Francesco Olivo per “il Venerdì - la Repubblica”
Ibiza. Tutto il mondo è paese (corrotto). Sbarcando tra queste meraviglie naturali e follie umane, si potrebbe pensare che Ibiza non faccia parte del nostro mondo, fatto di tangenti, favori e ricatti. Ma certi sistemi arrivano anche qui: «Vuoi i permessi? Paga». È successo a tanti, persino a Ricardo Urgell, 78 anni, considerato il dio delle discoteche, avendo fondato il Pacha, piccola discoteca di Sitges divenuta un impero del divertimento, con 85 sedi in tutto il mondo e un business incalcolabile.
La sua capitale è, quasi da sempre, Ibiza, e proprio nell’isola delle Baleari qualcuno gli avrebbe chiesto tangenti milionarie per ampliare la storica discoteca. Lui non ha pagato, anzi, ha raccontato tutto ai giornali e poi anche ai magistrati. Una bomba.
Urgell ha fatto scoppiare il caso buttando là una frase in una lunga intervista al Periódico de Ibiza: «Nel 2011 volevo ingrandire il Pacha, il progetto era pronto. Ma prima dell’approvazione definitiva, vengono da me due signori che mi chiedono due milioni di euro».
Il giornalista non chiede nulla di più, ma quelle due righe fanno esplodere lo scandalo. Qualche giorno dopo, è il quotidiano concorrente El Diario de Ibiza ad approfondire: a chiedere i soldi sarebbe stato un avvocato, con un messaggio esplicito: «Sono amico del Comune, se mi assegni consulenze non avrai problemi».
Ascoltata la richiesta, il fondatore del Pacha si prende qualche giorno, poi va dall’allora sindaco, Marienna Sánchez-Jáuregui, e va dritto al punto: «Questo avvocato dice che lo hai mandato tu, gli devo credere?».
La ex prima cittadina di Ibiza cade dalle nuvole: «Sarà un millantatore». L’imprenditore a quel punto chiama l’avvocato e rifiuta l’offerta: «La consulenza me la faccio da solo». I lavori del suo locale, però, non vengono autorizzati. Anni di attesa e poi la rinuncia: «Non me lo fanno fare». Dalla denuncia è nata un’inchiesta, e ai magistrati di Ibiza Urgell ha confermato tutto.