Estratto dell’articolo di Elisa Sola per “La Repubblica”
Le ispezioni non erano solo la routine del suo lavoro. Le faceva anche in casa. Per controllare la moglie, un vigile finito ora a processo per maltrattamenti a Torino si sarebbe ridotto a cronometrare per quanti minuti lei stesse sotto la doccia.
«Se erano più di cinque dovevo sciacquarmi con l’acqua fredda», è uno dei dettagli della denuncia del 2020 di lei, funzionaria di un ente pubblico. Il supplizio di ogni sera, per la ex moglie dell’imputato, era la conta degli scontrini. Due caffè al giorno, il massimo consentito da lui. Quaranta euro alla settimana il budget da non sforare. Eppure la dirigente, laureata con un master, guadagnava ben più di lui. Per anni la donna avrebbe subito la manipolazione del compagno che voleva comandarla controllando ogni aspetto della sua vita. A partire dal conto corrente, secondo la tesi della pm Lisa Bergamasco.
«Tornavo a casa dal lavoro con l’ansia — raccontava la donna — dopo il controllo del portafoglio iniziava quello del cellulare. Mi ha spintonata, buttata a terra. Diceva che non valevo niente, che ero brutta. Ero così succube che anziché rispondergli, gli chiedevo i soldi per andare dal parrucchiere. Non me li dava».
I maltrattamenti si sarebbero intensificati nella fase in cui la donna stava facendo carriera. «Davanti a mia figlia mi diceva: “Non sei una brava madre. Non sei mai a casa. Devi farle tu le pulizie, non la colf”. E alla bambina gridava: “Non giocare con mamma, non pensa a te”». […]