1 - PIÙ CASI TRA GLI ANZIANI VERSO LA TERZA DOSE ANCHE PER GLI UNDER 60
Fabio Savelli per il "Corriere della Sera"
Quattro curve chiave. Divise per fasce anagrafiche. Sono contenute nell'ultimo rapporto dell'Istituto superiore di Sanità. Calcolano l'incidenza tra la popolazione vaccinata di nuovi casi Covid-19. Alla base dell'andamento c'è la variabile tempo. Registra i nuovi contagi solo tra i coperti con due dosi di vaccino a mRna (Pfizer e Moderna), considerando i giorni trascorsi dalla seconda.
Tra gli over 80 sta già salendo la percentuale di contagi tra i vaccinati ad oltre 180 giorni dal richiamo. Lo stesso sta avvenendo, anche se in maniera più lieve, tra chi ha tra i 60 e i 79 anni. Tra i 40-59enni e gli under 40 la curva è invece stazionaria: non c'è alcuna impennata. Ciò segnala come, al momento, non ci sia bisogno di una terza dose generalizzata. Non ci sono «evidenze scientifiche» per contemplarla.
Questi andamenti però sono soggetti a una naturale evoluzione. E quello che vale oggi potrebbe non valere tra qualche mese. Per gli under 60 c'è da considerare che il completamento del ciclo vaccinale è avvenuto - per la priorità assegnata ad altre categorie - solo a partire dalla metà di luglio.
Dunque questi andamenti andranno valutati da gennaio quando è presumibile che si possa verificare una leggera risalita dei contagi anche tra i più giovani già vaccinati. Non risultano invece contemplati i soggetti under 60 con comorbidità che avevano una corsia preferenziale nella prima fase. Tra loro chi ha patologie respiratorie, cardiocircolatorie, neurologiche.
Molti hanno avuto le due dosi tra maggio e giugno, quindi rischiano di essere «scoperti» in anticipo rispetto a tutti gli altri. Quello che però occorre rilevare è lo scostamento temporale necessario tra le misure di salute pubblica, come lo sarebbe l'estensione generalizzata della terza dose a tutta la popolazione, e l'andamento della curva epidemiologica. Fonti del ministero della Salute rilevano che il «booster», il richiamo per tutti, potrebbe essere deciso in «chiave preventiva».
LA TERZA DOSE DEL VACCINO ANTI-COVID
Il ragionamento è semplice: occorre sterilizzare in anticipo una possibile recrudescenza della pandemia nei mesi invernali, seppur probabilmente meno impattante sul sistema sanitario perché due dosi di vaccino proteggono in maniera efficace da ospedalizzazioni e decessi anche oltre i sei mesi canonici.
Per raggiungere questo obiettivo potrebbe diventare necessario programmare il tutto per tempo tra la fine dell'anno e l'inizio di quello nuovo. La decisione però porta con sé considerazioni di carattere organizzativo e politico. La fase emergenziale dovrebbe chiudersi, al netto di una possibile proroga, il 31 dicembre.
Oltre quella data dovrebbe tornare la gestione ordinaria e con sé la fine del periodo commissariale con cui il generale Francesco Figliuolo (e prima di lui Domenico Arcuri) ha calibrato la campagna vaccinale. A quel punto come si dovrebbe eventualmente strutturare una campagna di terze dosi che coinvolgerà oltre 45 milioni di persone?
Il modello della logistica militare ha funzionato grazie al sistema degli hub e alla capillarità degli approvvigionamenti garantiti senza soluzione di continuità. Saranno coinvolti solo i medici di base nonostante le carenze della medicina territoriale?
Filtra negli ambienti governativi l'ipotesi che la struttura commissariale possa confluire in una nuova autorità nazionale di coordinamento alle dipendenze di Palazzo Chigi. Sarebbe la propaggine nazionale di Hera, la neonata agenzia europea per la risposta alle emergenze sanitarie.
2 - RICCIARDI: «IL RICHIAMO SUBITO A CHI HA AVUTO IL VACCINO J&J» PER L'EMA MEGLIO L'ETEROLOGA
Mauro Evangelisti per "il Messaggero"
«Sono convinto che andremo a somministrare la terza dose a tutte le fasce di popolazione. Dopo sei mesi dalla seconda per chi è stato immunizzato con vaccini mRna, dopo due mesi per chi è stato protetto con un'unica iniezione di Johnson&Johnson, almeno questa è l'indicazione di Fda, l'agenzia americana».
Il professor Walter Ricciardi, consigliere del Ministero della Salute, guarda con attenzione ai possibili nuovi sviluppi della pandemia. Il numero dei casi positivi sta aumentando anche nel nostro Paese (ieri 3.794, il 40 per cento in più di una settimana prima, con 36 decessi), ma è soprattutto l'effetto dell'incremento dei test per l'applicazione dell'obbligo del Green pass (ieri 574.671), visto che il tasso di positività resta ampiamente sotto l'1 per cento.
NESSUNA SORPRESA
Ricciardi: «Non ci deve sorprendere l'aumento dei casi, anche perché c'è un incremento dei test. Inoltre, c'è ancora una fetta di persone non vaccinate e questo è un virus estremamente contagioso che infetta soprattutto persone suscettibili e non protette. Se non scalfiamo questo zoccolo duro, i casi con la stagione fredda aumenteranno.
Ma non a un punto tale da compromettere la situazione collettiva: sarà più un problema personale, individuale che sociale. Ci sarà anche un incremento dei ricoveri, ma non tale da mettere in crisi gli ospedali».
Resta però l'urgenza, secondo Ricciardi, di accelerare con le terzi dosi, anche tenendo conto dell'esperienza di Israele. Su questo ieri si è espressa anche l'Ema, l'agenzia del farmaco europea. La vaccinazione eterologa contro Covid-19 è efficace, più di quella omologa. Significa che somministrare le due o le tre dosi con vaccini differenti si sta rivelando maggiormente efficace.
«Stiamo vedendo risultati promettenti - ha spiegato Marco Cavaleri, responsabile Vaccini e Prodotti terapeutici per Covid-19 - da studi che confermano una risposta immunitaria più forte quando il vaccino anti-Covid somministrato come seconda o terza dose è diverso dal vaccino ricevuto inizialmente. Continuiamo a raccogliere e analizzare i dati sulla vaccinazione eterologa».
DOPO SEI MESI
L'Ema, ieri in conferenza stampa, ha anche dato altre notizie: «Nelle prossime settimane riceveremo i dati sul booster del vaccino monodose anti-Covid Johnson & Johnson, 6 mesi dopo la prima dose» (ma in America invece si punta a una somministrazione più ravvicinata, dopo due mesi).
Ancora: con Curevac, un'altra compagnia farmaceutica impegnata nello studio dei vaccini anti Covid, Ema sta collaborando per la realizzazione di un prodotto di seconda generazione (dunque più efficace anche contro le varianti).
LA TERAPIA
Infine, si avvicina l'autorizzazione del farmaco contro il Covid di Merck & Co. Inc. Ha detto Cavaleri: comincerà «la prossima settimana» la valutazione del farmaco antivirale orale Molnupiravir che ha mostrato di ridurre di circa il 50 per cento il rischio di ricovero e morte. «Ciò che dobbiamo capire - osserva il professor Ricciardi - è che contro questo virus così contagioso e aggressivo dobbiamo utilizzare tutte le armi a disposizione.
L'Italia ha vaccinato molto, così come Portogallo e Danimarca, e continua a essere prudente, anche con l'aiuto del Green pass obbligatorio. Al contrario i paesi dell'Est Europa e la Russia sono in una fase drammatica della pandemia, perché la vaccinazione è ferma».
LA CRISI BRITANNICA
E il Regno Unito? «Sta andando verso il baratro perché ha abbandonato ogni forma di precauzione. Il sistema sanitario britannico è già in sofferenza, ma presto sarà in seria difficoltà per l'aumento dei casi di Covid e per l'epidemia influenzale.
C'è ancora una quota di non vaccinati in Gran Bretagna e, soprattutto, vanno usate tutte le armi, dunque anche le misure di precauzione. Presto la situazione sarà gravissima». Mascherine, distanziamento e Green pass nel Regno Unito sono inesistenti. «Il governo britannico sta sbagliando tutto, ma preoccupa anche la superficialità della popolazione che non si protegge, me lo lasci dire: ormai si è assuefatta alla pandemia e ai 200 morti al giorno».