Flavia Amabile per “La Stampa”
«Un viaggio sicuro parte anche da te. Fai attenzione ai borseggiatori». Ci pensano già le biglietterie automatiche ad avvertire i turisti che la stazione Termini non è un posto tranquillo. Il messaggio scorre sullo schermo e viene ripetuto da una voce registrata. In inglese, francese, tedesco, spagnolo, cinese e arabo.
Le biglietterie hanno messo in guardia anche la ragazza israeliana accoltellata la sera del 31 dicembre mentre acquistava il biglietto per Fiumicino. Ma nel suo caso il pericolo era diverso. «Adesso che faranno? Scriveranno attenti a chi ha un coltello in mano?».
Luca Trotta è arrivato dalla Puglia il 31 dicembre, il giorno in cui Aleksander Mateusz Chomiak ha accoltellato la turista. È fermo come lei davanti alle biglietterie e si guarda intorno mentre digita la stazione di partenza, quella di arrivo e inserisce il bancomat.
Lancia un'occhiata alla fidanzata, alle valigie, e prosegue l'operazione. «Paura? No, faccio sempre così, i problemi ci sono ovunque. Certo, se penso che poche ore prima dell'aggressione abbiamo attraversato la hall della stazione, mi fa impressione. Ma è meglio non pensarci, altrimenti non si vive più».
Sono 980 gli arresti effettuati dalla polizia ferroviaria nel 2022 nelle stazioni italiane, 336 le armi sequestrate e 11.843 i servizi antiborseggio effettuati. Le stazioni sono luoghi dove degrado e criminalità vanno di pari passo.
Tre giorni dopo la serata di violenza folle, alla stazione Termini si vedono poliziotti in divisa, agenti in borghese, in tenuta antisommossa, con i cani antidroga. Passano oltre la signora Rosa e al suo castello di cartoni, buste, passeggini pencolanti, oggetti privi di forma recuperati qui e là. Superano anche Biagio, la barba lunga, i capelli spettinati, immerso nella lettura di un romanzo fantasy.
E Antonio e Rosaria, la coppia di apolidi che da anni vive nello scalo romano. E Carmela, che i capelli non li ha più e nemmeno una residenza. Si è scelta un angolo di via Giolitti dove trascorre le sue giornate in compagnia di un enorme Pisolo di stoffa imbottita appoggiato sull'immancabile fortezza di cartoni.
il senzatetto polacco che avrebbe accoltellato la turista israeliana 4
«Abbiamo avuto ieri un incontro con le forze dell'ordine - spiega Alessandro Radicchi, fondatore di Binario 95, da vent' anni il punto di riferimento dei senzatetto della zona -. Ci hanno chiesto di indicare chi poteva rimanere, i senzatetto che noi conosciamo e non sono pericolosi». Biagio, Antonio, Rosaria e gli altri sono nelle loro case nelle strade intorno alla stazione. Gli altri sono stati allontanati e chi passa da quelle parti con idee strane in questi giorni sa di rischiare molto.
«Quando si va a Termini o nelle strade vicine bisogna tenere gli occhi aperti e sapere che il diavolo veste Prada - avverte Alessandro Radicchi -. È più probabile che a rappresentare un pericolo sia chi indossa un giubbotto elegante». Intorno alla stazione quasi ogni notte scoppia una rissa o una lite. A dicembre un uomo senza fissa dimora ha colpito con un pugno un ambulante del Bangladesh e ha provato a sottrargli la merce. È stato arrestato.
Un mese e mezzo fa, in pieno pomeriggio, in via Marsala un polacco ha colpito un romeno alla testa con una bottiglia e in tasca aveva una pinza dalla punta acuminata. Ad agosto, verso mezzanotte, un gruppo di nordafricani ha scatenato una rissa con calci, pugni e anche un carabiniere ferito lievemente. Durante i controlli eseguiti soltanto nella giornata di ieri intorno allo scalo sono stati denunciati cinque stranieri a piede libero.
«I pericoli non sono dentro la stazione ma fuori - racconta Manuela, cassiera della libreria Borri Books -. Finché siamo all'interno sappiamo di avere 1.200 telecamere che controllano ogni movimento e noi commercianti abbiamo anche un dispositivo con un pulsante che ci permette di lanciare l'allarme direttamente alle forze dell'ordine in caso di problemi, ma la sera quando esco per andare a prendere l'auto non sono per nulla tranquilla».
Ancora meno tranquilli sono passeggeri e commercianti della stazione Tiburtina. «Sono qui da un anno e mezzo - racconta Pio Zazza che gestisce il negozio Cotton Silk -. No, non mi sento per niente sicuro. La polizia, se può, si gira dall'altra parte. Lo hanno fatto con me quando ho denunciato che fuori dal negozio un uomo aveva provato a vendermi un cellulare rubato. E poi ho visto ragazzine terrorizzate, persone scippate, gente che è entrata qui dentro per rubare o per provare a truffarmi. Il dispositivo per lanciare l'allarme? Lo abbiamo anche noi commercianti della stazione Tiburtina ma serve a poco. Prima che arrivino le forze dell'ordine i ladri hanno tutto il tempo di fuggire indisturbati».
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