1 – PONTE GENOVA: BUCCI, INIZIATA LA DEMOLIZIONE
giovanni toti marco bucci ponte morandi
(ANSA) - "La demolizione ha un valore simbolico enorme, ma anche uno reale. E' bello il valore simbolico, ma ricordiamo che si sta iniziando a demolire veramente, come nei piani". Così il sindaco e commissario alla ricostruzione di ponte Morandi, Marco Bucci ha commentato l'inizio della demolizione degli immobili sotto il moncone ovest del Morandi.
I primi abbattimenti avvengono nell'area Amiu, l'azienda municipalizzata per i rifiuti. Due i manufatti da abbattere: l'Ecolegno e la Fabbrica del riciclo, danneggiati dal crollo. Si tratta di lavori necessari a liberare le aree su cui verranno posizionati i mezzi per lo smontaggio del tratto ovest del ponte. L'allestimento del cantiere era partito sabato scorso.
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Dal sindaco arrivano rassicurazioni sulla gestione dei detriti: "Sappiamo dove metterli ma prima dovranno essere visti dai tecnici della Procura che dovranno valutare se conservarli. In caso contrario, abbiamo tante opzioni per lo smaltimento, molti detriti potranno anche essere usati per fare altre cose in queste aree".
2 – PONTE, LA SFIDA DELLA RICOSTRUZIONE INCHIESTA E CASE: IL NODO È A LEVANTE
Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”
I dubbi che oscurano ogni certezza cominciano appena dopo l' uscita di Genova Ovest. La rampa di accesso al ponte Morandi è chiusa da transenne gialle oltre le quali sono stati alzati dei pannelli per nascondere alla vista il moncone di levante, quello più vicino alla città. Ma le enormi pile di cemento armato a V rovesciata che si innalzano dagli ultimi metri di asfalto del viadotto sono impossibili da coprire.
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Sono due, la 10 e la 11. Per chi ha assunto il compito di ricostruire il più in fretta possibile un' opera fondamentale per la città sono macerie da demolire e delle quali disfarsi al più presto. Per chi invece deve trovare le cause e i responsabili di un disastro che ha causato 43 vittime, quelle sono prove, le più importanti. Sono il cuore dell' indagine.
La numero 10 si trova nelle stesse condizioni della 9, crollata lo scorso 14 agosto portando dietro di sé 200 metri di manto stradale, con la stessa esposizione cinquantennale alla salsedine e all' inquinamento, con gli stessi tiranti annegati nel calcestruzzo. La pila 11 è quella «restaurata» nel 1993. I controlli tecnici scoprirono una situazione drammatica.
«Grave stato di ossidazione dei cavi interni di precompressione, numerosi trefoli erano tranciati o fortemente ossidati, con avanzata riduzione della sezione». Venne chiamato un collaboratore di Morandi, che costruì tiranti esterni, ricoperti di gomma, il dettaglio più visibile a chi passa in autostrada. Il motivo per cui 25 anni fa si sia deciso l' intervento su un solo pilone è un altro dei misteri di questa vicenda.
C' è un conflitto di interessi ineludibile tra Marco Bucci, sindaco nonché commissario governativo alla ricostruzione, e la Procura di Genova. Lavorano sullo stesso manufatto, ma hanno tempi ed esigenze ben diverse, quasi divergenti tra loro. L' intesa cordiale sul lato di ponente del ponte, con il parziale dissequestro dell' area concesso lo scorso 17 dicembre quasi in concomitanza con l' inizio dei lavori per l' apertura del cantiere che si occuperà della demolizione, è uno specchietto per le allodole, così come lo è l' intero moncone ovest, molto meno importante a livello probatorio, in quanto colpito da un crollo avvenuto dall' altra parte. Sopra, non ci sono le pile. E sotto non ci sono case, ma capannoni disabitati, alcuni dei quali persino di proprietà del Comune. E non ci sono neppure i vitali collegamenti con le autostrade, a cominciare da quello della A7 verso Milano.
Le sorti del nuovo ponte e del suo ambizioso cronoprogramma si giocheranno a levante. Così come quelle dell' inchiesta giudiziaria. Il giudice per le indagini preliminari ha aggiornato le parti al prossimo 8 febbraio. Quel giorno, Bucci dovrà presentare un piano di demolizione più dettagliato e aggiornato, magari escludendo l' uso degli esplosivi, che se è il modo più veloce per tirare giù tutto, risulta essere anche il più invasivo per quella che comunque rimane una scena del crimine, e potrebbe contaminare reperti, far sparire eventuali prove. Ma il Gip ha dato appuntamento a magistrati e avvocati difensori degli indagati per fissare nuovi accertamenti, che sfoceranno quasi sicuramente in nuove perizie di parte e non solo.
Le prime ad essere effettuate hanno avuto una durata di tre mesi, dall' assegnazione dell' incarico alla consegna della relazione. E qui cominciano, anzi proseguono i problemi. Nel decreto di affidamento dell' appalto alla cordata PerGenova è scritto che i lavori «di risoluzione delle interferenze e di spostamento dei sottoservizi» cominceranno il primo febbraio del 2019. Non si tratta solo di trovare una quadra insieme alla Procura.
Gli esperti della struttura commissariale considerano un vero incubo il lato di levante. Per la scelta che dovrà essere presa sulla demolizione delle case sottostanti, nella zona rossa, per le modalità dell' abbattimento dei resti del Morandi, che avranno tempi almeno doppi rispetto all' altra parte, ma questa è già una previsione ottimistica.
PONTE MORANDI FOTO PELLIZZA FLICKR
Poi verrà la ricostruzione. E tutto diventerà ancora più complicato. Su quel lato scorrono le vie finora riaperte, le uniche che collegano i quartieri di Certosa e Bolzaneto al resto della città. L' apertura del cantiere avrà conseguenze importanti sulla viabilità. L' abbattimento delle due pile restanti creerà nuovi ostacoli e nuove macerie. La richiesta fatta al consorzio vincitore dell' appalto è di avere il minor impatto possibile, ma questo potrebbe andare a discapito dei tempi.
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Marco Bucci sa bene che «entro il mese di dicembre 2019» non ci sarà nessuna inaugurazione e confida piuttosto sul fatto che per quella data la lavorazione sia avanzata, in modo che i genovesi possano rendersene conto. Ma per essere visibile, un ponte deve essere costruito su entrambi i lati.