Alberto Flores D’Arcais per “la Repubblica”
Con una sentenza che già fa discutere, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha annullato la condanna a morte di Timothy Tyrone Foster, un afroamericano che era stato condannato alla pena capitale nel 1987 (aveva allora 18 anni) per l’uccisione di una donna, da una giuria popolare composta solo da bianchi.
La motivazione avrà un impatto giuridico storico sulla formazione delle giurie popolari in tutti i processi, soprattutto quelli che vedono sul banco degli imputati uomini e donne delle minoranze razziali (neri in prima fila).
A stragrande maggioranza (sette voti contro uno) i giudici supremi hanno infatti approvato la relazione di John Roberts (giudice capo della Corte) che stabilisce che nel processo in cui Foster è stato condannato «il focus sulla razza nelle scelte del procuratore dell’accusa dimostrano uno sforzo concentrato ad evitare che venissero scelti giurati neri nella giuria popolare».
Per ironia della sorte il solo giudice a votare contro è stato Clarence Thomas, l’unico nero che fa parte della Corte Suprema Usa. Non è una sorpresa, visto che dopo essere stato “silenzioso” per decenni il giudice (noto per le sue posizioni di destra radicale) ha deciso di prendere il posto di Anthony Scalia, morto pochi mesi fa, come capofila delle istanze ultra-conservatrici.
Si tratta di una sentenza doppiamente importante perché Foster (arrestato per la orrenda morte di Queen Madge White, 79 anni, trovata uccisa dopo essere stata violentata) non ha mai negato di essere il responsabile dell’omicidio. Dopo l’arresto aveva confessato e durante il processo non aveva ritrattato.
La Corte Suprema Usa sancisce quindi - ed è una sentenza di straordinario valore - che anche un imputato reo confesso ha diritto, esattamente come tutti gli altri, ad avere un processo equo in cui la scelta dei giurati non possa essere (la storia dei processi razziali, nel Sud degli Usa e non solo, è piena di giurie “pilotate”) condizionata dalla razza.
Nella stessa ora in cui veniva resa pubblica la sentenza della Corte Suprema, in un tribunale di Baltimora veniva assolto da tutte le imputazioni Edward Nero, l’agente di polizia coinvolto nella morte del giovane afroamericano Freddie Gray il 12 aprile del 2015. Gray morì dopo essere stato arrestato e la sua morte scatenò violente proteste che incendiarono per giorni Baltimora e provocò un’ondata di manifestazioni in tutti gli Stati Uniti.
Nero era accusato di violenza premeditata, eccesso dell’uso della forza e cattiva condotta in servizio. Il giovane afroamericano aveva 25 anni, ed era stato fermato con l’accusa di avere con sé un coltello a serramanico. Trasportato a forza in un furgone, era entrato in coma dopo un trauma alla spina dorsale. Il timore adesso è che possano riesplodere disordini.
Quando fra pochi mesi il primo presidente afroamericano lascerà la Casa Bianca la questione razziale sarà ancora molto lontana dall’essere risolta. Poco prima di partire alla volta del Vietnam Obama ha voluto però cancellare due leggi federali (risalenti agli anni Settanta) in cui le minoranze erano definite in un modo considerato adesso insultante. Da ieri le parole “orientale” e “negro” non hanno diritto di cittadinanza.
FREDDIE GRAY proteste dopo l omicidio di freddie gray a baltimora baltimora scontri dopo la morte di freddie gray 9 FREDDIE GRAY MORTE