IL GIALLO DELLA FUGA DEL RABBINO CAPO DI MOSCA: "HA LASCIATO MOSCA, NON SI SENTIVA AL SICURO. E’ FUGGITO IN UNGHERIA DUE SETTIMANE DOPO L'INVASIONE RUSSA DELL’UCRAINA E ORA E’ IN ISRAELE PERCHÉ NON SOSTENEVA LA GUERRA" – ALTRO CHE DENAZIFICAZIONE, IL RABBINO CAPO DI MOSCA AVEVA DENUNCIATO COME “QUESTA GUERRA DI PUTIN STIA PORTANDO A UN GRANDE ESODO D'EBREI”

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Da “la Stampa”

 

Pinchas Goldschmidt Pinchas Goldschmidt

In Russia, dopo l'invasione dell'Ucraina, non si sentiva più al sicuro. E così Pinchas Goldschmidt, rabbino capo di Mosca, ha scelto di lasciare il Paeseassieme alla moglie Dara e di rifugiarsi prima per qualche giorno in Ungheria e poi in Israele. È stata la nuora, Avital Chizhik-Goldschmidt, a rivelarne le ragioni con un post accorato su Twitter.

 

«Posso finalmente rendere noto a tutti che i miei suoceri sono stati messi sotto pressione dalle autorità per sostenere pubblicamente l'operazione speciale in Ucraina e si sono rifiutati di farlo», ha scritto sul suo account Avital, che fa la giornalista a New York, spiegando che «sono fuggiti in Ungheria due settimane dopo l'invasione russa e ora sono in esilio dalla comunità che hanno amato e costruito e in cui hanno cresciuto i loro figli per oltre 33 anni».

 

Ma sulle ragioni della fuga, nella comunità rabbinica russa, c'è chi avanza dubbi o, comunque, si pone qualche interrogativo. Goldschmidt ha rifiutato di commentare la sua partenza o di rispondere a domande su un suo eventuale ritorno a Mosca, dove ieri è stato rieletto a capo della Sinagoga Corale.

 

2 - E IL RABBINO CAPO FUGGE DA MOSCA IN ISRAELE

Francesco Battistini per il “Corriere della Sera”

Pinchas Goldschmidt 3 Pinchas Goldschmidt 3

 

Aveva capito subito. E due settimane dopo l'invasione, silenzioso, aveva fatto le valigie. Via da Mosca. Dopo 33 anni, e prima che arrivasse il peggio. Il rabbino capo Pinchas Goldschmidt non ha preso aerei, se n'è andato in macchina.

 

Destinazione Ungheria e altre capitali dell'Est Europa, dove per settimane ha aiutato i profughi ucraini. Infine, Gerusalemme. Per quasi tre mesi, la più alta autorità della comunità ebraica russa è riuscita a tenere la notizia nascosta.

 

vladimir putin vladimir putin

Ora che è al sicuro, lo può rivelare dagli Stati Uniti la nuora Avital con un tweet: Pinchas e sua moglie, Dara, «sono in esilio dalla comunità che hanno ama-o e in cui hanno cresciuto i loro figli. Il dolore e la paura della nostra fami-glia, negli ultimi mesi, è al di là delle parole». 2022, fuga da Mosca. Troppe le pressioni da Putin, e da troppo tempo: Pinchas, passaporto anche svizzero, era nel mirino da anni per le sue opinioni e già nel 2005 era intervenuto Peres, allora vicepremier, per chiedere di non limitarne le libertà. Con la guerra, troppi i controlli dell'Fsb, le telefonate mute, le minacce.

 

I TATUAGGI DEI COMBATTENTI DEL BATTAGLIONE AZOV I TATUAGGI DEI COMBATTENTI DEL BATTAGLIONE AZOV

Anche perché il rabbino, altro che «denazificazione», aveva denunciato come «questa guerra di Putin stia portando a un grande esodo d'ebrei». È un dato: più della metà della comunità ebraica ucraina, fino a 400 mila persone, è scappata in Polonia, in Romania, in Moldavia, nei Paesi baltici, in Israele, in America. Gli ebrei di Kiev portano sulle spalle una delle pesanti memorie legate alla Shoah: le bombe hanno sfiorato anche il monumento alle 33 mila vittime di Babin Yar, luogo d'uno dei peggiori massa-cri nazisti. E i russi hanno colpito pure le sinagoghe a Kharkiv e a Mariupol. Anche gran parte della comunità russa sta pensando d'imitare gli ucraini: fiutando l'aria grama, molti se ne stanno andando.

battaglione azov battaglione azov battaglione azov battaglione azov battaglione azov battaglione azov battaglione azov battaglione azov vladimir putin 1 vladimir putin 1

 

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