Alberto Custodero per “la Repubblica”
Settemilatrecento migranti a bordo di 51 imbarcazioni sono sbarcati tra venerdì e domenica sulle coste italiane. Le imbarcazioni della Guardia Costiera non sono riuscite a salvarli tutti, un gommone era sgonfio a metà, e i 61 sopravvissuti hanno riferito che 80 di loro sono annegati. Tra i migranti sbarcati ci sono anche 20 donne in gravidanza, di cui 11 con minacce di aborto: sono state trasferite d' urgenza in ospedale subito dopo lo sbarco a Pozzallo. In ospedale anche 9 uomini vittime della violenza degli scafisti, con ferite da armi da taglio e bastoni.
Non è uno sbarco record, nel weekend pasquale ne erano arrivati circa novemila. Ma è tornata l' emergenza sbarchi con cadenza settimanale. La tregua è finita: i nuovi massicci arrivi stanno mettendo in crisi i soccorsi in mare, e poi l' accoglienza a terra. C'è chi si chiede se l' aumento degli sbarchi rispetto all' anno scorso (al 5 maggio 37mila contro 27mila) sia in qualche modo collegato alla situazione politica libica. E alle relazioni diplomatiche Italia-Libia.
Chi sta arrivando, osservano al Viminale, si trovava già da tempo sulle coste nella zona di Misurata in attesa di partire. Si tratta di una massa di persone censita anche dall' osservatorio di Frontex. Il ministro dell' Interno Marco Minniti sta lavorando su un doppio fronte per tentare di governare i flussi di migranti. Da una parte favorendo la stabilizzazione del governo libico. E in questa logica va inquadrato l' incontro ad Abu Dhabi nei giorni scorsi tra il premier libico Fayez al-Serraj e il generale Khalifa Haftar, i leader delle due principali fazioni in cui è divisa la Libia.
Dall' altro (ma con obiettivi più a lungo termine) il Viminale sta premendo affinché siano rinforzati i confini a sud della Libia per evitare che arrivino sulle coste altre decine di migliaia di persone.
L'Alto commissari per i rifugiati, Filippo Grandi, lancia l' allarme. «Questi arrivi massicci e il fatto che più di 1.200 persone siano morte nel tentativo di raggiungere l' Europa dall' inizio dell' anno dimostrano come il salvataggio in mare sia ora più cruciale che mai».
Tra le cause dei naufragi, spiega Grandi, «il crescente numero di persone (fino a 150) che vengono fatte salire sulle barche, e la scarsissima qualità degli stessi natanti, quasi sempre di gomma piuttosto che di legno». Grandi denuncia poi il dilagare della violenza sui barconi, come dimostra l' uccisione a sangue freddo di un 21enne che non aveva voluto dare il suo cappellino da baseball ad un trafficante.
«Gli sforzi della Guardia Costiera italiana, in coordinamento con Frontex, e delle Ong - aggiunge l' Alto Commissario - sono notevoli. Nel 2016, le Ong hanno salvato più di 46.000 persone nel Mediterraneo. Tale tendenza continua, raggiungendo il 33% dall' inizio dell' anno».
La pensa diversamente la presidente del comitato Schengen della Camera, Laura Ravetto. La deputata di Fi chiede che «sia interrotto il cordone umanitario in mare non autorizzato rappresentato dalle Ong che chiamano solo la Guardia Costiera italiana. E che sia istituito sotto l' egida internazionale un cordone umanitario aereo per fare arrivare in Italia solo i profughi, come mamme e bambini siriani, e non migranti economici».