Estratto dell’articolo di Benedetta Perilli per “la Repubblica”
Cresta, bermuda, t-shirt e tatuaggi con simboli anarchici, quando nel 2020 il 31enne Dani di Maiorca arriva a Barcellona nessuno sospetta della sua identità. Ha pochi soldi, lavora come installatore di impianti di areazione, cerca una palestra economica e inizia a frequentare quella del centro sociale occupato Cinètika.
Ha posizioni politiche antisistema, segue i movimenti sociali, ama fare nuove amicizie, in particolare con le donne. Grazie a loro riuscirà a entrare e a operare negli ambienti indipendentisti catalani. Resterà a Barcellona fino al 2022 quando racconterà di doversi trasferire in Danimarca.
Dani in verità è un agente della Policía Nacional infiltrato negli ambienti anarchici. Lo ha scoperto il giornale vicino ai movimenti sociali Directa in un’inchiesta pubblicata un mese fa.
E allo stesso modo ne sono venute a conoscenza cinque delle otto militanti che lo hanno frequentato — alcune scelte sulla app per incontri OkCupid in base alle posizioni politiche dichiarate nella bio — durante il periodo sotto copertura. «A letto con il nemico», scrivono ora i blog anarchici accusando lo Stato di essere disposto persino a sfruttare il corpo della donna nella “sporca lotta” contro gli antagonisti.
dani di maiorca sui giornali spagnoli
Così la vicenda si polarizza: da un lato quella che viene presentata come una questione di sicurezza nazionale; dall’altro quella che viene percepita come una violenza di genere. Le cinque attiviste si rivolgono al centro per i diritti umani Iridia e al sindacato Cgt attraverso i quali depositano una denuncia per abuso, delitto contro l’integrità morale, rivelazione di segreti e privazione dell’esercizio dei diritti fondamentali.
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