagarla in contanti sul posto e direttamente nelle mani di chi redige il verbale: pena il sequestro immediato del mezzo. 

 

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I tre appartenenti al Corpo della Polizia municipale, dopo aver ricevuto i soldi, rilasciavano una ricevuta ma poi denunciavano lo smarrimento del libretto delle quietanze. Un business illegale andato avanti per qualche anno probabilmente anche grazie a controlli “inesistenti”. Insomma, nessuno non si era mai accorto mai di nulla. Non solo. Non è stata mai operata una rotazione del personale incaricato di alcuni servizi definiti “delicati”.

 

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Lo stesso reparto Git è al centro di un’altra inchiesta di malaffare, legata alle rimozioni dei veicoli in sosta vietata con i carri attrezzi. Le società consorziate che operano la rimozione, infatti, devono essere attivate esclusivamente attraverso la centrale operativa, secondo un sistema di chiamata a rotazione. 

 

Ma la norma veniva bypassata da alcuni vigili che chiamavano privatamente il “carro amico”. Le indagini, delegate per il momento agli stessi investigatori della Municipale, sono nella prima fase anche se alcuni documenti scottanti sarebbero stati acquisiti dai magistrati.

 

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