A.M., pluripregiudicato di 40 anni, è stato condannato ieri a due anni di carcere per aver violentato la sua legale. L’uomo era uscito di galera da due settimane dopo aver scontato la pena per altri reati. Nel settembre 2017 a Rebibbia l’uomo si trovava recluso per reati connessi alla droga.
Lo studio di avvocati che lo segue manda una praticante a parlargli. Lei lo segue ancora e decide di andare ai colloqui più volte. A quel punto lui manifesta un interesse nei confronti di lei. I due iniziano a scriversi. La donna gli fa capire che è inopportuno.
Anche perché nel frattempo è stata sottoposta a procedimento disciplinare per aver avuto rapporti con un suo assistito. «Se vuoi che continui ad essere il tuo avvocato devi cambiare atteggiamento, perché ricordati che quei bastardi vedono tutto. Posso essere una tua amica, ma tra noi due non ci deve essere niente», gli scrive. Poi si presenta a un ultimo colloquio. E qui, racconta il Messaggero, si verifica la violenza.
L’uomo prova a darle un bacio quando lei arriva in sala colloqui. Lei lo allontana, il detenuto cerca di tirarle su la maglietta. Lei si stacca e scappa in bagno. Poi torna a prendere le proprie cose e avvisa la polizia penitenziaria.
Gli agenti si avvicinano alla sala. Quando la vittima rientra, A.M. arriva a chiudere in un angolo la donna per provare ad approfittarsi di lei. L’avvocatessa urla e la polizia interviene. «Ma che stai facendo?», chiede uno dei poliziotti. «Perché che sto facendo? Mica nulla di male», risponde A.M. con i pantaloni abbassati.