GIUSTIZIA ALL'AMERICANA: UNO ASSALTA IL CONGRESSO E SI BECCA SOLO 3 ANNI – LO SCIAMANO PRO-TRUMP JAKE ANGELI È STATO CONDANNATO A 41 MESI DI CARCERE. EPPURE, PER I SEI CAPI DI IMPUTAZIONE, LA SOMMA DELLE ACCUSE AVREBBE DOVUTO PREVEDERE ALMENO 20 ANNI DI GALERA. GLI AVVOCATI DELLO SVALVOLONE SONO RIUSCITI A FAR RIDURRE DRASTICAMENTE LA CONDANNA PER DUE RAGIONI: JAKE NON HA PRECEDENTI PENALI E, NONOSTANTE LE CORNA E L’ARIA DA VERO TRUCE, QUEL GIORNO NON AGGREDÌ NESSUNO… - VIDEO

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Giuseppe Sarcina per il "Corriere della Sera"

 

JAKE ANGELI AL CONGRESSO JAKE ANGELI AL CONGRESSO

Jacob Chansley, lo «Sciamano» a torso nudo, pelliccia e corna da bisonte, è stato condannato a 3 anni e 5 mesi di carcere dal giudice Royce Lamberth nel Tribunale federale di Washington. Jacob, 34 anni, noto anche con lo pseudonimo di Jake Angeli, è diventato uno dei simboli dell'assalto a Capitol Hill. I video e le foto di quei giorni lo ritraggono nell'avanguardia dei vandali che fecero irruzione nel Congresso da una porta laterale, intorno alle 14.15.

 

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Lo «Sciamano», seguace e divulgatore delle teorie cospirative di QAnon, raggiunse urlando l'Aula del Senato, prese posto sul scranno più alto, quello del presidente, e scrisse un messaggio per l'allora vice presidente Mike Pence, «il traditore» che si era rifiutato di rovesciare i risultati elettorali: «È solo questione di tempo. La giustizia sta arrivando».

 

Invece, ieri, mercoledì 17 novembre, la Giustizia, quella vera, gli ha presentato il conto. Chansley doveva rispondere di sei capi di imputazione. Il più grave era «Entrata violenta e turbativa nell'edificio di Capitol Hill». In teoria la somma delle accuse prevede fino a 20 anni di prigione. Ma Jacob, assistito dall'avvocato Albert Watkins, è riuscito a contenere drasticamente la punizione per due motivi. Primo: non ha precedenti penali. Secondo: nonostante l'aspetto truce, le corna e la bandiera con l'asta appuntita, quel giorno non aggredì nessuno.

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La Procura aveva chiesto 51 mesi. Il giudice gliene ha comminati 41, più altri 36 in libertà vigilata, considerando che l'imputato era già dietro le sbarre dal 9 gennaio, più di 10 mesi. È comunque una sentenza dura, in linea con le altre tre pronunciate finora per reati simili commessi il 6 gennaio. Ieri l'icona dei sovversivi trumpiani si è presentata all'udienza finale completamente trasformata. Nessuna traccia dell'esagitato che, dalla sua casa di Phoenix in Arizona, chiamava alla rivolta i «patrioti», li invitava, via Social, «ad impiccare i traditori».

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Ha parlato per mezz' ora, riconoscendo di aver fatto qualcosa «non scusabile». Ha lasciato perdere i riti sciamanici e si è, invece, concentrato su Gesù e Gandhi. Ha citato la storia di redenzione carceraria raccontata nel film Le Ali della Libertà . Il giudice, 78 anni, repubblicano dichiarato, ha prima respinto il tentativo estremo della difesa: «l'imputato è in terribili condizioni mentali; soffre di disturbo schizotipico della personalità, ansia e depressione».

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Poi, rivolgendosi a Jacob, ha concluso così: «le sue parole di oggi sono le più notevoli che abbia mai sentito in 34 anni di servizio; alcune cose mi hanno ricordato i discorsi di Martin Luther King; credo che il suo pentimento sia autentico. Ma il 6 gennaio llei ha bloccato il nostro sistema politico. È orribile e devo condannarla».

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