Enrica Roddolo per il “Corriere della Sera”
«Voleva tornare a Windsor, voleva tornare al castello dove la madre Alice era nata nel 1885, alla presenza della regina Vittoria», dice da Londra al Corriere lo storico, amico di famiglia del principe, Hugo Vickers. E nell' amata Windsor, Filippo se n' è andato: «Sarà sepolto lì, a Windsor: per la regina queste ore sono terribilmente dolorose...».
Quanto ai Sussex, se Harry tornerà da Oltreoceano a rendere omaggio al nonno, «dico solo che hanno reso l' ultimo anno così difficile, che importa ora ciò che faranno». E nelle situazioni difficili, Filippo è sempre stato il baricentro. A lui la regina aveva delegato la gestione della famiglia, come delle proprietà della Ditta reale. Mentre lei si dedicava a regnare. E così fu lui a parlare con Diana quando il Royal wedding del secolo stava per naufragare.
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Le scrisse diverse lettere per mettere a disposizione la sua esperienza di principe che per Elisabetta aveva rinunciato a molto, e cercato un compromesso tra la corte e il suo cuore. Così quando uscì il libro di Andrew Morton, ed esplose il caso Diana, fu il duca a consigliare un incontro a Windsor. Non si trattava solo del loro amore, ma del futuro dei figli e della Corona. Carlo ed Elisabetta preferirono ascoltare e riflettere, e poiché Diana rifiutò di riprendere la discussione il giorno successivo, Filippo impugnò carta e penna, come aveva già fatto anni prima quando Carlo non si decideva a chiedere la mano di Diana. In fondo con lei aveva molte affinità: un'aristocratica dallo spirito libero. Anche Filippo ha sempre sopportato a fatica le imposizioni di palazzo.
Per Lord Brabourne, marito della cugina Patricia Mountbatten, «fu messo alla prova dalla vita di corte, con Sir Alan Lascelles (private secretary di Elisabetta II, ndr ) che era impossibile. Erano dannati, lo trattavano come un outsider». E lui non si rassegnò mai al ruolo di pura coreografia. Ma c'era altro ad accomunarli: un' infanzia solitaria, senza i gesti di una famiglia piena di attenzioni. E avevano un carattere forte, a dispetto dello sguardo mite e dolce di Shy D .
«Gli Spencer sono difficili», disse la Queen Mum. Il piglio di Filippo è noto. E come Diana, prima di lei, il duca capì i media. Chiese aiuto a professionisti della tv, a David Attenborough (nominato poi Sir per i meriti come storico della natura), all' epoca manager della Bbc , e ad Antony Craxton. Il piccolo team di esperti iniziò a lavorare con Elisabetta nei '50 per migliorarne le capacità di espressione in pubblico. Suggerì di abbassare il tono di voce e una naturalezza empatica. Così nel 1957, Her Majesty guardò la telecamera per il discorso di fine anno in tv. Il set era stato approntato da Filippo nella Long Library di Sandringham.
«Non mi riuscirà mai di essere naturale come Filippo davanti alla telecamera», dirà la regina. Filippo pioniere dell' apertura dei Windsor al mondo? «Ha visto prima, quel che stava accadendo - mi ha detto Daniel Franklin dell' Economist -. Ed è stato sia un modernizzatore che l' uomo facile alle gaffe, ma forse ben più ragionevole di come l' abbiamo percepito».
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