Una sentenza del tribunale del lavoro di Firenze ha disposto il reintegro di un operaio pratese, dipendente di un'azienda di abbigliamento del Fiorentino, licenziato un anno fa per aver offeso l'azienda in una chat whatsapp con i colleghi.
L'operaio era contrariato dalla promozione di altri suoi colleghi e aveva quindi inviato un messaggio vocale in una chat che raggruppava alcuni di essi lamentandosi per le scelte aziendali. Assistito legalmente dalla Femca Cisl di Firenze e Prato - che ha diffuso la notizia - il dipendente si era visto convocare e licenziare perché il messaggio vocale era stato inviato da uno degli utenti della chat ai vertici aziendali.
L'operaio dovrà ora decidere se accettare il reintegro in azienda. "Questa sentenza ha un valore straordinario perché sancisce il diritto alla privacy e disconnessione del lavoratore in un mondo del lavoro sempre più connesso", spiega Mirko Zacchei, segretario della Femca Cisl di Prato. L'azienda, secondo quanto riferiscono gli avvocati dell'operaio, ha annunciato di voler ricorrere in appello.